E’ arrivato il momento di rendere effettivo l’articolo 46 della Costituzione che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende”. Lo chiede la Flaei Cisl, il sindacato che rappresenta i lavoratori del comparto elettrico, che sta celebrando il congresso nazionale all’Hotel Ariston di Paestum (Salerno). La proposta della Flaei si articola in tre punti e prevede l’istituzione di meccanismi, organismi paritetici, e figure specializzate in grado di favorire la piena partecipazione dei lavoratori alle strategie aziendali e la compartecipazione degli utili. Ma quanto sarebbe davvero importante oggi una soluzione del genere? Permetterebbe davvero un salto di qualità in considerazione della crisi che sta attraversando il settore energetico nazionale che necessita di una profonda ristrutturazione? Lo abbiamo chiesto all’economista e professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano Giulio Sapelli.
Come valuta la proposta lanciata dalla Flaei Cisl di applicare l’articolo 46?
“La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese fu voluta nella Costituzione proprio dal mondo cosiddetto cristiano sociale che partiva da Giorgio La Pira e che poi nella Democrazia Cristiana confluì nel gruppo capeggiato da Giulio Pastore. E’ una proposta sempre attuale e fattibile ed è da realizzare davvero”.
Cosa manca dunque perché possa decollare?
“Il successo avverrà se la partecipazione verrà affidata davvero ai lavoratori come avviene del resto in Germania e come chiede proprio la Flaei. I sindacati ovviamente dovranno continuare a svolgere il loro ruolo di influenza, ma dovranno essere i lavoratori singolarmente e individualmente a condividere la gestione aziendale. Penso che i sindacati avrebbero maggiore peso contrattuale se i lavoratori compartecipassero alla gestione dell’impresa. Ma serve un dualismo delle rappresentanze”.
Quindi non è vero che una simile proposta limiterebbe l’attività sindacale?
“Al contrario, sarebbe rafforzata, perché prima di accettare le proposte aziendali i sindacati si assicurerebbero un vasto consenso fra i lavoratori. E’ ovvio che la partecipazione dei lavoratori non può e non deve essere considerata un alibi per eliminare la rappresentanza sindacale. La contrattazione diventerebbe molto più fluida e anche realistica perché i lavoratori, partecipando direttamente alla gestione aziendale, avrebbero maggiori possibilità di concretizzare le conquiste sindacali ottenute. Oggi invece i padronati il più delle volte evitano di attuare gli impegni sindacali che restano soltanto sulla carta”.
La Flaei ha chiesto dei meccanismi e degli organismi paritetici da attivare ma anche la possibilità di trasformare i premi di produttività in partecipazione agli utili. Possono essere strumenti efficaci?
“Certamente e accanto al consiglio d’amministrazione ci deve essere un comitato di gestione all’interno del quale devono essere rappresentati in maniera paritetica la proprietà e i lavoratori. Del resto questo già avviene nelle piccole imprese dove difficilmente si creano conflitti fra capitale e lavoro. Questo spiega anche perché spesso le piccole imprese funzionano meglio delle grandi”.
Perché allora è così difficile rendere effettivo l’articolo 46?
“Perché purtroppo c’è un’ideologia non partecipativa che anima l’azione della Cgil. Vede, mentre la Cisl nasce per tutelare i diritti dei propri associati e questa è la sua missione, per la Cgil prima di tutto viene la lotta di classe che è cosa molto diversa dalla lotta sindacale. Capisce bene che la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, mentre per la Cisl rappresenterebbe una risorsa, per l’impostazione ideologica della Cgil sarebbe invece un pericolo. Ma in un momento di crisi come questo non si può correre dietro alle ideologie, specie se parliamo del comparto energetico. Penso invece che per un’azienda come l’Eni, dove vige una cultura partecipativa di lunga tradizione che inizia con Enrico Mattei, favorire la partecipazione dei lavoratori alle strategie aziendali sarebbe una grandissima opportunità. rappresentando un modello da seguire”.