Strage di Nashville e gender. Il cortocircuito del progressismo

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Se a compiere la strage di Nashville fosse stato un giovane bianco, magari suprematista, sicuramente etero, i politici, gli intellettuali liberal, radical, i giornali e le tv del mondo, a cominciare da quelli Usa, avrebbero evidenziato a nove colonne il tema ricorrente del razzismo, dell’intolleranza, delle discriminazioni, del bullismo; mali di una società ormai violenta e imbarbarita, complice, in questo caso, una sotterranea mai doma cultura nazista-fascista, una parte del partito repubblicano e la componente che si richiama alle idee di Trump, accusato di essere il “regista del famoso tentato golpe anti-democratico (l’assalto al Congresso).

E solo di sfondo si sarebbe parlato di armi che in America circolano troppo liberamente, data l’onnipotenza delle lobby che le fabbricano e che finanziano troppe campagne elettorali, soprattutto di destra.
Invece, autentico cortocircuito del pensiero unico laicista, la ventottenne pluriassassina Audrey Hale che, penetrando in una scuola ha ucciso tre adulti e tre bambini, è il frutto di un’altra storia: voleva cambiare sesso. Questa l’ipotesi più accreditata della mattanza.

Apriti cielo, i dem americani e i media progressisti Usa, hanno balbettato: hanno avuto e continuano ad avere paura di dire apertamente che il killer (freddato dalla Polizia) era un trans e che amava farsi chiamare Aiden, e che quando poteva, si vestiva da maschio.
A questo punto il teorema ideologico neanche sottotraccia, immediatamente utilizzato, è che magari la rabbia vissuta per la sua disforia di genere non condivisa dalla società, dalla famiglia “che le negava la sua vera identità” e dalla scuola, colpevole di essere un istituto cristiano, per definizione, suo avversario, sarebbe stata la molla della sua frustrazione e della sua violenza.

Proviamo a rovesciare lo stigma, il dogma laicista: e se avesse ragione il figlio di Trump, Donald Junior? Lui, senza mezzi termini ha detto che “il problema di Nashville non sono state le armi, ma le teorie gender”.
Approfondiamo. Il clima di veleno, di contrapposizione, propalato ovunque dai sostenitori di tali teorie, sostenuto da precise lobby e potenti media internazionali, sta disegnando una società dove tutti i desideri devono essere per forza diritti (aborto, droga, prostituzione, utero in affitto, eutanasia); una società dove la mente può e deve decidere sulla natura (ad esempio, sul sesso biologico). E questa la chiamano normalità, democrazia, stato di diritto e civiltà. Mentre chi sostiene il contrario, il primato della vita dal suo concepimento alla sua reale conclusione, la famiglia naturale, l’identità storica, culturale e religiosa dei popoli, l’identità biologica, è un nemico che attenta alla vita degli altri. Fa soffrire, reprime, è “cattivo”.

La conclusione per le menti più fragili che, al contrario, avrebbero bisogno di essere seguite, è la difesa “armata” del loro mondo e delle loro pulsioni, che porta inesorabilmente alla reazione e alla soppressione del nemico (partito politico, genitori, Chiesa, agenzie di senso).
Infatti, la “liberazione” di Audrey-Aiden (che, va detto, era in cura per disturbi mentali) si è articolata in due tappe: l’annuncio social e alle amiche (“Oggi sentirete parlare di me”), e purtroppo, l’azione assassina. Uccisione del nemico e uccisione di sé stessa. Sì perché, la ragazza-ragazzo era consapevole che l’esito della sua missione sarebbe stato fatale.
Se c’è un filo che lega chi giustifica e chi condanna il suo atto è che nessuno ha tentato di capirla, aiutarla, curarla davvero. Il suo è stato un disperato e malato bisogno di essere riconosciuta-riconosciuto. La vera questione però, è come? Assecondando un problema, ritenerlo legittimo, giustificare il suo mal di vivere, o accompagnarla a risolverlo?

 

1 Comment

  1. Chi ha scritto questo elenco di banalità non solo non conosce la realtà della disforia di genere, ma cocciutamente si impegna a non approfondire ed a catalogarla come una malattia mentale da cui si dovrebbe guarire. Lo sostengono Persone che credono nella resurrezione, nell’assunzione in cielo, nella procreazione per opera di un arcangelo, nei vari miracoli, ed, ovviamente, combattono verità scientifiche dimostrate, come l’evoluzione delle specie. Predicano tutto ciò proprio in scuole religiose, come quella verso cui questa Persona incompresa ha maturato il suo folle, alienato, risentimento. Colmiamo la lacuna. La disforia di genere è sempre esistita, così come l’omosessualità. È una naturalissima condizione umana che prescinde da indottrinamenti e condizionamenti culturali o educativi. Come si spiega, altrimenti, che in “normalissime” famiglie dove vige anche l’ortodossia cattolica, una Persona si senta di appartenere al genere opposto fin dall’età di tre anni? Ho raccolto racconti di persone transgender, che ricordano (coi tipici flash delle cose d’infanzia) che buttavano giù i pupazzetti dal seggiolone, sognando che così diventassero femmine? Chi poteva condizionare la mente di bambini di tre anni? Cosa c’è di sessuale in questo ed in quella età innocente? Non è forse il caso di parlare di genere, inteso come insieme di comportamenti, laddove la sessualità non si è addirittura ancora manifestata? Perché non accettare questa natura, considerarli fratelli e sorelle, anzicché minacce, e dare loro la libertà di vivere e manifestarsi come credono, contribuendo così al progresso civile, umano, scientifico, sociale, collettivo? Perché devono nascondersi? Ma soprattutto, perché questo scritto vi fa paura e lo censurate?

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