Referendum. Aula deserta. Il Ddl eutanasia farà la stessa fine del Ddl Zan?

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Tira un’aria tetra, plumbea, sui cosiddetti diritti civili, in realtà non perché manchi il sole, pur essendo inverno, ma perché si tratta di ricette di morte spacciate per ricette di vita e di amore per il genere umano.

Ma tant’è, siamo in epoca di valori rovesciati: il bene diventa male, il male diventa bene. E attenzione, il male peggiore non è quello che si identifica, che si riconosce facilmente, ma un bene deviato. Ossia, la strategia che da decenni i radicali adottano (il modello-Tortora), strumentalizzando un episodio di cronaca che colpisce i sentimenti, l’immaginario collettivo, per arrivare all’obiettivo di mutare i paradigmi ideologici della realtà, della verità e della natura.
Lo hanno fatto sempre: col buonismo che è l’apripista del laicismo che ha portato e porta a legalizzare tutto, dall’aborto, alla droga, fino all’eutanasia.

Ma grazie a Dio, da un po’ alla moda del tempo sembra dire male. Per due ragioni, il governo Draghi, essendo un esecutivo di tregua, finalizzato alla gestione dell’emergenza pandemica ed economica, non considera centrali le battaglie “radicali”. Che sono diventate la bandiera solo di certa sinistra e non di tutta l’Italia. E poi, perché la politica sta conoscendo un’altra fase, a partire dalle giravolte o dalla reazione di chi prima dormiva, temeva la reazione o la censura del pensiero unico, come Iv, o i cattolici dentro il Pd etc, che si sono aggiunti al “fronte antropologico” (Lega e Fdi), e con molti, troppi, distinguo, Fi.

Per il centro-destra è il primato della ragionevolezza e del buon senso, per Pd, Leu e grillini, di puro e inaccettabile tradimento (quello di Renzi e dei catto-dem).
Ai sacerdoti del laicismo e del culto Lgbt, è andata male col Ddl Zan, e rischia di andare peggio con l’eutanasia. Ieri per la discussione del fine vita (già la neo-lingua è evidente: si scrive fine vita, si legge morte), l’aula della Camera era semivuota. Comprensibile la delusione di Cappato: “E’ un danno che il Parlamento infligge a sé stesso”. Messaggio che sottintende l’obbligo di svolta laicista. Il suo timore che i tempi per la discussione e approvazione del testo non saranno brevi. Sulla stessa lunghezza d’onda, ovviamente il presidente Fico: “Siamo in colpevole ritardo”.
Il fronte antropologico (cattolici e laici), invece, gongola. “Faremo fare al Ddl sull’eutanasia la stessa fine del Ddl Zan, ha tuonato sicuro Mario Adinolfi (in foto), leader del Popolo della Famiglia.

Anche perché, lui sostiene e a ragione, che Cappato abbia ingannato chi ha firmato per il suo referendum. La tesi di Adinolfi è chiara: “Cappato ha spacciato l’omicidio di consenziente per eutanasia”. E poi, si abroga una legge che c’è, non che non c’è (appunto l’eutanasia).

Ma vediamo cosa c’è scritto nel quesito referendario. Ecco il tema: il referendum vuole abrogare “parzialmente” la norma del codice penale che impedisce l’introduzione dell’eutanasia legale in Italia. Quindi, stiamo parlando di una cosa differente. Dell’omicidio del consenziente che da noi è un altro reato previsto per punire l’eutanasia. Se il referendum venisse approvato l’eutanasia attiva sarà consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”. Resterà punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.

L’ordinamento attuale vieta l’eutanasia attiva sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta (articolo 579 del codice penale, omicidio del consenziente), sia nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco eutanasico che viene assunto in modo autonomo dalla persona (articolo 580 del codice penale, istigazione e aiuto al suicidio), fatte salve le scriminanti procedurali introdotte dalla Consulta con la sentenza Cappato.
Forme di eutanasia passiva praticata in forma omissiva, astenendosi dall’intervenire per mantenere in vita il paziente sofferente, sono già considerate penalmente lecite soprattutto quando l’interruzione delle cure ha come scopo di evitare il cosiddetto “accanimento terapeutico”.
In soldoni, la strada di Cappato non è affatto cristallina e facile. Ma in molti l’hanno capito. La verità è semplice, la bugia (ideologica) è complessa.

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