I radical-chic italioti. Grillini con gli altri e berlusconiani con loro stessi

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Grillini con gli altri, berlusconiani con loro stessi. Moralisti, spietati, intolleranti con chi sbaglia, con chi per loro è incoerente, con chi li avversa, con chi esprime idee opposte e, al contrario, misteriosamente e sorprendentemente indulgenti, tolleranti con la loro incoerenza privata e con quella dei loro sodali.

È il Dna dei radical-chic, dei progressisti, dei globalisti, dei radical, dei liberal, che a parole e a postura, si fanno carico dei problemi del mondo, sono inclusivi con tutti, aperti e comprensivi nei confronti di ogni “libero” pensiero, di ogni comportamento anche quello più eccentrico e anormale, alla luce del mantra multirazziale, multiculturale, dell’integrazione assoluta (il cittadino del mondo), ma diventano chiusi, ostili a ogni pensiero e comportamento ritenuto non in linea con la loro impostazione. Si pongono sempre sulla vetta del mondo: giudicano, bocciano, approvano, legittimano, delegittimano, deridono, ironizzano, dissacrano.

Sono i padri, i figli e i nipoti della “sindrome di Voltaire”: incarnano religiosamente la verità, la morale, l’etica, la democrazia, l’ecologia, la cultura, la Costituzione, tirata per la giacchetta quando conviene, ignorata quando non conviene.
Ricordate quando Nanni Moretti, nel 1994, disse che la vittoria di Silvio Berlusconi era la negazione dell’etica? Non si riferì a un programma, a una ricetta politica specifica. Ma ghigliottinò l’avversario-nemico. Sul piano fisico, antropologico.
Se ci si scontra con un radical-chic, l’atteggiamento che assume, è di indifferenza, astio, supponenza o di superiorità morale, condita con un rituale sorrisetto snob.

Hanno un problema con ogni autorità (frutto del ’68), non perché realmente libertari, come dicono a parole o nei loro pronunciamenti solenni, ma perché sono loro l’autorità, vogliono essere loro l’autorità.
Loro comandano, dispongono e contestano. Se andiamo a guardare le carriere ogni ex-sessantottino oggi è ai vertici delle aziende, della pubblica amministrazione, dello Stato, dei partiti, dei giornali, delle tv. Democratici a chiacchiere, razzisti, antidemocratici nei fatti.
Non danno pari dignità agli interlocutori.
E sono sempre pronti a etichettarli, ghettizzarli con schemi ideologici, manichei: fascisti, omofobi, xenofobi, medioevali, ignoranti, impresentabili, incompetenti, no-vax, filo-Putin etc.
Odiano la religione perché loro sono i veri sacerdoti di una nuova religione. Accolgono e scomunicano alla pari della Santa Inquisizione.
E in quanto al rapporto pubblico-privato, sembrano biologicamente ed esistenzialmente di destra. Hanno famiglie unite, figli che vanno ai college, vanno in vacanza nei posti blasonati, sono la vera élite. Non fanno vedere la tv ai loro pargoli, perché li indottrina e non gradiscono che frequentino i figli dei poveri e degli sfigati (un tempo, figli del proletariato).

Ricordate Fedez e la moglie Chiara Ferragni? Foto, video, ultra-pagati, di esaltazione della famiglia (naturale), dell’erede, e poi pubblicamente continue omelie orientate e mirate a screditare la famiglia naturale per la famiglia arcobaleno (Ddl Zan).

Vivono in quartieri bene e si muovono solo dentro la zona Ztl. Le periferie non esistono. Ma se qualcuno emerge, fa vedere loro chi sta meglio, chi è meglio, ossia, la vera élite, ad esempio, l’aristocrazia, le teste coronate o imprenditori di successo, leader effettivi, emanano subito un veleno mortale, nel segno della bile ideologica da rivoluzione francese (sono giacobini). Oltre alla superiorità etica e razziale, sono intrinsecamente la razza dell’invidia sociale, che poi è stata la molla della lotta di classe nella storia.

Qualche esempio? Mettono i panni bianchi in balcone contro la mafia e poi si comportano da mafiosi con il loro ceto: frequentazioni, raccomandazioni, posti di lavoro, tutto autoreferenziale e a circuito chiuso.
Si stracciano le vesti e i capelli per le donne iraniane, ma per altre donne, quelle cristiane, o quelle stuprate dai marocchini, solo silenzio.
Un impegno, poi, a costo, zero, facile, senza effetti concreti nelle loro vite.
Una missione davanti alle telecamere, messaggi urbi et orbi, ma poi guai se un cameriere sbaglia la bottiglia di vino, viene fulminato.
Guai a pagare l’affitto, come risulta dalla trasmissione “Fuori dal coro” di Mario Giordano (come sembra abbia fatto Ambra, sempre pronta però a esibirsi per i diritti di tutti, gay, fluidi, bisessuali, meno che i diritti dei padroni di casa).
E che dire della Cirinnà, la bandiera delle unioni civili, con i soldi nascosti nella cuccia del cane; episodio rimasto a oggi opaco e senza spiegazioni credibili?
E che dire delle abortiste di casa nostra, sempre in prima fila a esaltare il diritto delle donne a gestire il loro corpo, ma a demonizzare il medesimo diritto, previsto per legge 194, dei medici antiabortisti, all’obiezione di coscienza? Obiezione di coscienza, esaltata a suo tempo, contro la leva militare.

E potremmo continuare per secoli, da Asia Argento (le denunce di molestie 30 anni dopo una carriera di successo), o della Boldrini, attenta al femminile di ogni termine, paladina dei veli da togliere e poi ripresa col velo durante un suo viaggio istituzionale.
Insomma, il verbo della doppia verità e della doppia morale.
Portatori insani del “pensiero unico”: bigotti senza religione, etici senza etica, antifascisti senza fascismo. Solo loro possono.
Diceva giustamente Flaiano: ci sono due modi per essere fascisti, i fascisti e gli antifascisti.

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