Vaccini. Gli italiani non vogliono AstraZeneca? Non sono No-Vax ma europeisti

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La domanda che in tutti i panel si fanno da giorni è come affrontare la disaffezione degli italiani, specialmente al Sud, nei confronti di AstraZeneca (in attesa dell’arrivo delle nuove dosi di Pfizer), rischiando di vanificare la seconda somministrazione del vaccino. E rischiando di sbollire, contraddire, gli annunci altisonanti del Generale Figliuolo.

Premettendo, che da oltre un anno assistiamo alla stessa trasmissione tv (il conto dei morti e il conto dei vaccinati), le risposte sono tante, a seconda se l’interlocutore è politico, studioso, giornalista o un “Solone in camice bianco” (virologi, epidemiologi, medici, virologi, sono ormai, le vere nuove star mediatiche, degli autentici sacerdoti laici).
C’è chi propone lo spostamento delle dosi di AstraZeneca al Nord, dove geneticamente sono più “ligi” e “rispettosi”; c’è chi pensa di premiare chi si reca senza prenotazione, c’è chi considera la reazione e le perplessità un segno di ignoranza o di militanza No-Vax e chi, come il professor Bassetti, lamenta la mancanza di una uniformità di comunicazione e di una centralizzazione statale delle informazioni. Tradotto, in mano a loro.

In linea teorica sarei d’accordo col professore, se non fosse per un piccolo particolare: grazie alle evidenti contraddizioni dei “Soloni in camice bianco” e all’impegno di pochi esperti controcorrente, vessati e massacrati dal pensiero unico, siamo riusciti a perforare le maglie di versioni dall’alto, nient’affatto lineari e corrette. E a capirci di più.

E tra i “paranoici della paura”, subito allineati alla psicosi di massa che ha generato la corsa isterica e religiosa al vaccino (ignorando i princìpi basilari della democrazia, che sono libertà di informazione e libertà di scelta), tra i “cafoni della libertà”, incapaci di sottostare a qualsiasi regola, il numero degli scettici e dei dubbiosi è salito. E non solo in Italia.

Cerco di rispondere. Basta mettere insieme i pezzi della cronaca.
Le responsabilità della disaffezione generalizzata vanno equamente spartite tra Bruxelles e Big Pharma. Dati e numeri, c’è un’ovvia collusione lobbistica tra le due realtà, altrimenti non si spiegano i contratti stipulati con le case farmaceutiche, così a senso unico, quasi autolesionistici, a sfavore della Ue (la mancanza di penalità, la parola stima al posto dei numeri precisi delle somministrazioni, il criterio delle distribuzioni trimestrale e non settimanale etc).

La Ue ora se la prende esclusivamente con AstraZeneca? Quindi, i cosiddetti No-Vax italiani sono in linea con lei, sono europeisti, non ignoranti, o sovranisti. Ma come, chi ha sottoscritto i contratti con la casa anglo-svedese? Chi ha deciso il minor prezzo dei vaccini, a differenza di altri paesi come Inghilterra, Usa e Israele che li hanno acquistati al prezzo più alto, diventando dei privilegiati nella corsa all’inoculazione? A proposito, qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Trump, vessato, demonizzato e ridicolizzato. Gli americani sono partiti a razzo in virtù dei suoi finanziamenti a pioggia alla sanità. Per non parlare di Johnson, un altro che si sta guadagnando i galloni di grande leader. E le ultime elezioni lo hanno confermato.

Come si spiega, la recente scelta di Bruxelles di preferire Pfizer e Moderna, i due vaccini che intervengono direttamente sulle cellule (vedremo in futuro gli eventuali danni), su Johnson £ Johnson e AstraZeneca che hanno un impianto classico? Solo punizione per i ritardi o geopolitica?

Non a caso, a qualche ora dall’annuncio di Biden, il nuovo simbolo dell’umanitarismo liberal e radical, circa la liberalizzazione dei brevetti, apprezzato pure dal nostro premier Draghi, la Ue ha detto che a giugno non rinnoverà il contratto con AstraZeneca, rifinanziando Pfizer.
E tanto per complicare ulteriormente le cose, Ema e Aifa sono in disaccordo. La prima Agenzia promuove tutti col solito teorema che i benefici sono superiori ai rischi; l’Aifa, invece, ha rovesciato le “simpatie”.
L’Europa e noi, ci siamo concentrati troppo sulle 40 trombosi continentali, tentando solo di limitare i danni, obbligando AstraZeneca ad andare sui sessantenni e a cambiare il bugiardino. L’Aifa, al contrario, ha ricordato che in Italia, in un anno ci sono stati 100 morti dopo la somministrazione di vaccini (sicuramente a livello ufficiale, non sarà mai provata la famosa correlazione); ma oltre 70 sono da attribuirsi a Pfizer, 12 ad AstraZeneca e 12 a Moderna.
A questo punto, i dubbi dei meridionali sono giustificati. Meditate gente, meditate.

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