Figli coppie gay, Mancuso (Equality): “Trascrizioni falso problema. Cosa serve”

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Il Comune di Milano è stato costretto a interrompere le trascrizioni dei figli nati da coppie omogenitoriali in Italia, in seguito ad una circolare del ministero dell’Interno e ad una precisazione della Procura di Milano. Il riferimento è a una sentenza della Cassazione di fine dicembre alla quale il Viminale chiede di adeguarsi. La prefettura, per chiedere l’interruzione delle trascrizioni, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Abbiamo chiesto un commento in merito al giornalista Aurelio Mancuso, storico attivista per i diritti Lgbt, già presidente nazionale di Arcigay e fondatore dell’ associazione Equality Italia.

Anche secondo lei ieri con l’intervento del prefetto di Milano si è registrato un arretramento nel campo dei diritti civili e del mondo Lgbt?

“La situazione è molto più complessa di come appaia. Purtroppo sui diritti dei bambini si stanno giocando molte partite politiche sia a livello nazionale che europeo. Si stanno mischiando molte cose differenti fra loro”.

Ossia?

“Partiamo con il dire che tutti i bambini devono avere gli stessi diritti, sia quelli nati da coppie eterosessuali che quelli concepiti attraverso pratiche medicalmente assistite o maternità surrogata. Ciò che è accaduto ieri da questo punto di vista non è affatto positivo ma non è questo il problema. Con la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno, la possibilità di adozione speciale è stata equiparata a quella delle adozioni normali. Quindi in questo momento chi deve o vuole riconoscere un bambino non biologico all’interno di una coppia, può seguire lo stesso iter delle coppie in cui uno dei due genitori non è genitore biologico”.

Ma allora dove sta il problema?

“La discussione nasce dal fatto che le coppie omosessuali vogliono che questo riconoscimento avvenga all’atto della nascita, ma l’ordinamento italiano non lo permette. Se uno dei due genitori non è genitore biologico non si può fare il riconoscimento alla nascita. Il vero problema però è un altro ed è su questo che le coppie omogenitoriali insistono di più”.

Quale?

“Deve essere rivisto il sistema delle adozioni, perché non è possibile riservare lo stesso trattamento nei confronti di chi vuole adottare un bambino esterno alla coppia e di chi invece chiede di adottarlo in presenza di un genitore biologico. Capisce quindi che per una coppia omosessuale che ha fatto ricorso alla maternità surrogata o alla fecondazione eterologa, dove è presente un genitore biologico, non basta l’equiparazione fra adozioni speciali e normali, ma interessa veder ridotti i tempi e le lungaggini burocratiche che sono le stesse delle coppie che devono adottare bambini completamente estranei alla storia della coppia, Ai bambini delle coppie omogenitoriali devono essere riconosciuti gli stessi diritti di quelli delle coppie eterosessuali, senza pretendere che da una condizione di oggettiva inferiorità si passi ad una condizione di privilegio. Si chiede alla fine soltanto parità di trattamento”.

Quindi quanto avvenuto ieri a Milano sostanzialmente è un falso problema?

“Se una coppia omosessuale registra un bambino all’anagrafe comunale, ciò non vuol dire che quel bambino avrà gli stessi diritti degli altri dal momento che la legge italiana non lo permette. La trascrizione è un atto puramente amministrativo, importante perché il bambino possa accedere ai servizi comunali, ma senza alcun valore per lo Stato italiano. Io comprendo perfettamente le polemiche di queste ore, anche perché è dai Comuni che si parte per poi ottenere i giusti riconoscimenti a livello nazionale, come è avvenuto in molti altri casi ad iniziare dalla legge sulle unioni civili. Ma quello che serve oggi è una legge sulle adozioni, e non ci possono essere scorciatoie da questo punto di vista. Fare la battaglia contro la circolare della Prefettura di Milano ha sicuramente un alto valore politico e simbolico, di autentica testimonianza nell’ottica di un cambiamento della mentalità culturale, ma è lo Stato che deve riconoscere i diritti, non il Comune. Sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale hanno chiaramente stabilito che deve essere lo Stato a regolare la materia, non possono essere i sindaci. Sala fa bene a combattere per riaffermare un principio, ma se non si vuole giocare sulla pelle dei bambini, tanto a destra che a sinistra, è necessario ragionare su come migliorare la legislazione in materia di adozioni. Io sostengo una riforma della legge che stabilisca tempi differenti rispetto a quelli dei figli estranei alla coppia, ma dubito che si riuscirà a fare con questa maggioranza di destra”.

Quindi il vero problema sta nel fare in modo che tutte le adozioni di bambini nati da un genitore biologico, sia nel caso di coppie eterosessuali che omosessuali, siano garantire allo stesso modo?

“Esattamente, e per raggiungere questo obiettivo l’atto dell’anagrafe comunale è di per se senza valore. E’ un importante atto politico ma purtroppo non risolutivo. Bisogna trovare una strada perché i diritti dei bambini siano garantiti alla stessa maniera e senza discriminazioni”.

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