Da oggi si voterà nelle repubbliche separatiste dell’Ucraina occupate dalle truppe russe. I seggi resteranno aperti per tre giorni.
Andranno al voto le repubbliche di Donetsk e Lugansk e le regioni di Kherson e Zaporizhzhia per decidere l’annessione alla Russia. I referendum sono stati bollati come illegali dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale che li hanno definiti una farsa, ma Putin tira dritto anche perché una volta che le popolazioni si saranno pronunciate a favore dell’annessione, la Russia potrebbe pretendere di difendere i nuovi territori da eventuali attacchi ucraini facendo ricorso anche alle armi nucleari, come minacciato dal presidente russo e da altri ministri del Cremlino.
Un passaggio quindi strategico. Putin ha sempre sostenuto che l’attacco contro l’Ucraina è stato necessario anche per tutelare le popolazioni russofone dalle ripetute aggressioni dei nazionalisti ucraini, ma fino a ieri si era limitato a chiedere che fosse riconosciuta alle repubbliche separatiste soltanto l’indipendenza. Ora invece una volta che saranno annessi, quei territori diventeranno russi a tutti gli effetti e quindi qualsiasi tipo di attacco nei loro confronti diventerà automaticamente un’aggressione alla Russia, che sarà così legittimata ad intervenire per difendere la propria integrità territoriale.
La comunità internazionale protesta e il mondo è giustamente allarmato dalle minacce russe, ma è dal 2014 che va avanti questa situazione con le popolazioni russe del Donbass vittime di violenze da parte degli ucraini. Una situazione che l’Occidente, l’Europa, ed in parte anche l’Onu hanno fatto finta di non vedere, complice anche il silenzio dei media che salvo rare eccezioni hanno completamente ignorato il dramma di intere popolazioni fatte oggetto delle rappresaglie e delle persecuzioni di gruppi paramilitari nazisti ucraini. Una situazione che è andata degenerando e che ora rischia di provocare una guerra atomica.
Perché non si è intervenuti prima trovando soluzioni diplomatiche? E perché oggi condannare la Russia per un’azione di fatto illegittima quando in altre parti del mondo, vedi ad esempio il Kosovo, è stata invece consentita la violazione del diritto internazionale?
Intanto i media occidentali continuano a descrivere i referendum, la mobilitazione parziale dei riservisti annunciata da Putin e le minacce nucleari, come un segnale di debolezza della Russia che starebbe perdendo terreno a vantaggio dell’esercito ucraino.
Fonti dell’intelligence britannica riferiscono che “la situazione sul campo di battaglia rimane complessa, ma l’Ucraina sta mettendo pressione sul territorio che la Russia considera essenziale per raggiungere i suoi obiettivi in questa guerra. Negli ultimi 3 giorni le forze ucraine hanno messo al sicuro teste di ponte sulla sponda orientale del fiume Oskil nell’oblast di Kharkiv. Inoltre, a sud, nell’oblast di Donetsk, vi sono combattimenti in corso con le forze ucraine che hanno assaltato la citta’ di Lyman, a est del fiume Siverskyy, che la Russia ha conquistato a maggio”.
Intanto la Cina si muove sul fronte diplomatico diversamente da ciò che dovrebbe fare l’Europa che la guerra ce l’ha in casa ed è stata fino ad oggi incapace di aprire un benché minimo negoziato, lasciando il campo ad attori esterni come la Turchia e oggi Pechino. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, a colloquio con l’Alto Rappresentante per le Politiche Estere e di Difesa dell’Unione Europea, Josep Borrell, incontrato a margine dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Pechino ha infatti proposto una bozza di accordo divisa in quattro punti chiedendo alla Ue piena collaborazione per favorire un dialogo, una de-escalation del conflitto, raggiungere un accordo e attivare un intervento umanitario: avendo come obiettivo di fondo quello di rispettare la sovranità di tutti i territori. La Cina si è detta pronta a sostenere ogni azione diplomatica della Ue di cui però non c’è traccia, visto che l’Europa fino ad oggi è stata capace soltanto di imporre sanzioni contro Mosca e inviare armi a Kiev. Non proprio la strada migliore per favorire un negoziato.
E come se non bastasse nella squadra dei mediatori si è inserito anche il Messico che ha ufficialmente presentato alle Nazioni Unite una proposta del presidente Andrés Manuel López Obrador di un processo di pace per cercare di mettere fine al conflitto, chiedendo la costituzione di “un comitato per il dialogo e la pace in Ucraina, con la partecipazione di altri capi di Stato e di governo, tra cui, se possibile, il premier indiano Narendra Modi e Sua Santità Papa Francesco”. Ovvero gli unici leader mondiali che possono ottenere qualche risultato concreto non essendo intenzionati a favorire gli interessi geopolitici di nessuna delle parti in causa.
Ma sembra che nessuno in Occidente sia davvero interessato ad aprire il negoziato, ancora meno oggi che la Russia appare in difficoltà e quindi più facile da battere. Ma è davvero così? O è solo propaganda? Una cosa è certa: fra prove di forza muscolari da una parte e l’illusione che Putin sia ormai al tramonto, la guerra va avanti e a forza di tirare la corda sembra proprio che il tanto temuto conflitto nucleare sia ormai dietro l’angolo.