Quante volte in questi anni abbiamo sentito ripetere come un mantra che era necessario limitare la circolazione del denaro contante? Che in questo modo si sarebbe messo un freno all’evasione? Che fosse necessario il tracciamento di ogni operazione finanziaria per scongiurare truffe e raggiri? E chi difendeva invece il diritto dei cittadini di poter disporre liberamente dei propri soldi senza essere spiato e tracciato, non è stato sempre etichettato come un difensore degli evasori?
Adesso una critica al tentativo di limitare la circolazione dei contanti arriva dalla Civiltà Cattolica, la rivista della Compagnia di Gesù (ovvero l’ordine religioso da cui proviene Papa Francesco) e diretta da padre Antonio Spadaro, ovvero una delle persone più vicine al pontefice. La rivista dei gesuiti ospita infatti in intervento dell’economista francese Etienne Perrot che evidenzia come la limitazione dei contanti non abbia soltanto dei vantaggi ma anche tante controindicazioni e rischi.
Perrot si scaglia contro tutti coloro che portano avanti questa idea “che non sembrano tanto motivati dalla modernizzazione del sistema di pagamento quanto dallo sfruttamento personale, commerciale o statale di dati privati: sfruttamento operato da tecnocrati che non hanno alcun riguardo per la vita privata o per la volontà dei consumatori, dei deboli e degli esclusi, e ancor meno per chi non sa usare i dispositivi digitali”. Altro che lotta all’evasione, l’economista francese denuncia il tentativo di voler controllare la vita dei cittadini, come del resto si è sempre pensato, finendo con l’essere accusati di complottismo.
Perrot inoltre ritiene che non stia in piedi l’idea che senza denaro contante in circolazione si metta fine all’evasione e alle truffe; anzi ritiene che si tratti di vere e proprie superstizioni, senza alcun fondamento e a ciò aggiunge anche il particolare non da poco che, a richiedere a gran voce questa misura, sono i signori della tecnocrazia. “Pretendere che la scomparsa del contante sia sostenuta da tutti è una conclusione affrettata, generalizzando l’opinione forse maggioritaria. Peggio ancora, significa confondere l’ideale tecnocratico con il bene comune di tutti”. Della serie: chi ci guadagna sono le banche e non i cittadini.
Una presa di posizione che davvero non si può dire giunga da chi non a cuore le sorti dell’umanità. E’ ovvio che se la Civiltà Cattolica ha scelto di pubblicare questo intervento, lo ha fatto perché in Vaticano l’argomento sta a molto a cuore. E di norma prima di andare in stampa, la rivista viene sottoposta all’attenzione del Santo Padre. Quindi difficile credere che l’intervento dell’economista francese possa essere sfuggito all’attenzione di papa Francesco che contro la corruzione ha tuonato molto duramente in tutti questi anni.
Una presa di posizione quella dell’importante rivista cattolica che sembra mettere in guardia dai rischi di una “digitalizzazione dell’umanità”, che come al solito rischia di lasciare fuori i più deboli, i poveri, le fasce più disagiate. Il tutto a vantaggio delle solite elìte. Ma siamo certi che limitare le libertà sia il modo migliore per garantire il rispetto della legalità? A meno che non si voglia seguire l’esempio della Cina, che come evidenzia Perrot è proprio il Paese dove il contante circola in misura molto ridotta. E’ questo il modello cui deve ispirarsi l’Occidente?.