Italia e Germania, prove tecniche di amicizia

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Italia e Germania provano a stabilire un’amicizia possibile (e duratura). Non è scontato che l’operazione riesca, perché, se tanti interessi convergono, altrettanti divergono. Giorgia Meloni sembra però intenzionata a mettercela tutta.

Ieri la premier ha ricevuto a Roma il cancelliere Olaf  Scholz. È la seconda volta che i due leader si vedono in poco più di tre mesi. Il capo del governo tedesco ricambia la vista che, nel febbraio scorso, la Meloni compì a Berlino. E già questa è una notizia. Basterà dire, ad esempio, che i governi italiano e francese non si sono incontrati neanche una volta in visite ufficiali. Ed è probabile che Emmanuel Macron stia, come si suol dire, “rosicando”, ma non certo come farebbe uno scolaretto geloso, bensì come un leader europeo che vede sfumare il suo progetto di isolamento politico dell’Italia a trazione meloniana.

Tant’è che, guarda caso, pochi giorni fa Sergio Mattarella è corso a Parigi per rassicurare i francesi sull’intenzione italiana di onorare il Trattato del Quirinale, a suo tempo siglato da Mario Draghi e dallo stesso Macron: sembrava, la sigla di quel patto, il punto più alto dei rapporti tra Italia e Francia. Poi Emmanuel rovinò tutto, preso dal terrore che l’ascesa alla premiership di Giorgia potesse favorire indirettamente l’affermazione di Marine Le Pen. Di qui gli attacchi a testa bassa all’Italia sul tema migranti. La ripresa di cordiali rapporti italo-tedeschi ha però messo in crisi la strategia dell’inquilino dell’Eliseo, che a questo punto teme l’isolamento di Parigi da alcuni importanti dossier della politica europea. E sono in molti a scorgere, proprio in questo timore francese, il motivo principale del mutato atteggiamento di Macron nei confronti della premier italiana, verso la quale ha cominciato a pronunciare parole decisamente più concilianti di quanto affermato nei mesi passati.

Tutto questo per dire dell’abilità e delll’agilità con le quali la Meloni si sta muovendo in Europa, una strategia che vede il suo punto di maggiore forza proprio in queste prove tecniche di amicizia tra Italia e Germania. Nei programmi di Roma e di Berlino questa amicizia dovrebbe essere siglata in autunno con la firma del “Piano di azione” tra i due Paesi. Sono parecchi i settori in cui è prevista una stretta collaborazione strategica: si lavorerà in insieme nel settore automobilistico e in quello energetico, come in quello della difesa.

Nell’immediato, l’incontro di ieri ha permesso alla Meloni di incassare un bel risultato sul piano politico-diplomatico. È stato in particolare quando Scholz si è apertamente schierato dalla parte italiana nell’incandescente questione dell’emergenza migranti nel Mediterraneo. «Ogni tentativo –ha detto il cancelliere-  di scaricare il problema su qualcun altro o di puntare il dito accusatorio è condannato a fallire». A Macron saranno sicuramente fischiate le orecchie. Il riferimento di Scholz era sufficientemente chiaro da risultare come un sonoro schiaffo sul viso del presidente francese, che qualche tempo fa accusò l’Italia di “disumanità” nei rapporti con le ong e nella gestione degli sbarchi sulle nostre coste.

In questa posizione tedesca non c’è solo il riflesso dell’attuale gelo nei rapporti tra Berlino e Parigi, c’è anche un rinnovato interesse per il Mediterraneo, area nella quale la politica della sicurezza delle frontiere europee incrocia quella dell’approvvigionamento energetico: dopo l’affrancamento dal gas russo, la Germania cerca nuovi corridoi per i flussi di metano. E quelli provenienti dall’Africa diventano a questo punto strategici. Di qui l’interesse tedesco per gli esiti del “Piano Mattei” lanciato dalla Meloni, con l’obiettivo dichiarato di trasformare l’Italia nell’hub del rifornimento energetico del Mediterraneo.

Ma, come dicevamo all’inizio, non sono solo rose e fiori nei rapporti italo-tedeschi. Sullo sfondo ci sono le grandi e spinose questioni della riforma del patto di stabilità e della ratifica del Mes da parte italiana. Va da sé che il vero problema che sta a cuore al governo è il primo, perché dalla sua soluzione dipendono i margini di manovra delle politiche dei bilancio degli anni a venire. La seconda questione sembra piuttosto un capitolo della guerra dei nervi tra Roma e i ”falchi” europei per strappare le migliori condizioni nelle trattative sui vincoli esterni alle politiche finanziarie dei governi Ue.

Scholz è parso disponibile all’ascolto delle ragioni dell’Italia quando ha detto che  «non si tratta di condurre singoli Stati in una crisi di austerità». Bisognerà però vedere che cosa ne pensano i rigoristi della Bundesbank e il potente ministro delle Finanze, Christian Lindner. Al momento la posizione italiana e quella tedesca sono piuttosto distanti. Tutto dipenderà dalla flessibilità germanica nel derogare in qualche modo ai rigidi canoni della “religione” del rigore finanziario.

Ideologia tedesca vs realismo mediterraneo: il successo di queste prove tecniche di amicizia tra Italia e Germania dipendono dalla possibile soluzione a questo antico conflitto.

 

 

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