Novità sul fronte benzina. Il governo ha infatti introdotto alcune modifiche al decreto legge volto a limitare le speculazioni sui prezzi, che non cambia il provvedimento nella sostanza, ma sembra comunque raccogliere il malcontento di queste ultime ore, culminato con l’annuncio di due giorni di sciopero, il 25 e il 26 gennaio, da parte dei gestori dei distributori.
Cosa prevedono le modifiche? L’introduzione di un meccanismo per cui, all’aumentare dell’Iva incassata dallo Stato per i rincari dei carburanti, il governo potrebbe reinvestire la medesima somma sulla riduzione delle accise. Più esplicito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: ““Il governo si riserva di adottare le misure di riduzione delle accise in funzione di una norma che consentirà un’azione in questo senso. Se i prezzi del carburante dovessero quindi aumentare, l’esecutivo è pronto a tagliare le imposte: interverrà – ha detto sempre Giorgetti – in relazione all’incremento verificato dei prezzi dei carburanti”. Una nota di Palazzo Chigi specifica ancora: “In presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’IVA in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa”.
Insomma, non c’è nulla di nuovo, soltanto la promessa di un futuro intervento e di una riduizione delle accise se le condizioni lo permetteranno.
Altra novità riguarda il bonus benzina fino a 200 euro, che i datori di lavoro privati possono riconoscere ai loro dipendenti senza che sia conteggiato nel calcolo dei redditi. La misura, introdotta nel 2022, era stata riconfermata fino a marzo, ma ieri il governo ha deciso di prolungarla fino a fine anno. In attesa dei dettagli tecnici, quindi, ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2023 per avere dal proprio datore di lavoro un buono fino a 200 euro per l’acquisto di carburanti.
A scatenare la rivolta dei distributori era stato soprattutto il decreto per il monitoraggio dei prezzi che non sarà più settimanale ma giornaliero: con questo decreto è stato introdotto così l’obbligo di esporre il prezzo alla pompa con sanzioni che potrebbero essere comminate dal prefetto. Nelle nuove misure è previsto inoltre che con un’altra norma venga fissato un tetto agli aumenti del costo dei carburanti sulle autostrade. I gestori dovranno tra l’altro esporre dei cartelli indicando il prezzo medio nazionale stabilito dal ministero dell’Ambiente. Provvedimenti giudicati vessatori dai benzinai che tramite le associazioni di categoria hanno minacciato lo sciopero.
Sembra che all’interno della maggioranza si siano verificate delle forti frizioni, con la premier Meloni che ha accusato gli alleati di averla lasciata praticamente sola a difendere l’operato dell’esecutivo sulla decisione di non prorogare il taglio delle accise. Lega e Forza Italia infatti sono apparse defilate e poco disposte a metterci la faccia. Anzi, gli azzurri sono sembrati strizzare l’occhio ai gestori, facendo capire chiaramente che non possono essere scaricate su di loro le responsabilità per l’aumento dei prezzi, determinato unicamente dal mancato rinnovo del taglio delle accise. Lo ha fatto capire chiaramente il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo dicendo: “Sui carburanti secondo noi, non è in atto una speculazione, ma di certo c’è un tema legato ai prezzi, che dobbiamo affrontare”. Insomma, non proprio un sostegno pieno all’operato del governo e della Meloni, che si sta sforzando di spiegare che il mancato taglio delle accise è utile a recuperare risorse da reinvestire per aiutare gli italiani a fronteggiare il caro bollette.
Certo è che il dossier benzina è il primo pericoloso ostacolo sul cammino del governo Meloni e sembra rovinare la luna di miele che dal 25 settembre non si è mai interrotta fra la premier e il popolo italiano, confermata anche da sondaggi che vedono la popolarità della Meloni e del suo partito in costante ascesa. La protesta dei benzinai e la minaccia di uno sciopero in qualche modo sembrano rompere l’idillio, aggravato come detto dal fatto che il capo del governo non sente alle sue spalle una maggioranza realmente coesa e pronta a difenderla.
Le modifiche al decreto probabilmente avranno pochi effetti concreti nel breve periodo, soprattutto se continuerà a diminuire il prezzo del greggio, ma senza dubbio rappresentano un gesto di distensione nei confronti delle categorie interessate in vista di una trattativa che si annuncia complessa. Ma la Meloni intende mettercela tutta per scongiurare lo sciopero e riportare le proteste nel solco del dialogo e della collaborazione.