Consigliamo ad Amadeus di chiudere in bellezza. Non rimanga in carica, ma si accontenti del successo ottenuto, dei soldi che ha fatto intascare alla “complice” Rai, grazie alla pubblicità, e soprattutto, sia consapevole di aver avviato uno schema pericoloso e demenziale che non può non degenerare ancora.
Infatti, alla prossima edizione, per alzare l’audience, dovremo necessariamente assistere a un’orgia in diretta, a un rapporto sessuale omo, o a una sniffata di coca. A meno che, al governo non ci sia la sinistra, e allora sarebbe un altro paio di maniche.
Chi sono i cattivi maestri? Amadeus ha usato due parole-chiave: arte e libertà. Ma evidentemente su questo non ci capiamo. C’è un’incomprensione di fondo.
E’ arte mimare un rapporto sessuale e un bacio omo? E’ arte sfasciare il palco calpestando i fiori perché ti senti te stesso? E’ arte o libertà inneggiare alla droga (e fa specie una vecchia icona sinistra come Gianni Morandi che pur di restare a galla, accetterebbe qualsiasi messaggio politicamente corretto)? E’ libertà vestirsi a piacimento “pensandoti libera”, o inneggiare a una Costituzione tirata per la giacchetta quando serve e ignorata quando non serve (le armi per la pace, altro che articolo 11, o la campagna vaccinale che ha compresso proprio le libertà costituzionali)?
E’ libertà continuare a sputare nel piatto dove si mangia, come fa ripetutamente la Egonu, invece di ringraziare un paese che l’ha accolta, integrata e accompagnata alla grandezza sportiva (naturalmente che merita)?
E’ libertà propagandare il gender, la fluidità quasi a considerarla un’ideologia normale?
Ma Amadeus, come abbiamo detto, chiama tutto questo arte e libertà. Forte dei numeri. Come se i numeri possano sancire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Vorrei ricordare che tutte le dittature hanno avuto il consenso della gente.
Per non parlare di “Repubblica”: che esalta il festival dei cattivi ragazzi, della libertà, rallegrandosi per una campagna anti-destra, durata una settimana, totalmente gratuita, a spese del cittadino. Si accontenta di poco, vista la crisi e l’inutilità del Pd.
E la Rai? Il tripudio della falsità e dell’ipocrisia istituzionale. Qualcuno può veramente pensare che i suoi dirigenti non fossero a conoscenza degli insulti, delle diffamazioni che avrebbero connotato il comizio di Fedez?
Il guaio è che stiamo combattendo un pensiero unico degno del peggiore nazismo. Io l’ho chiamato “sweet-fascism”. Se ti opponi al circo politicamente e culturalmente corretto sei moralista. Se come governo prendi provvedimenti, ecco che gridano al fascismo o al ritorno del minculpop.
Per questo, al di là di qualche critica e denuncia, la Meloni non farà nulla. Anche perché, se osa consigliare una correzione (come è accaduto con le Foibe), attraverso il suo ministro Sangiuliano, viene attaccata dal mainstream, come ha fatto Selvaggia Lucarelli su un eccidio che ha riguardato decine e decine di migliaia di istriani e dalmati, uccisi dai partigiani comunisti-titini, perché italiani.
Lo schema del pensiero unico è ormai collaudato: se ti indigni sei moralista, se protesti, perché certe cose non si devono fare, sei fascista, omofobo, reazionario, e ti comporti come il Minculpop: epuri.
La verità è che la musica non ha più niente da dire, Sanremo non ha più niente da dire, il servizio pubblico non vale più niente. A questo punto meglio privatizzarlo. E lo dice un convinto favorevole del servizio pubblico.
Siamo in un tragico momento di crisi valoriale e morale
E’ la morte di una civiltà, come l’abbiamo conosciuta, tipo fine dell’impero romano d’Occidente. Sono arrivati i barbari e hanno trovato un impero imploso, corrotto, e marcio. E la chiamano modernità.