L’aspettativa era enorme e la risposta c’è stata. Altrettanto forte. Si trattava del primo sciopero generale del comparto elettrico. Una iniziativa clamorosa, quella di oggi, se si tiene conto che l’energia elettrica è come l’aria che si respira. Si dà per scontata, ma diventa vitale, se manca. E questo servizio finora, come sempre, è stato garantito da migliaia di lavoratori che anche a prezzo di rischi ed enormi sacrifici personali, pure nell’attuale emergenza pandemica, si sono impegnati per il bene di tutti.
Lo sciopero di 4 ore dei dipendenti di E-Distribuzione, indetto dalle segreterie nazionali di Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec, è stato un successo: nel momento in cui scriviamo, ben oltre il 90% di partecipazione. E a tali numeri mancano ancora i dati dei lavoratori in smartworking.
Salvatore Mancuso, segretario generale della Flaei-Cisl, ha più di una ragione per rallegrarsi. Ha lanciato un appello alla classe politica (“Governo ascolti e tuteli gli eroi della rete. Qui si decide il futuro energetico del paese”), e alla luce dei risultati, dei numeri ottenuti, dichiara: “La grande adesione dei dipendenti significa che lo sciopero è stato ben compreso nella sua importanza”. E dopo l’appello al governo, anche un appello dovuto e obbligato all’Enel: “Stop alle esternalizzazioni, nuove assunzioni e nuove relazioni sindacali”.
“Lavoratori, lavoratrici, uomini, donne, impiegati, tecnici, giovani e non, hanno lanciato un messaggio chiaro – si legge in una nota congiunta delle organizzazioni sindacali – e inequivocabile, contro le ipotesi circolate in azienda, relativamente alle future scelte strategiche”. E se ci fosse ancora un muro, se non ci saranno fatti concreti, da parte di Enel, saremo pronti “a continuare questo cammino, con un’ulteriore fase di mobilitazione, per salvaguardare un servizio pubblico essenziale per il paese”.