Altro che tecnocrati, in BCE (purtroppo) comanda la politica

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Almeno stavolta evitiamo di usare termini come finanzieri, tecnici, burocrati. Dietro la decisione della BCE di alzare due volte i tassi nel giro di tre mesi senza neanche spiegare in che modo si sarebbero sostenuti i titoli delle economie più indebitate c’è solo la cara, vecchia politica.
Piu’ nello specifico la politica francese, che ha deciso di voltare la schiena ai paesi del sud Europa accodandosi alle volontà dei nordici e spostando dal lato dei “frugali” l’equilibrio della bilancia del governing council, l’organo che prende le decisioni di politica monetaria nella banca centrale europea.
Christine lagarde, ancora una volta, e’ stata semplicemente la portavoce di decisioni prese da altri: l’avvocata francese, che di economia per sua stessa ammissione capisce pochino ed è solo per motivi politici (di nuovo!) che ha ottenuto la poltrona più ambita di Francoforte, e’ così passata senza alcun imbarazzo dal ruolo di colomba a quello di falco. E quel che è peggio, neanche come portavoce ha dimostrato di essere molto abile. Durante la conferenza stampa che ha annunciato il doppio aumento dei tassi d’interesse per tenere a bada l’inflazione e’ stata così vaga nello spiegare come (e soprattutto se) i paesi con un debito pubblico molto alto sarebbero stati salvaguardati di fronte a un probabile rialzo del rendimento dei loro titoli di stato che i mercati hanno reagito con una raffica di vendite dei nostri Btp tale da fare schizzare lo spread con i bund tedeschi fino a 250 punti.
Viste le premesse fa un po’ sorridere che, quando un paio di giorni piu tardi la BCE e’ corsa tardivamente ai ripari annunciando la creazione di uno scudo per difendere i paesi più deboli e lo spread e’ sceso ad “appena” 215 punti base, buona parte della stampa italiana abbia gridato allo scampato pericolo ripetendo come un disco rotto che le critiche alla BCE erano esagerate. Fa sorridere perché a noi non sembra proprio che 215 punti di spread siano un valore rispondente alle reali differenze nello stato di salute delle economie tedesca e italiana e che l’attuale rendimento dei nostri titoli di stato sia sostenibile.
E fa ancora più sorridere che per annunciare la creazione di questo scudo sia stata necessaria una “riunione d’urgenza” del Consiglio direttivo, come se la reazione isterica dei mercati nei confronti dei nostri titoli non fosse del tutto attendibile dopo aver detto che i tassi si sarebbero alzati e che nessuno strumento di difesa era stato messo in campo per le varie Italia, Spagna e Grecia (ma pure la Francia, che ha un debito pubblico ormai superiore al 100% del PIL, ha visto il suo spread crescere, sorprendendo Macron che certo non pensava pure il suo paese avrebbe sofferto dalla mossa della BCE).
E’ bene insomma cominciare a rendersi conto che pure nel mondo delle banche centrali le decisioni non vengono prese seguendo qualche astruso algoritmo che stabilisce il momento in cui e’ arrivato il momento di alzare il costo del denaro: le decisioni vengono sempre prese dalle persone, e piu’ nello specifico da uomini e donne che operano nella politica e secondo criteri che poco hanno a che vedere con le reali esigenze della trasmissione della politica monetaria.
Questo doppio rialzo dei tassi non è “necessario” ne’ “indispensabile”, e’ solo utile a qualcuno, soprattutto ai tedeschi che temono con l’aumento del costo della vita di perdere parte del loro potere d’acquisto. Ed è stato deciso sapendo benissimo che l’Italia ne avrebbe sofferto le conseguenze più di tutti gli altri membri dell’eurozona (anche per demerito nostri, ci mancherebbe, perché se pagassimo le tasse e non pretendessimo sussidi a pioggia dallo stato non saremmo in queste condizioni).
Ma smettiamola di raccontarci la favoletta dei tecnocrati che decidono in barba alla politica. E’ la politica europea che ha deciso questa amara medicina, ed è anche colpa della debolezza della politica italiana se ci e’ stata imposta.

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