Cospito. Anni di piombo mediatici e vera strategia della tensione. Stato forte o debole?

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La Meloni dice che lo Stato non deve trattare con Cospito e non deve cedere alle minacce. L’anarchico, invece, fa lo spocchioso e ironizza col mondo: “Con questo sciopero sono diventato famoso”. Una dichiarazione mediocre che fa il paio con una sua battuta di qualche tempo fa: “E’ lo sciopero più falso della storia”.

Matteo Messina Denaro, dal canto suo, non parla, anzi irride alle istituzioni. Esattamente come Cospito. Tanto da indignare la sorella di Falcone, Maria: “Non si è ravveduto”. E come se non bastasse, l’anarchico in carcere, nell’ora d’aria prevista dal 41bis, continua a dialogare con i mafiosi.
Oggetto delle conversazioni trasversali, ovviamente, la mediatizzazione della protesta, mirata a concedere un carcere meno duro. Morale: mal comune, mezzo gaudio.

Domanda: ma lo Stato in questo momento, è forte? E’ realmente autorevole? La premier ha ragione a sostenere che la violenza dei gruppi, le proteste cruente dei contrari al 41bis, è di fatto un atto di sovversione contro lo Stato e non contro il governo. Anche se ha sconcertato il silenzio sempre degli stessi “antagonisti” durante il lockdown, quando molte libertà costituzionali sono state compresse o addirittura cancellate; e pure durante il governo tecnico di Draghi, totalmente prono agli interessi di Bruxelles. Solo silenzio, come se il 41bis fosse inesistente. E adesso, col governo di centro-destra, è diventato una battaglia di civiltà fondamentale?

Certamente, la cattura preannunciata da testimoni e da diretti interessati, eterodiretta nella forma e nella sostanza, non ci ha regalato una grande immagine della Repubblica. E abbiamo già scritto che il mutismo di Matteo Messina Denaro, conviene a tutti: a lui, così non passa per spia, infame e delatore: e allo Stato, così non si riaprono vecchie e mai morte stanze opache, collusioni, ambienti “porte-girevoli”, patti inconfessabili, relativi ai misteri che hanno insanguinato l’Italia.
Fa bene la Meloni a parlare di Stato, anche perché il governo, in qualche suo componete partitico non ha brillato per grammatica costituzionale (Donzelli-Del Mastro).

E specularmente, altra domanda: c’è veramente un attacco terroristico modello-Br? Almeno dai numeri dei partecipanti alle manifestazioni e dai danni procurati, dagli scontri con la Polizia, sembrano più agitazioni da sardine, modello-centri sociali.
Evocare quindi, gli anni di Piombo è pericoloso per due ragioni: da un lato, si dà troppa importanza a fenomeni marginali (alimentando il sospetto di un depistaggio con l’obiettivo di coprire altri problemi); dall’altro, si mediatizza un argomento al solo gioco di gonfiare e fare gli interessi di un personaggio come Cospito. E anni di piombo mediatici rischiano di partorire una strategia della tensione vera.

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