È ormai al centro del dibattito politico la proposta di legge del deputato centrista francese Laurent Marcangeli. L’idea dell’ex consigliere è quella di vietare l’accesso a tutte le piattaforme social ai minori di 15 anni. Si tratta di una proposta di legge rivoluzionaria, difatti è subito arrivata all’Assemblée Nationale.
La linea d’azione di Marcangeli prevede inoltre, una volta raggiunti i 15 anni, l’autorizzazione genitoriale per accedere ai social Network. Se la Francia dovesse approvare legge, la violazione della stessa comporterebbe una multa in capo al social.
Le multe in questione non dovrebbero superare però l’1% del volume d’affari. Per intenderci, nell’eventualità che si verifichi l’infrazione della legge sulla piattaforma Facebook, Meta si troverebbe pagare circa 1 miliardo di euro. Se l’iniziativa dovesse andare a buon fine ci sarebbero senz’altro aspetti positivi.
Primo fra tutti si verificherebbe una drastica diminuzione, superiore al circa 40%, del fenomeno del cyberbullismo, ampiamente diffuso tra i minori. Inoltre il controllo genitoriale dai 15 anni fino alla maggiore età, permetterebbe un’azione di maggiore tutela e salvaguardia nei confronti dei figli.
Tuttavia è bene sottolineare che la proposta di Marcangeli ha sollevato molti dubbi, non per il suo contenuto,ma per la poca concretezza. Difatti esistono già una serie di normative che non permettono l’utilizzo delle piattaforme social al di sotto dei 13-14 anni.
Nonostante ciò, aggirare le regole,in particolare quelle dei social è ormai abitudinario. In questo senso, in base ai dati forniti dalla Commissione nazionale per l’informatica e le libertà, in Francia la prima registrazione sui social network avviene, in media, a 8 anni e mezzo, e vi si iscrivono più della metà dei 10-14enni.
Questo comporta quindi non solo una violazione delle normative interne, in termini di materia cibernetica, ma anche di alcune direttive dell’Unione Europea. Difatti il concetto di “consenso digitale” fissato dall’UE, indica l’età minima in cui è permesso usare i social tra i 13 e i 16 anni. In attesa della decisione del parlamento il dibattito in Francia resta ovviamente aperto.
La vicenda, nonostante si collochi in territorio estero, non è da sottovalutare. Difatti non è da escludere che altri Stati dell’Ue, nell’eventualità di un epilogo positivo per la proposta Marcangeli, decidano di seguire l’esempio francese.