A quarant’anni dal rapimento e dall’omicidio di Aldo Moro (viene rapito a Roma, in via Fani, poco dopo le 9) da parte delle Brigate Rosse i protagonisti di quella drammatica vicenda, da molti punti di vista rimasta ancora irrisolta, vengono invitati a parlare in tv e sono oggetto di interviste. Chi ricorda l’Italia del 1978 e quello che successe, però, trova assurdo dare tutto questo risalto a quei personaggi.
Anche perchè con Moro morì anche la sua scorta: Domenico Ricci: 43 anni, Oreste Leonardi: 51 anni, Raffaele Iozzino: 25 anni, Francesco Zizzi: 30 anni, Giulio Rivera: 24 anni.
E la polemica è densa di perché.
“Se proprio dovevano essere intervistati” scrive su un post su Facebook MarioAdinolfi “doveva accadere in carcere in una puntata di Franca Leosini”. Per il leader del Popolo della Famiglia invece “pontificano nelle ricostruzioni “storiche” acchitate per loro a 40 anni da via Fani da giornalisti di sinistra che sembrano voler sfogliare l’album della propria gioventù irrisolta. I carnefici dovrebbero stare zitti, perché avevano ragione le vittime, loro sbagliavano e lo facevano in nome di una ideologia cretina priva di giustificazioni. Ma questo chiama in causa i cattolici, vittime prive di memoria e di “coscienza di sé””.
La psicologa Barbara Collevecchio invece, sul caso Aldo Moro troverebbe “molto più interessante capire come mai un Valerio Morucci (ex brigatista coinvolto in sequestro) lavora con colonnello #DeDonno (ex servizi segreti etc) in un’azienda chiamata G-risk che si occupa di intelligence e Security” scrive in un tweet.
Anche Rita della Chiesa è impressionata dal veder parlare in tv, come nulla fosse, i brigatisti: “E’ un pugno nello stomaco ascoltarli. Soprattutto per chi, come me, quel periodo l’ha vissuto pesantemente nella mia famiglia #atlantide #AldoMoro”.