Caso-Beccaglia. Dare una pacca sul c.lo per educare cento donne? Merlo maschio o molestatore?

2 minuti di lettura

Colpirne uno per educarne 100. Venticinquemila euro di risarcimenti e un anno e mezzo di reclusione con sospensione della pena a condizione che l’imputato segua un «corso di riabilitazione», organizzato da enti che si occupano del recupero di persone condannate per violenza sessuale: è la decisione del gip Antonio Pezzuti nei confronti del ristoratore marchigiano Andrea Serrani, condannato per violenza sessuale per la tanto dibattuta «pacca sul culo» a Greta Beccaglia, al termine della partita Empoli – Fiorentina.

Questi i fatti. Era il 27 novembre 2021, la sexy-cronista si trovava di fronte allo stadio Castellano di Empoli per raccontare davanti alle telecamere il clima del dopo partita. Serrani, un po’ per la frustrazione dovuta al risultato negativo del match, un po’ per incosciente (e cafone) spirito goliardico – come scrive il Primato nazionale – allungò fugacemente uno schiaffo sul fondoschiena della Beccaglia, in diretta tv. Il gesto venne ripreso da media, si diffuse a macchia d’olio sulle piattaforme social provocando un pandemonio che durò settimane. Il tifoso marchigiano venne letteralmente fatto a pezzi, umiliato, demonizzato e mediaticamente reso capro espiatorio di tutti gli stupri compiuti dall’anno zero fino a quel momento.

Poco più di un mese dopo invece, le violenze sessuali compiute da branchi formati da decine di egiziani ai danni di 9 giovanissime europee, a Milano furono ignorate dai principali siti di informazione, mentre chi aveva precedentemente distrutto Serrani chiedendo la sua testa se ne stette religiosamente in silenzio. Per poi «risvegliarsi» – guarda caso – esattamente cinque mesi dopo, con la farsa delle presunte «molestie» all’adunata degli italianissimi Alpini di Rimini: mai verificate, denunciate su Twitter da qualche centinaio di ragazzette, aizzate dalle trans-femministe di “Non una di meno” e che si sgonfiarono immediatamente.

Inutile girarci intorno: è una condanna esagerata, che non c’entra con la pubblica esecrazione e indignazione dovuta e obbligata per fatti del genere. Ma qui si sconfina. Si va oltre. Si dovrebbe arrestare il gallo italico in tutte le sue declinazioni.

Alla Beccaglia, infatti, le scuse, l’autoumiliazione, la gogna a reti unificate inflitte al Serrani non sono bastate: voleva trascinarlo sul fondo e ridurlo in poltiglia, e ci è riuscita. Il ristoratore marchigiano non si farà un giorno di galera, come sostengono i benaltristi, ma la condanna rimane e per evitare il carcere dovrà frequentare obbligatoriamente un corso di «riprogrammazione» studiato apposta per riabilitare gli stupratori. Un provvedimento volto più a umiliare pubblicamente che a redimere, sul quale grava, pesantissimo, il risarcimento alla giornalista: in attesa di conoscere il reale importo, il ristoratore dovrà versare una provvisionale di 15mila euro. Poi ci sono gli indennizzi, per 10mila euro complessivi, stabiliti a favore dell’Ordine nazionale dei giornalisti e all’Associazione della stampa nazionale e toscana.

Una condanna draconiana per una molestia (atto che ribadiamo, riteniamo sbagliato, maleducato, odioso, becero) – continua il periodico – elevata a «violenza sessuale»: e chissà quanto avrà pesato il fatto che la molestata, bella e in vista, era riuscita a guadagnarsi i favori dell’opinione pubblica a reti unificate. Lei intanto, perfusa di un alone di eroismo, pensa di avere fatto la cosa giusta, e che la pena sia stata esemplare. «Hanno scritto che ho rovinato un uomo. In realtà, io ho solo denunciato chi mi ha molestato mentre lavoravo. Il tribunale poi ha deciso di condannare l’imputato e ora darò in beneficienza i diecimila euro. Ho fatto la cosa giusta ne sono convinta. Ma spero che questa storia arrivi a tante ragazze che ogni giorno subiscono molestie, anche sul posto di lavoro».

Colpirne uno per educare, quindi, tutti gli altri. A questo punto dovremmo abolire tutte le programmazioni dei film della Commedia all’italiana che tornano imperiose ad “allietare” le nostre serate in tv, in primis quelli di Lando Buzzanca, dove si irride goliardicamente ai gay-culattoni, si concupiscono e assaltano cugine, nipoti, professoresse e supplenti varie intente a farsi eternamente le docce. Testi e immagini che oggi nel nome del politicamente corretto, sarebbero censurati.

Il tema è che a forza di collegare avances a molestie  e considerare la pacca come uno stupro (al netto dei reati che ovviamente vanno colpiti), abbiamo maschi castrati e donne orfane di merli-maschi, di maschi-alfa che frequentano tranquille e infelici donne moderne, progressisti, ma disinfettati, complessati e bloccati.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Utah batte Washington, Fontecchio in campo nel finale

Articolo successivo

Tennis: Vagnozzi “Sinner ha potenzialità per vincere uno Slam”

0  0,00