Francesco apre ai preti sposati: strategia, provocazione o finestra di Overton?

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Papa Francesco apre ai preti sposati e sembra farlo in un momento molto particolare e delicato per la Chiesa.

In un’intervista al sito argentino Infobae, il pontefice parlando del celibato dei sacerdoti ha detto: “Il celibato nella Chiesa occidentale è una prescrizione temporanea, non so se si risolve in un modo o nell’altro, ma è provvisoria in questo senso; non è eterno come l’ordinazione sacerdotale, che è per sempre, che tu lo voglia o no. In realtà, nella Chiesa cattolica ci sono sacerdoti sposati: tutto il rito orientale è sposato. Tutto. Tutto il rito orientale. Qui in Curia ne abbiamo uno che ha una moglie e un figlio. Non c’è nessuna contraddizione per un sacerdote nel potersi sposare”.

Alla specifica domanda se la norma sul celibato sacerdotale può essere rivista, Francesco ha risposto per ben due volte “sì”, pur specificando che a suo giudizio non risolverebbe però la crisi delle vocazioni.

Dicevamo del momento delicato che sta vivendo la Chiesa. Dalla Germania è infatti arrivato un vero e proprio strappo con Roma sia per ciò che concerne la benedizione delle coppie gay che appunto i preti sposati. Il Cammino sinodale della Chiesa tedesca in corso a Francoforte, ha approvato a larghissima maggioranza il testo che apre alle celebrazioni per la benedizione delle coppie dello stesso sesso a partire dal marzo 2026. Il testo adottato a Francoforte inoltre formula la richiesta a papa Francesco di «riesaminare il nesso tra consacrazione e obbligo del celibato».

L’Assemblea sinodale ha inoltre deciso di chiedere al Papa di esaminare se ai sacerdoti già ordinati possa essere data la possibilità di essere sciolti dalla promessa del celibato senza dover rinunciare all’esercizio del ministero. La mozione sul celibato dei sacerdoti è stata votata con una maggioranza di quasi il 95 per cento. Dei 60 vescovi presenti, 44 hanno votato a favore, 5 contrari e 11 si sono astenuti. Quello invece sul riconoscimento delle unioni gay è passato con circa l’80%.

A questo punto c’è da chiedersi perché Francesco abbia voluto manifestare proprio ora questa apertura nei confronti del celibato sacerdotale. In passato sulla questione si era mostrato molto più cauto, sostenendo che sì, se ne poteva anche discutere, ma che lui riteneva che il celibato obbligatorio fosse cosa giusta e quindi da mantenere. Cosa è cambiato oggi?

E’ probabile che dietro l’apertura di Bergoglio, che giunge in concomitanza con il voto della Chiesa tedesca, ci sia una precisa strategia rivolta a ricompattare il fronte progressista.

Con la morte di Benedetto XVI, come abbiamo scritto più volte, è saltato il tappo che in qualche modo permetteva di contenere il malcontento anti-bergogliano nella Chiesa. Il Papa emerito, nonostante le divergenze di vedute con Francesco su diversi temi, era comunque una garanzia di equilibrio, sia perché il pontefice regnante non osava oltrepassare certi confini mostrandosi molto prudente nelle aperture e nelle svolte da più parti auspicate, sia perché rifiutava sistematicamente di essere messo in contrapposizione con il suo successore, anche spuntando le armi alle frange più conservatrici e tradizionaliste che lo utilizzavano contro Bergoglio. Era dunque una garanzia tanto per il papa che per i suoi avversari.

Ma da quando Ratzinger è morto i conservatori sono usciti allo scoperto, con il chiaro intento di far avvertire il loro peso nella Chiesa e attaccando frontalmente il pontefice. Lo ha fatto l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gerhard Ludwig Müller con la pubblicazione di un libro che in pratica è un atto d’accusa contro il capo della Chiesa e una sorta di programma dei conservatori per il prossimo conclave; lo hanno fatto l’arcivescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana in Kazakistan Athanasius Schneider e il cardinale Walter Brandmüller che hanno accusato il papa di rasentare l’eresia; lo stanno facendo praticamente ogni giorno i cattolici più tradizionalisti che hanno in pratica intrapreso una crociata in difesa della messa in latino e contro il motu proprio Traditionis Custodes, rincuorati in questo dalle rivelazioni dell’ex segretario particolare di Ratzinger monsignor Georg Gänswein, che ha reso pubblica la sofferenza di Benedetto XVI per la decisione di Francesco di abolire il suo Summorum Pontificum e di proibire di fatto le celebrazioni secondo il rito antico.

Si aggiunga a tutto ciò anche lo “scandalo Becciu”, con le telefonate riservate fra il cardinale finito sotto processo e il pontefice stesso, e con la divulgazione delle lettere private in cui lo stesso Becciu sollecita il papa a prendere posizioni in suo favore, ammettendo di averlo autorizzato a mettere in atto quelle operazioni giudicate illecite dai magistrati. “Dovrei chiamarla a testimoniare” dice Becciu a Francesco nella telefonata registrata a sua insaputa e poi finita sui giornali, dove si sente un imbarazzato Bergoglio che non sa cosa rispondere al porporato che gli ricorda di averlo informato di tutte le operazioni che gli vengono contestate e di aver avuto da lui l’autorizzazione ad agire.

Insomma, papa Francesco è chiaramente sotto assedio, ragione per cui sta cercando di ricompattare il fronte progressista e modernista che lo ha eletto dieci anni fa, ma che negli ultimi anni si era in parte sfaldato proprio di fronte alle prudenti chiusure del pontefice rispetto alle richieste del sinodo tedesco. 

Questo spiega le ultime mosse: la settimana scorsa il rinnovo del consiglio dei cardinali, con l’ingresso di tre porporati su cinque di tendenze ultra progressiste e vicini al mondo Lgbt (CLICCA QUI), e adesso l’apertura sui preti sposati, operazione che sembra tanto un tentativo di tornare in piena sintonia con i progressisti e modernisti delusi per le mancate aperture sui temi del celibato sacerdotale, dell’ordinazione delle donne e le unioni gay.

Del resto Francesco in questi dieci anni ci ha spesso abituati a delle strategie apparentemente contraddittorie, ma sempre chiaramente mirate ad obiettivi interni ed esterni: parlando linguaggi progressisti per mostrarsi al mondo diverso dai suoi predecessori, aperto alle innovazioni, inclusivo, il papa degli ultimi e dei lontani, ma rilanciando poi messaggi conservatori (vedi la difesa dei temi etici e il no all’ideologia gender) per spuntare le armi ai suoi avversari che lo dipingevano come modernista, o per ricomparrere i cattolici quando appunto nella Chiesa cresceva il dissenso. Adesso, in presenza di un fronte conservatore che orfano di Benedetto si sta ricompattando anche in vista di un prossimo conclave con il chiaro intento di rottamare la stagione bergogliana, la strategia di Francesco sembra quella di rafforzare intorno a sé il partito cattolico progressista, vestendo nuovamente i panni del “riformatore”.

Probabilmente non sarà Bergoglio il papa che ufficializzerà i preti sposati e il riconoscimento delle unioni gay, ma l’obiettivo del pontefice sembra quello di preparare la strada a chi verrà dopo di lui attraverso il meccanismo della finestra di Overton, ovvero quello di sdoganare gradualmente un comportamento “scorretto” o una prassi considerata improponibile, affinché possano essere approvati dopo aver assuefatto all’idea l’opinione pubblica modificando soprattutto i linguaggi della comunicazione. E difatti già il fatto che un sinodo della Chiesa voti a larghissima maggioranza tanto il riconoscimento delle unioni Lgbt che la revisione del celibato sacerdotale, dimostra che si è già un bel pezzo avanti. Il prossimo papa, se sarà un convinto progressista, avrà  la strada spianata.

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