Post-Quirinale. La fine della politica e la fine dei partiti. E ora?

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Effetto-Draghi-bis ed effetto Mattarella-bis? Il commissariamento della politica e la metastasi del sistema. Quello che non si riesce a sopportare, infatti, è la narrazione che, dalla riconferma del capo di Stato uscente in poi, i partiti hanno fornito e stanno fornendo alla nazione, con la complicità dei soliti media allineati.

Hanno vinto tutti? Per carità. Come abbiamo scritto ieri, hanno perso tutti, da Mattarella a Draghi, da Salvini a Letta, passando per Conte e Renzi.
Lo spettacolo che hanno offerto la dice lunga su una crisi spaventosa, una crisi parlamentare senza fondo e appunto, una crisi istituzionale.
E soprattutto, conferma una paurosa crisi di leadership. Partiti-persona o personali, che vivono una realtà parallela, risentendo soltanto degli alti e bassi dei loro capi. Una politica dove i social, gli spot, la continua ossessione della propaganda, la liquidità dei valori e delle posizioni strategiche o tattiche, i sondaggi, hanno da tempo sostituito la sana comunicazione e impostazione culturale.

Gaber avrebbe detto pure oggi, cos’è la destra, cos’è la sinistra?
Ripetiamo: i comunicati stampa e le dichiarazioni pubbliche non dicono la verità, ingannano ancora una volta gli italiani. E poi ci si meraviglia che un cittadino su due non vota.

La politica è finita e c’è chi imperterrito continua ad esaltare il ruolo del parlamento. Dopo stucchevoli giri di giostra, con nomination surreali e veti incrociati, siamo tornati al punto di partenza, è c’è chi ha il coraggio di gridare vittoria.
Ma siccome gli alberi si vedono dai frutti. Analizziamo questi frutti. Draghi, se da un lato, dovrà gestire partiti che dovranno leccarsi le ferite, non avrà vita facile. Gli aspettano dossier non da poco: crisi economica, crisi energetica, fibrillazioni interne, relazioni internazionali, i soldi del Recovery e la fine o la permanenza di una campagna vaccinale sul punto di implodere per manifesta inefficacia rispetto al contenimento del virus.

Il politicamente corretto mediatico e partitico, invece, gongola per la crisi del centro-destra, sempre più lacerato tra destra di opposizione e destra di governo. Con qualche elemento di ragione.
Salvini ha convocato il consiglio federale del suo partito per una riflessione generale. Il Carroccio è spaccato in due: una parte con Salvini che tenta di mediare tra Fdi e l’area governista (si è visto con la scelta dei papabili per il Quirinale), e appunto Giorgetti e i governatori del Nord, che guardano altrove: una nuova Dc, filo-Draghi, filo-Ppe.
La Meloni ha rotto (fino a quando?) con il Capitano e centristi, e intende rifondare il centro-destra, a trazione conservatrice, ma con chi?

Fi oscilla tra appartenenza al centro-destra e un nuovo centro di gravità permanente con i nuovi cespugli (Toti, Brugnaro, Quagliariello, Lupi, Cesa). Quest’ultimi pensano a una cosa diversa: con Renzi e Calenda?

Ma se la destra piange la sinistra non ride. E ovviamente il mainstream tale argomento lo ha messo sottotraccia, da Fabio Fazio all’Annunziata è solo un parlare della crisi della destra. Che fine ha fatto il centro-sinistra, Pd+5Stelle?

I grillini sono alle prese con l’ennesimo spappolamento interno: Di Maio sempre più draghiano, è in palese rotta di collisione con Conte, per l’accordo con Salvini che avrebbe portato alla scelta della Belloni. Ma la ruggine è antica. Di Maio tenta di rappresentare i parlamentari, Conte il suo soviet.

E Letta? Senza averne i numeri, durante le nomination repubblicane, è stato capace solo di cassare i nomi di Salvini, e quando ha proposto una sua rosa, convenendo sulla Belloni, appena vista la reazione di Renzi e dei renziani dentro il Pd, si è tirato indietro, lasciando gli altri (Conte, Salvini e Tajani) col cerino in mano. Evidentemente la sindrome dello “stai sereno” ha colpito ancora.

E adesso cosa ipotizza? Vista la crisi del Movimento, apre a Renzi e a pezzi di Forza Italia? L’odiato Renzi e i pericolosi berlusconiani? Se non è questa crisi della politica, cos’altro è una crisi? Se non è questa crisi di sistema, cos’è una crisi? Non sarà un semplice rimescolamento delle carte partitiche a rilanciare la Repubblica. Ma una scossa molto più radicale. Di certo, non il ritorno al sistema elettorale proporzionale.

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