“Essere donna è un grande vantaggio, perché spesso non ci vedono arrivare”. Con questo messaggio la premier Giorgia Meloni ha celebrato l’8 marzo. Una frase a 360 gradi. Ma soprattutto, una risposta diretta alla Schlein che aveva detto la stessa cosa. E l’ha detta per prima.
Abituiamoci. Le due antagoniste (comunicazione-specchio) si confronteranno con “virulenza”, ma dialogheranno anche a distanza.
D’altra parte, sono speculari; si alimentano e continueranno ad alimentarsi a vicenda. E’ la regola aurea del bipolarismo a trazione mediatica. ll problema vero è quale destra di governo e quale sinistra di opposizione, per tornare al governo (si spera col voto popolare e non con qualche golpe della magistratura o qualche commissariamento estero), si costruiranno per il futuro dei popoli e degli Stati.
Cosa vuol dire “non ci vedono arrivare”? Innanzitutto, a chi è destinata la considerazione? Ovviamente agli uomini, titolari per diritto divino di tanti ambiti, a cominciare dalla politica. Finora, le donne presenti in parlamento sono sempre state cooptate dai maschietti, e le quote rosa hanno imposto una rappresentanza meccanica, aritmetica, di mera garanzia, su una sostanza complessiva che dovrebbe premiare il merito e non il numero.
Ma il dato corrente è che le donne stanno scalando parecchie vette (al di là della preoccupazione del presidente della Repubblica). Attualmente hanno raggiunto posizioni apicali non solo le italiane (di destra e sinistra, Fdi e Pd). In Europa abbiamo la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, abbiamo Cristine Lagarde, presidente della Bce, Roberta Metsola, presidente del parlamento europeo. E, come noto, ci sono non poche premier o ministri in gonnella.
A cosa serviva andare oltre quello che già di fatto è un fenomeno in crescente ascesa? La Meloni ha detto vuole una donna ad una partecipata. Tutto giusto. Anche qui: a chi era rivolto? Alla Schlein. La premier ha giocato d’anticipo per obbligarla a inseguire sulla strada dei diritti da consolidare. Dimostrando che nessuno è proprietario degli argomenti. Radicalizzazione che la nuova segretaria dem vuole cavalcare: lei è il progresso, la premier il medioevo. Medesimo titolo (gli ambienti sono organicamente collegati) di Repubblica: “Con l’elezione di Elly Schlein in una notte Meloni è ricaduta nel secolo scorso (articolo di Concita De Gregorio). Il disegno del mainstream intellettuale, giornalistico, politico è colpire la Meloni, che diventando capo del governo, ha sconvolto gli schemi ideologici del pensiero unico, intestandosi un femminismo vero, rispetto a quello astratto e incompiuto della sinistra, confinandola al passato, a una visione arcaica, patriarcale, anacronistica della donna, della famiglia, del lavoro, della società. Mentre la Schlein è il bene, il progresso, la morale, l’etica, l’emancipazione, i diritti, la Costituzione antifascista.
Tornando al “non ci vedono arrivare”, il suo valore era ed è pure a uso interno. La Meloni ha dovuto sgomitare in un mondo di destra per definizione maschilista, che considerava le donne, un mix tra gli angeli del focolare, le segretarie, le dame della tradizione e le escort (modello-Biancaneve, modello-Cicciolina, modello-Giovanna d’Arco). Ma le va dato atto che è riuscita a smentire ogni luogo comune. E sul piano lavorativo non si è fatta mancare nulla, con una gavetta reale.
La Schlein conferma, invece, la tradizione recente della sinistra fucsia, che da benestante, figlia della perfetta borghesia laicista, parla di umanità, di femminismo, di poveri, di fame nel mondo e di accoglienza totale. E in seconda battuta, il “non ci vedono arrivare”, oltre alla minaccia nei confronti di Palazzo Chigi (attenti, vi ruberemo la scena e la poltrona), è un segnale ai circoli e gli iscritti del Pd (la struttura pesante e burocratica del partito) che le hanno preferito Bonaccini.
Conclusione: dopo il “non ci vedono arrivare”, ci sarà il “siamo arrivate”. E forse allora il merito e non la competizione tra maschietti e femminucce sarà un presupposto normale e naturale.