Se il cinema a colori fu quello della meraviglia, quello muto fu autentica emozione, almeno per gli spettatori degli inizi del ‘900. Fu Charlie Chaplin, uno dei magnifici attori di quell’epopea, a sottolinearne con un paradosso l’importanza nel momento in cui il muto era già in pieno declino: «Un peccato, perché stava cominciando a perfezionarsi». Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, dirette quest’anno da Jay Weissberg, tornano dal 7 al 14 ottobre al Teatro Verdi e puntano sulle riscoperte e sugli accostamenti originali di temi, opere, filoni per celebrare quell’epoca. La rassegna è realizzata grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
L’inaugurazione del festival sabato 7 ottobre al Teatro Verdi, con La Divine croisière (1929), uno degli ultimi film muti di Julien Duvivier, accompagnato dalla partitura composta e diretta da Antonio Coppola ed eseguita dall’Octuor de France. L’evento finale di sabato 14 ottobre sempre al Teatro Verdi, propone la straordinaria abbinata tra i più grandi, Charles Chaplin e Buster Keaton. Del primo verrà presentato in prima mondiale The Pilgrim (1923), nel nuovo restauro commissionato dal “Chaplin Office” con la partitura originale composta da Chaplin eseguita dall’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer. A seguire, per la prima volta a Pordenone, Sherlock Jr., del 1924, la “summa” del cinema di Buster Keaton. Il nuovo restauro sarà accompagnato dall’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer, con la nuova partitura di Daan van den Hurk.
Fra le retrospettive, la seconda e ultima parte di Ruritania, dedicata alle storie di immaginari regni balcanici con film di fiction provenienti quest’anno da Stati Uniti, Germania, Spagna e Francia accompagnati da cinegiornali sulle vere famiglie reali. L’interesse verso l’argomento era molto vivo tra gli anni ’10 e ’20 del ‘900 presso il pubblico internazionale, sia per motivi storici sia per la suggestione esotica che suscitavano storie e personaggi dell’Europa dell’Est.
La rassegna sullo slapstick (fondato su una comicità semplice che sfrutta il linguaggio del corpo), con reciproche influenze tra Europa e America, propone alcuni dei nomi più celebri dell’epoca, dagli americani Harold Lloyd e Mabel Normand, il britannico Walter Forde, i francesi d’origine italiana Les Fratellini, che ebbero sullo schermo lo stesso successo del circo, il duo danese Pat e Patachon fino a Syd Chaplin, fratello del più celebre Charlie.
Il focus è dedicato alla figura di due attori: il tedesco Harry Piel, regista, sceneggiatore, produttore e attore, considerato all’epoca il Douglas Fairbanks tedesco attivo dagli anni ’10 fino all’era del sonoro, che era conosciuto soprattutto per i film d’azione e d’avventura, l’altro è Harry Carey, secondo John Ford “la stella splendente del primo firmamento western”. Carey ebbe una grande carriera nel muto e nel sonoro, arrivando a una nomination agli Oscar nel 1936 per Mr Smith Goes to Washington di Frank Capra.
Nel centenario della morte, le Giornate rendono omaggio alla figura di letterato e viaggiatore di Pierre Loti con un programma che ricrea il suo mondo attraverso le immagini di alcuni dei luoghi da lui visitati e amati e frammenti di fiction. Si rende omaggio anche all’artista e designer tessile Sonia Delaunay, a cui l’anno prossimo sarà dedicata una mostra alla prestigiosa galleria del Bard Graduate Center di New York. Insieme al marito Robert Delaunay e altri artisti fondò il movimento dell’orfismo, caratterizzato da composizioni dinamiche di forme geometriche e colori contrastanti estendendo ben presto la sua attività alla creazione di costumi, ai tessuti e alla moda. Il “film alla moda” L’Elélégance, in programma alle Giornate assieme ad altri titoli, testimonia l’influenza di Delaunay sulla creazione dei costumi e più in generale il clima dell’avanguardia artistica della Parigi degli anni Venti.
Da segnalare infine la curiosità dei film di famiglia, in occasione del centenario della Pathé Baby, il primo formato che consentiva a tutti di riprendere momenti della propria vita. E per gli appassionati degli sport, il film di montagna Der Berg des Schicksals (La montagna del destino) di Arnold Fanck del 1924, con il campione olimpico di sci Hannes Schneider e l’alpinista professionista Luis Trenker; la tournée in Argentina e Uruguay della squadra di calcio del Genoa nel 1923, dopo la vittoria dell’ottavo scudetto.