/

Ecco come il mondo degli ultrà evolve

3 minuti di lettura
ultrà

Dalle scazzottate al bar sotto casa degli anni ’60 alle raffinate tecniche di guerriglia urbana di oggi. Il mondo capovolto degli ultras evolve e corre veloce: l’estensione delle alleanze di sangue e delle rivalità sanguinolente all’intero continente europeo è un drammatico dato di fatto. L’amico del mio amico è mio amico, l’amico del mio nemico è mio nemico, il nemico del mio amico è mio nemico, il nemico del mio nemico è mio amico: i gruppi ultrà restano fedeli ai quattro principi fondamentali delle comunità beduine, ma le professano su scala globale cosicché le dinamiche tra i gruppi diventano sempre meno intellegibili alle polizie d’Europa. Sarà complicato comporre la nuova mappa dell’”internazionale del caos” dovendo rielaborare le mutate situazioni politiche, economiche, sociale e culturali in base, per dirla con il sociologo Antonio Roversi, alla nuova Weltanschauung, la rinnovata concezione del mondo dei guerrieri della curva 2.0.

«E questi chi c… so?», esclama un Fedayn romanista cercando di sfuggire all’imboscata di un gruppo di bestioni interamente vestiti di nero e armati di spranghe, poco prima di Roma-Empoli, la sera del 4 febbraio. Passano dei minuti prima che gli aggrediti realizzino che si tratta degli ultrà della Stella Rossa di Belgrado in “gita di piacere” nella Capitale per vendicare gli amici del Napoli dopo la battaglia dell’autogrill Badia Est dell’8 gennaio tra supporter giallorossi e azzurri. I serbi portano via lo striscione ai Fedayn e lo esibiranno poche ore su social come un trionfale bottino di guerra. Napoli e Stella Rossa sono gemellati dal 2018. Compiuto il blitz di chiarissimo stampo paramilitare, i serbi si dileguano nel buio senza lasciare traccia, così com’erano arrivati. Nessun segno della loro presenza negli aeroporti o nelle stazioni, né all’andata né al ritorno. Il sospetto è che si siano mossi con mezzi privati. E’ l’evento spartiacque che ha fatto scoprire agli investigatori gli intrecci transnazionali del radicalismo calcistico. Ora, nell’attesa di capire se, per la legge non scritta degli ultrà, i Fedayn dovranno sciogliersi per aver perso la loro insegna storica, ci si attende la reazione della Curva Sud. Evidentemente pesa ancora sulla testa dei romanisti come un’onta, l’omicidio del napoletano Ciro Esposito, ferito mortalmente con un colpo di pistola nel 2014 dal romanista Daniele De Santis prima di una finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Giusto per chiudere il cerchio, quelli della Stessa Rossa hanno in comune con i napoletani l’amicizia con i bulgari del Lokomotiv Plovdiv e dell’Olympiakos Pireo, odiata rivale della Gate 13 del Panathinaikos con cui invece sono gemellati sia i romanisti sia gli ultrà della Dinamo Zagabria, ovviamente nemici giurati, dai tempi della guerra civile, dei belgradesi.

Con mezzi propri sono giunti in Italia anche i 600 tifosi dell’Eintrach protagonisti della sera bestiale del 15 marzo a Napoli durante la quale hanno messo a ferro e fuoco la città con il chiaro intento di scontrarsi con gli ultrà azzurri. Tra loro ci sono anche degli atalantini, acerrimi nemici dei napoletani, e qualche ultrà della Salernitana. Nerazzurri e granata avrebbero curato la logistica per conto dei tedeschi, giunti nel capoluogo partenopeo senza avere un solo biglietto in tasca. E qui la giostra si allarga in Germania, perché gli ultrà dell’Eintrach sono nemici di quelli del Borussia Dortmund, alleati del Napoli, e gemellati con i bavaresi del Bayern, questi ultimi autori, a loro volta, dello striscione d’insulti contro il ministro dell’Interno italiano Piantedosi, contrario all’arrivo dei francofortesi a Napoli.

E ancora, faceva bella mostra di sé lo striscione rossonero del Nizza in Curva Nord a San Siro, la sera di Inter-Napoli del 26 dicembre 2018 quando negli scontri tra ultrà perse la vita Daniele Belardinelli, capo tifoso del Varese, tifoseria legata ai nerazzurri, segno che il magma delle alleanze internazionali ribolle già da qualche anno, è vasto e si aggiorna di continuo. Per restare in ambito italiano, gli juventini sono legati ai colleghi del Den Haag (L’Aja), i laziali hanno stretto con gli ultrà del West Ham, i viola con quelli dello Sporting Lisbona, i milanisti con i serbi del Partizan Belgrado. Va da sé che per la proprietà transitiva, milanisti e napoletani difficilmente riallacceranno rapporti amichevoli.

Questo fenomeno montante è un effetto diretto della globalizzazione e della libera circolazione, diritto sacrosanto di ogni singolo cittadino. Solo che quando a muoversi sono centinaia di persone ben organizzate diventa complicato controllarne i movimenti. L’incredibile blitz degli ultrà della Stella Rossa a Roma e l’arrivo indisturbato di quelli dell’Eintrach a Napoli dimostrano che la dimensione nazionale delle forze dell’ordine sta tramontando e che di fronte al tifo radicalizzato transnazionale occorre rispondere con un modello di polizia efficiente e capillare su scala continentale. E insieme all’auspicata rivoluzione investigativa, ammoniscono gli inglesi che cacciarono gli hooligans dagli stadi, c’è bisogno di anche quella culturale, seria e autentica.  

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Ricerca, Gemmato: “Decreti attuativi utili a rendere Italia più competitiva nella ricerca”

Articolo successivo

Migranti, Lollobrigida “In Ue più consapevolezza su quella legale”

0  0,00