L’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Pd certamente migliora i rapporti con il Movimento 5Stelle e rende possibile la ripresa di un dialogo in vista di future alleanze.
Ma per Giuseppe Conte può rappresentare anche un serio problema, perché la Schlein comunque la si pensi va a toccare gli stessi temi dei 5Stelle, vedi la difesa del reddito di cittadinanza, il salario minimo, il contrasto alle privatizzazioni con una maggiore presenza pubblica nella gestione dei servizi, la transizione ecologica e la lotta ai termovalorizzatori; e in più la neo segretaria del Pd è donna, giovane e ha dalla sua la forza della novità.
C’è dunque il rischio che il nuovo Pd a guida Schlein possa entrare in forte competizione con il Movimento pentastellato svuotandolo di voti e di contenuti e riducendolo ad essere l’anello debole dell’alleanza di sinistra. Tutto dipenderà da quanto la neo segretaria riuscirà davvero a spostare il partito a sinistra. Operazione però che non convince un esponente di sinistra che il Pd lo conosce bene, avendoci militato a lungo ed essendo stato fra i promotori della rifondazione della sinistra in Italia all’epoca del renzismo imperante.
Si tratta di Stefano Fassina, da mesi ormai vicino a Giuseppe Conte (molti lo indicano come suo consulente economico) il quale spegne gli entusiasmi dei tanti analisti convinti che Schlein rivoluzionerà il Pd e lo riporterà a sinistra.
Fassina ci crede poco e intervistato da Cusano Italia Tv dichiara: “Il M5s non rischia assolutamente di perdere voti, mi pare che ci sia un’enfasi eccessiva sullo spostamento a sinistra del Pd. È facile raccontarla così, ma in realtà sulle questioni fondamentali l’asse del Pd rimane sempre lo stesso”. L’ex leader di Sinistra Italiana ritiene che l’elezione della Schlein possa essere da stimolo per Conte a ritrovare un rapporto più stretto con le fasce popolari per non essere scavalcato a sinistra dal Pd, ma è convinto che non ci sarà alcuna svolta a sinistra da parte dei dem. “A sinistra – spiega – c’è una prateria sterminata di gente che non va a votare. Alle ultime elezioni regionali l’80% degli operai e il 75% dei lavoratori precari si sono astenuti dal voto. Non c’è un problema di eccesso di offerta a sinistra, magari fosse così. Il punto è che l’offerta di sinistra deve avere al centro le condizioni materiali di vita delle persone. Se invece l’agenda politica, come quella della Schlein, è tutta concentrata sui diritti civili, non ci sarà nessun particolare miglioramento“.
I diritti civili, l’adesione totale all’agenda Lgbt credendo ormai superata la questione sociale, eccola lì la grande responsabilità della sinistra degli ultimi venti anni, una responsabilità che parte da Bertinotti (ricordate la candidatura di Luxuria con Rifondazione Comunista?) e arriva oggi fino alla Schlein che, tanto per cambiare, ha fatto della lotta per i diritti delle coppie omosessuali il suo tratto identitario, dichiarandosi lei stessa orgogliosamente gay e mettendo al centro della sua contrapposizione alla Meloni “amare una donna e non essere madre”.
E Fassina incredibilmente offre a Conte come prospettiva futura per reggere la competizione a sinistra con il Pd, indovinate cosa? Un rapporto più stretto con il mondo cattolico. Proprio così! Di fronte un Pd che con la Schlein va verso una radicalizzazione delle sue posizioni ultralaiciste, a Conte non resta che farsi rappresentante di quella parte di elettorato cattolico che ha sempre guardato a sinistra. E come? Partendo dal comune terreno del pacifismo, che ha visto spesso il M5S ritrovarsi in linea con le posizioni di papa Francesco.
Fassina spiega: “È evidente che Conte dovrà essere più attento ad esempio a tutto quel mondo cattolico che guarda a lui sulle questioni della pace, perché Conte è stato l’unico in questi mesi a differenziarsi dagli altri rispetto all’invio delle armi in Ucraina. Quindi, più che inseguire il Pd sull’elettorato ristretto delle Ztl, Conte si deve misurare sulle questioni relative alla pace e alla guerra. E a riguardo – continua – c’è un grandissimo spartiacque, perché la guerra non finirà nei prossimi giorni e le conseguenze economiche e sociali sono devastanti per lavoratori e piccole imprese”.
In effetti è da tempo che Conte sta cercando una sponda nel mondo cattolico, anche se in realtà le entrature in Vaticano, anche ai tempi in cui era Presidente del Consiglio, non gli sono mancate. Da mesi inoltre il leader 5Stelle sembra avere un canale diretto con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio al quale sarebbe stata offerta dallo stesso Conte anche la candidatura alle elezioni europee del 2024. Ed è sotto gli occhi di tutti come il giornale dei vescovi non sia affatto ostile al leader pentastellato, e anzi abbia in questi mesi spesso sostenuto le sue posizioni, sulla guerra e sui temi economici, difendendo il reddito di cittadinanza.
Quindi è molto probabile che molti cattolici di sinistra possano finire con il ritenere molto più affidabile un Conte che sulla guerra ha la forza di distinguersi dal resto della politica italiana, rispetto ad una Schlein che invece sarà costretta suo malgrado a non deragliare troppo dalla linea filo atlantista finora sostenuta con forza dal Pd.
Ma non c’è soltanto la guerra a poter favorire la saldatura fra mondo cattolico progressista e 5Stelle. C’è anche la questione sociale che ha visto finora Conte molto più attivo del Pd sulla lotta alla povertà e il contrasto alle politiche liberiste, terreno su cui la Schlein punta a competere, ma dove difficilmente potrà spingere l’acceleratore se non vorrà perdere per strada la componente riformista dei dem, e ancora di più l’elettorato delle Ztl e dei Parioli, che in fondo è quello che fino ad oggi non ha mai voltato le spalle al Pd. Proprio la candidatura alle europee del direttore di Avvenire o di altri esponenti del pacifismo cattolico nelle liste dei 5S potrebbe suggellare l’alleanza fra la parte del mondo cattolico più marcatamente bergogliano, con gli ormai ex grillini.
Certo, restano le distanze sul piano etico, perché il Movimento 5Stelle è favorevole tanto al riconoscimento delle unioni gay, quanto alla legalizzazione dell’eutanasia, ma è altresì vero che da quando c’è “l’ex avvocato del popolo” alla guida, non ne ha fatto un tratto distintivo come invece avviene al Pd con la Schlein. E per i cattolici di sinistra, o “adulti” come amano definirsi, le questioni etiche non sono state mai ritenute prioritarie rispetto a temi come l’accoglienza dei migranti, la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, la difesa dell’ambiente ecc.
Insomma, il ruolo dei cattolici sta tornando determinante, e paradossalmente rischia di diventare fondamentale a sinistra per l’affermazione dei nuovi equilibri e le future alleanze. Da evidenziare poi come Avvenire ha salutato l’elezione della Schlein. Ne ha apprezzato il dinamismo, il nuovismo, la spinta in più che è capace di offrire al Pd, ma ha altresì evidenziato il grave handicap costituito dalla difficoltà di rappresentare la tradizione cattolico-popolare che è stata essenziale nella costruzione del Pd. Alla Schlein è stato chiesto di non disperdere l’eredità di Sturzo, De Gasperi, Moro, Dossetti, Zaccagnini, finendo con David Sassoli, tradizione che però vede la neo segretaria completamente digiuna ed estranea.
Cosa faranno i cattolici come Franceschini, figli dell’esperienza democristiana che hanno contribuito all’elezione della Schlein? A giudicare dai toni utilizzati dalla neo leader durante la campagna delle primarie, la sensazione che si percepisce è quella di un’assenza totale di visioni “cristianamente ispirate”, segno evidente di come, oltre ai voti, queste componenti di matrice popolare non siano state in grado di plasmare in alcun modo l’identità del modello di partito proposto agli elettori. Ci riusciranno in futuro? Se il buongiorno si vede dal mattino…..