Silvio Berlusconi è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo milanese sul caso Ruby ter. Oltre a lui, le assoluzioni, sempre con la formula “perchè il fatto non sussiste”, hanno riguardato tra gli altri Karima el Mahroug e le 20 giovani ex ospiti delle serate di Arcore. Col dispositivo letto dai giudici Tremolada-Gallina-Pucci della settima sezione penale di Milano, dopo poco più di due ore di camera di consiglio e oltre 6 anni di processo, sono crollate le accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Forza Italia ora vuole una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce su quella che definiscono “la persecuzione del secolo”, ovvero l’accanimento di un settore politicizzato della magistratura contro Berlusconi per eliminarlo dalla scena politica. Sulla vicenda interviene il filosofo e docente di Filosofia del Diritto all’Università di Genova Paolo Becchi, che da molto tempo è in prima linea nella lotta per la riforma della giustizia.
Cosa pensa dell’assoluzione di Berlusconi?
“Per Berlusconi si tratta di un grandissimo successo, visto che è stato assolto con una formula indiscutibile che non lascia spazio ad interpretazioni, ovvero perchè il fatto non sussiste. E’ inevitabile a questo punto dover onestamente riconoscere che c’è stato effettivamente un accanimento giudiziario nei suoi confronti”.
Forza Italia vuole istituire una commissione parlamentare per indagare sui comportamenti della magistratura inquirente e fare luce proprio su quella che ritengono una persecuzione giudiziaria ai danni dell’ex premier. E’ d’accordo?
“Non solo sono favorevole all’istituzione di questa commissione, ma auspico che ne segua anche un’altra sulla gestione della pandemia e della campagna vaccinale. Tornando a Berlusconi credo sia inevitabile fare luce su tutto quello che è avvenuto negli ultimi dodici anni e non solo”.
Anche lei pensa che l’inchiesta cosiddetta “Ruby gate” con i suoi vari filoni, abbia condizionato e determinato il corso delle vicende politiche?
“Nel 2011 ai danni del governo Berlusconi c’è stato un autentico colpo di stato e questo è sotto gli occhi di tutti. E’ stato costretto a dimettersi e a lasciare la guida di un governo che aveva conquistato con il voto degli italiani nel 2008. Fu determinante in quella circostanza l’ostilità internazionale con gli attacchi finanziari all’Italia, ma anche le vicende giudiziarie avevano fortemente indebolito la credibilità di Berlusconi con il caso di Ruby e del cosiddetto bunga bunga. Ma se ci sarà questa commissione d’inchiesta credo si debba iniziare ad indagare dal 1994, perché è da allora che è iniziato il tentativo di una parte della magistratura di distruggere il leader di Forza Italia. Anche l’unica condanna che ha ricevuto sappiamo tutti presentare aspetti molto controversi e discutibili. Penso comunque che la decisione della corte che ha assolto Berlusconi vada letta anche in chiave politica, ovvero come il tentativo di chiudere definitivamente la stagione di Mani Pulite”.
Forse perché Berlusconi ormai è al tramonto dal punto di vista politico e non rappresenta più un problema?
“Sarà forse anche per questo, ma io penso che adesso abbia tutto il diritto di far valere le sue ragioni e vederci chiaro. Lei ricorderà molto bene quando nel 1994, pochi mesi dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, fu raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione mentre a Napoli stava presiedendo un vertice internazionale contro la criminalità. Quello fu un episodio scandaloso che dimostrò il tentativo della magistratura di sinistra di voler delegittimare il capo del governo agli occhi del mondo intero. Ora Berlusconi è tornato in Parlamento e quindi ha il diritto di conoscere la verità su tutte le volte in cui la sua azione politica e di governo è stata ostacolata dall’intervento di certa magistratura ideologizzata. Ma ripeto, oltre a fare luce sulle inchieste contro Berlusconi, è arrivato anche il momento di indagare sull’operato del ministro Speranza e della sua cabina di regia durante la gestione della fase pandemica. Sono questioni a mio giudizio strettamente correlate. Mi dirà che queste commissioni parlamentari lasciano sempre il tempo che trovano, ma io sono convinto che sia doveroso comunque istituirle”.
Commissione parlamentare a parte, non pensa che il governo a questo punto debba mettere mano ad una seria ed organica riforma della giustizia, procedendo soprattutto con la separazione delle carriere fra magistratura inquirente e giudicante?
“Con me sfonda una porta aperta. Purtroppo i recenti referendum non hanno avuto successo a causa di una scarsissima comunicazione mediatica che ha impedito agli elettori di essere informati sull’importanza di riformare il sistema della giustizia in Italia. Adesso tocca al Governo e al Parlamento agire, ma se devo essere sincero non mi faccio troppe illusioni”.
Perché?
“Mi ha molto deluso il ministro Nordio, persona rispettabilissima, competente, dotata di indubbie capacità giuridiche, oltre che di un sano spirito liberale e garantista. La persona più adatta a portare in porto una seria riforma della giustizia che sappia riprendere anche le proposte già sottoposte a referendum. Purtroppo però mi ha lasciato perplesso il suo modo di procedere nella vicenda che riguarda l’anarchico Cospito. Trovo incomprensibile che un liberale come lui, che ha sempre manifestato un’anima garantista e umanitaria, mostri tanta durezza nei confronti di un detenuto che non ha a mio giudizio alcun motivo per restare al 41 bis”.
Non crede però che tanto Forza Italia, ora rafforzata dall’assoluzione di Berluscini, che la Lega con Salvini sotto inchiesta per la gestione dell’immigrazione all’epoca in cui era ministro, abbiano tutto l’interesse a che questa riforma si faccia, riportando un sano equilibrio fra poteri? Con l’autonomia della magistratura comunque garantita, ma con la politica messa al riparo dalle invasioni di campo di certe procure?
“Guardi che Nordio al Ministero della Giustizia lo ha voluto Giorgia Meloni, non lo hanno scelto Salvini e Berlusconi. Quindi mi chiedo per quale motivo adesso il ministro non debba essere libero di mettere in pratica i progetti di riforma che ha sempre sostenuto. Credo che sussistano tutte le condizioni perché la riforma si faccia e pure in tempi rapidi. Non soltanto procedendo con la separazione delle carriere ma riformando anche la custodia cautelare, altro grande scandalo del nostro Paese. Ma ripeto, si può parlare di riforma liberale quando sul caso Cospito ci si sta comportando come nel medioevo, in epoca pre-Beccaria? Una seria riforma della giustizia, alla luce dell’esperienza degli ultimi trent’anni, non può non essere rivolta a tutela delle garanzie dei cittadini e contro i soprusi di certa magistatura. Perché non è accettabile in uno Stato di diritto che per esempio la carcerazione preventiva venga usata, come purtroppo avvenuto, come strumento di pressione rivolto ad estorcere confessioni. E trovo altresì inumano che il cittadino debba conoscere l’umiliazione del carcere ancor prima di essere processato e giudicato. Ora però mi chiedo come si possa sperare di veder tolta la custodia cautelare quando poi, chi dovrebbe agire in tal senso, lascia al 41 bis un detenuto che alla fine non ha ucciso nessuno. Perché un ministro liberale e garantista deve mostrarsi così duro verso una persona? Soltanto perché è un anarchico?”.
Il caso Cospito però è un caso particolare, ciò non vuol dire che non si possa comunque procedere a riformare la giustizia.
“Lo spero, ma capisce bene che da un ministro liberale mi aspetto ben altri atteggiamenti. Specie dopo aver dichiarato di voler riformare anche il sistema delle intercettazioni, ma utilizzando proprio le intercettazioni per lasciare Cospito al carcere duro. Vedo delle contraddizioni troppo evidenti, perché non si può pensare di realizzare una riforma della giustizia in senso garantista, quando poi alla prima occasione utile ci si comporta come il peggiore dei giustizialisti”.