Abbiamo chiesto un parere all’economista Giulio Sapelli, professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano, sul vertiginoso aumento dei prezzi del gas e sulle misure che il governo si appresta a mettere in campo per contenerli. Ieri il professore Carlo Cottarelli, ex direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale, in un’intervista a La Stampa ha detto che l’aumento dei prezzi del gas appare del tutto inspiegabile, paventando il sospetto di speculazioni da parte delle compagnie che importano e distribuiscono il gas nel nostro Paese. Non sarebbe quindi colpa della guerra in Ucraina o delle sanzioni imposte dall’Occidente ai russi per fermare l’invasione di Putin.
Professor Sapelli, condivide l’analisi che ha fatto Cottarelli?
“Non sono affatto d’accordo e le spiego perché: il petrolio deve essere raffinato, il costo si forma nelle raffinerie che in Italia sono molto poche. I prezzi del gas poi non vengono stabiliti sulle reali quantità fisiche ma dipendono dai mercati finanziari che decidono scavalcando sempre più spesso le compagnie. Il prezzo del gas in Europa lo stabilisce la borsa di Amsterdam, quindi trovo demagogico puntare il dito contro le compagnie: non soltanto è inesatto ma direi anche inaccettabile sotto molti aspetti, perché è come se si ignorasse come vengono fissati i prezzi. Basti pensare che il più grande produttore di gas europeo è l’Olanda, dove però i siti di produzione stanno per essere tutti dismessi perché causerebbero effetti sismici. Il costo del gas sta dunque aumentando per delle varianti precedenti alla guerra in Ucraina, ma soprattutto a causa delle regole imposte dagli organi regolatori che stanno in mano ai mercati finanziari”.
Il governo vorrebbe imporre un tetto massimo al prezzo sull’importazione di gas naturale in Italia. Si parla di 100 euro a megawattora sull’importazione di gas nel primo mese, 90 nel secondo e 80 nel terzo. Che ne pensa?
“Si tratta di una follia populista che ho visto fare in Argentina. Sono misure simili ai sussidi, che non fanno altro che favorire la fuga delle compagnie e aumentare la scarsità di risorse”.
Altra proposta sul tavolo del governo il taglio delle accise sui carburanti che, numeri alla mano, porterebbe a un risparmio del 10 per cento sul costo del carburante
“Questo è un discorso serio e fondato che però inciderà pochissimo. Sarebbe come buttare brandelli di carne umana per far sbranare i cristiani dai leoni mentre la plebe urla. Facciamolo pure, ma penso che la cosa importante da fare sia quella di cambiare le modalità di formazione dei prezzi delle materie prime e dei fossili idrocarburi. Non servono provvedimenti di stampo peronista, sono utili soltanto a chi non intende opporsi ai mercati finanziari. Bisogna tornare a stabilire i prezzi sulle reali quantità fisiche, magari leggendo prima un buon libro di economia degli idrocarburi”.
Come si può cambiare quindi l’intera politica dei prezzi?
“Bisogna sottrarre questo potere ai mercati, ripristinando i vecchi contratti basati sulle reali quantità fisiche. Naturalmente possono verificarsi dei casi critici come quelli che stiamo vivendo oggi con la guerra in Ucraina. E’ ovvio che se si dice di non volere più il gas russo il prezzo è destinato ad aumentare, questo lo capirebbe anche un ragazzino. Ma non è che si può risolvere il problema attaccando le compagnie, semmai il bersaglio dovrebbero essere le banche d’affari. Prendiamocela piuttosto con le regole imposte dalla Ue, dove chi arriva fa un prezzo, poi giunti da un’altra parte si fa un’altra gara di prezzo con i costi destinati a schizzare nell’ultimo miglio. Ciò che costa di più è la raffinazione e in Europa le raffinerie non ci sono quasi più, visto che abbiamo introdotto regole green molto oppressive che hanno reso molto sconveniente raffinare il petrolio. Pertanto il petrolio ci deve arrivare già raffinato dall’Africa e dall’Asia, con costi di trasporto molto alti”.
Sta dicendo che dovremmo tornare alla raffinazione in casa?
“Certamente, raffinare è un’ottima cosa che porterebbe enormi vantaggi sia economici che occupazionali, senza alcun rischio d’inquinamento. Non so quanti di quelli che parlano di rivoluzione green sono mai entrati in una raffineria. Intendiamoci, anche io sono favorevole alla transizione energetica ma con tempi reali concordati con i prezzi, non imposti dall’alto, per giunta da persone che sono totalmente dipendenti dai mercati finanziari. Gente che non volendo disturbare i ‘padroni del vapore’, tirano fuori ricette demagogiche e peroniste avendo purtroppo anche i media al loro servizio”.
In questi giorni si sta assistendo ad una psicosi collettiva, corse ai distributori, supermercati presi d’assalto, prodotti come farina e pasta acquistati in quantità esorbitanti per timore di restare senza. E fondato e quanto questo timore?
“La cosa peggiore in questo momento è farsi prendere dal panico, è il modo migliore per creare una situazione che non c’è. Mi pare che da un po’ di tempo si stia giocando troppo con le paure delle persone, come se tornasse utile spaventare e incutere allarmismo per tenere sotto controllo il Paese, governare il malessere e gestire le divisioni nel governo. Spero di sbagliare, perché se fosse davvero così sarebbe molto grave”.