Quando si tratta di momenti topici, scontri frontali, scelte gravi del Palazzo, la Triplice torna quella di prima. Quella di un tempo. Ma quando, dopo incontri, tavoli, negoziati, dialogo a 360 gradi, il governo, di qualsiasi colore, emana provvedimenti in chiaro-scuro, opinabili (si legga la Manovra), allora la Triplice diventa “magicamente” la Duplice.
E specialmente, se a Palazzo Chigi c’è la destra, per Cgil e Uil è una questione di principio. Queste due organizzazioni vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto; la Cisl, invece, per la sua storia, il suo Dna, la sua coerenza strategica, tende a vedere il bicchiere mezzo pieno. Si affida al buon senso e al pragmatismo.
Infatti, con la Meloni in carica da poco, Landini e Bombardieri hanno pensato bene di bombardare l’esecutivo, riappropriandosi di un ruolo ideologico vecchio stampo, ricollocando plasticamente la Cisl nel recinto di organizzazione “collaborazionista” (secondo loro).
Una collocazione che Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ovviamene, rispedisce al mittente, distinguendo tra momenti storici in cui lo sciopero è legittimo e doveroso, e momenti emergenziali dove anche il sindacato deve essere responsabile, fare la sua parte, conciliando gli interessi dei lavoratori, del lavoro, e la necessità di contribuire a costruire al meglio il futuro dell’Italia, di fronte alla crisi economica, post-pandemica, energetica.
Per Sbarra il ricorso alla piazza in questo frangente, è una scelta inopportuna, pericolosa, che rischia di vanificare le possibili correzioni alla Manovra (approvata di fresco da Bruxelles) che definisce a “luci e ombre”, relegando alla piazza “chiusa” il sindacato, negando ogni apertura con la controparte.
E se la Duplice (Cgil e Uil) torna di fatto, cinghia di trasmissione della politica (di opposizione), la Cisl rivendica, ancora una volta, un proprio spazio autonomo.
Oggi quindi, la Duplice scenderà in piazza, contestualmente agli scioperi, in undici Regioni: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio.
A Roma, in piazza della Madonna di Loreto, si terrà l’intervento conclusivo del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
Una protesta cominciata il 12 dicembre: manifestazioni e scioperi, promossi, organizzati a livello regionale “per cambiare una manovra sbagliata e contro il lavoro, per rivendicare una manovra più giusta per le persone e più utile per il Paese”.
E cosa chiedono i sindacati? Di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro; conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai Ccnl un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali; eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo; una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà; la rivalutazione delle pensioni; risorse per l’istruzione e la sanità; la cancellazione della legge Fornero con l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”; il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.
Fermo, come detto, il no della Cisl: “In questa fase lo sciopero è sbagliato – ha affernato il segretario generale Luigi Sbarra – perché, in una condizione di grande difficoltà delle famiglie, scarica costi economici sulle spalle dei lavoratori, e trasferisce tensioni e conflitti nei luoghi di lavoro e nelle aziende”.
Il suo sindacato ha annunciato la mobilitazione con assemblee nei luoghi di lavoro, iniziative nei territori e con una grande assemblea di delegati e pensionati che si è svolta ieri.
Vedremo quale posizione pagherà di più, se la contrapposizione della Duplice o il realismo tosto della Cisl.