Due fatti analoghi, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, dimostrano come la cultura del politicamente corretto ci abbia ormai catapultato a tutti gli effetti in un mondo rovesciato.
Il primo episodio è avvenuto a Roma, dove nei giorni scorsi una voce dagli altoparlanti della metro A ha messo in guardia le persone dalla presenza degli zingari e dal rischio di essere da questi derubati. Si è udita una voce al microfono ripetere: “Attenti agli zingari”. Ovviamente, come era prevedibile, si sono subito scatenate le polemiche, al punto che l’Atac ha attivato un’indagine interna e ha individuato il responsabile dell’annuncio, sottoponendolo immediatamente a provvedimento disciplinare.
I giornali hanno titolato la notizia parlando di “annuncio choc” e riferendo di accese polemiche da parte dei pendolari indignati per quella raccomandazione dal chiaro sapore “offensivo e discriminatorio”. E’ stato sollecitato anche l’intervento del sindaco di Roma Roberto Gualtieri che puntualmente ha condannato l’accaduto e chiesto ad Atac di intervenire. Ovviamente è stata grande la soddisfazione degli stessi media che hanno denunciato la vicenda, nell’apprendere che il responsabile dell’annuncio è stato individuato e sottoposto a provvedimento.
E’ invece di ieri la notizia che ha per protagonista la consigliera del Partito Democratico al Comune di Milano Monica Romano, la quale ha criticato le persone che filmano e divulgano in rete, su pagine dedicate alla città, immagini delle borseggiatrici che agiscono sui mezzi pubblici: “Quest’abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi Atm di Milano e di diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di followers è violenza – ha scritto la consigliera in un post – ed è molto preoccupante. La smettano, sia quelli che realizzano i video, sia chi gestisce i canali Instagram che li rendono virali – di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico. Le cittadine e i cittadini che sanno davvero che cos’è il senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le fotocamere, perché non è così – trasformando le persone in bersagli – che si ottiene giustizia. Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già avuti abbastanza davanti a un liceo di Firenze e nelle acque di Cutro. Milanesi, ribelliamoci a questa pessima pratica”.
Incredibile, si è giunti al paradosso di condannare non chi ruba, ma chi denuncia i ladri che sembrano agire indisturbati. Nientemeno accusando di squadrismo coloro che riprendono le borseggiatrici e le mostrano in rete anche al fine di mettere in guardia le persone. Sembra una barzelletta, ma secondo questa illuminata “eletta dal popolo” la violenza non starebbe nel derubare il prossimo, ma nel filmare il furto e chi lo commette rendendo riconoscibili i malviventi.
Incredibile ma vero, il mondo si è rovesciato e qui non si tratta di essere razzisti. Dire ai microfoni di una metropolitana di prestare attenzione agli zingari (che per giunta adesso riescono anche a rendersi irriconoscibili, vestendo normalmente e quindi senza più dare troppo nell’occhio) non vuol dire odiare gli zingari ma molto più semplicemente prestare attenzione alle borse, ai portafogli, agli orologi, visto che non è certo razzismo affermare che molti di loro vivono di furti, e che le azioni più frequenti le compiono proprio a bordo dei bus e delle metro.
C’è da chiedersi: i “cittadini modello”, che i giornali descrivono indignati per quello che è stato definito “annuncio choc”, sono pronti a farsi derubare? Scommettiamo che poi sono i primi a prendersela con la polizia che non c’è mai quando serve, o con la stessa Atac che non è in grado di garantire agli utenti di viaggiare sicuri? Finché ad essere derubati sono gli altri è facile fare i buonisti, gli umanitaristi, scandalizzarsi per quell'”attenti agli zingari” e parlando di annuncio razzista, fascista, squadrista, discriminatorio; diverso è quando i furti toccano a loro stessi, e allora la colpa diventa dello Stato che non tutela i cittadini onesti.
Non viene a nessuno il dubbio che forse il dipendente Atac che ha dato quell’annuncio possa averlo fatto proprio perché pressato da utenti che sono stati derubati o che, come nel caso di Milano, sono stati testimoni diretti di furti e borseggi ad opera di rom? Doveva essere più generico, avvertire di stare attenti ai borseggiatori o ai ladri? Può darsi, ma è tutta questione di forma, non di sostanza; e non prendiamoci nemmeno troppo in giro, perché chi è che vedendo aggirarsi degli zingari, rom, nomadi, chiamateli come volete,nelle stazioni o sui mezzi pubblici non sta in campana?
Ancora più assurdo il caso di Milano, dove come detto ad essere sotto accusa non sono le borseggiatrici, ma i cittadini che le hanno filmate mentre rubano sui mezzi pubblici e hanno poi diffuso i video in rete. La consigliera dem paradossalmente non ha invitato i milanesi a ribellarsi a chi ruba, ma a chi i furti li documenta, come se ad essere tutelati e difesi non devono essere i cittadini, ma i ladri o le ladre che hanno diritto alla privacy, a non essere riprese mentre operano. Roba da matti!
Poi è altresì singolare come la consigliera dem milanese giustifichi il diritto delle borseggiatrici a non essere filmate, collegando tutto alle violenze squadriste di Firenze e ai morti di Cutro; come se questi fatti del tutto scollegati fra loro possano avere un legame. O meglio, il legame ce l’hanno, ma soltanto nel tentativo più che evidente di mettere sotto accusa la destra che sta al governo e che sarebbe responsabile nell’ordine: delle aggressioni pseudo fasciste, degli immigrati che muoiono in mare, e adesso pure di chi filma le borseggiatrici e, crimine inaccettabile, le mostra in rete.
Sembra tanto una conseguenza dell’effetto Schlein, ovvero il cambio di passo del Pd che con la nuova segreteria ha chiaramente rispolverato in grande stile l’antifascismo e l’antirazzismo, per riaffermare l’alternativa alla destra non sul piano dei programmi e dei contenuti, ma dei linguaggi e delle contrapposizioni ideologiche: fascismo Vs antifascismo, razzismo Vs inclusione, omofobia Vs diritti Lgbt, bene Vs male, disumanità Vs umanitarismo.
Ieri il collega Aldo Di Lello su queste pagine ha denunciato l’assurda decisione del Comune di Bologna di eliminare il termine patriota dalle targhe cittadine, sostituendolo con quello di partigiano: questo perché patriota è un termine molto utilizzato dalla destra, ragione per cui il sindaco dem ha ritenuto necessario bandirlo dal lessico della città. Adesso è arrivata la consigliera milanese che in nome di non si sa quale principio antifascista, antirazzista e umanitario, arriva a difendere un presunto diritto alla riservatezza e alla tutela della dignità di chi ruba.
Del resto sono anni che la sinistra va giustificando i reati e le violenze commesse dagli stranieri, trovando ogni volta pretesti umanitari (a casa loro sono abituati così; non hanno lavoro e non sanno come vivere; nessuno li aiuta; lo Stato non li sa integrare; si sentono sotto accusa e discriminati; reagiscono così perché gli italiani sono razzisti e via dicendo).
La dittatura del politicamente corretto ormai ci ha consegnato un mondo rovesciato, dove appunto il colpevole non è più chi commette reati ma chi li denuncia, perché il termine legalità è prettamente di destra, dunque da bandire. E chi combatte per la legalità diventa automaticamente un fascista con la telecamera paragonata al manganello e le borseggiatrici che rubano nelle metropolitane e sui bus definite bersagli del nuovo squadrismo. Ci sarebbe da ridere se non fosse che di questo passo le nostre città sono sempre più pericolose, in mano alla delinquenza, con le stazioni soprattutto la sera diventate off limits, dove si rischia di tutto e di più. Lo scandalo però è avvertire di stare attenti agli zingari o riprendere chi ruba. Appunto, il mondo a rovescio.