Direzione Pd, Geloni: “Dem ormai grillizzati, ma Renzi vuole destra al Governo”

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Nuovo governo in alto mare e direzione del Pd ad alta tensione. Il Presidente Mattarella ha annunciato nuove consultazioni per lunedì specificando che si svolgeranno in una sola giornata. Cosa accadrà? Lo Speciale ne ha parlato con Chiara Geloni, giornalista e politologa, responsabile del sito di Mdp. A questo punto fallito il tentativo di accordo fra Pd ed M5S, e di fronte all’indisponibilità dei grillini ad un’alleanza con l’intero centrodestra, sembrano aprirsi diversi sbocchi: un esecutivo del Presidente a termine, guidato da una personalità esterna capace di raccogliere il più ampio consenso in Parlamento, in grado di affrontare le urgenze economiche del Paese e riportare gli italiani al voto, magari dopo aver cambiato la legge elettorale; un esecutivo di minoranza guidato dal centrodestra che cerchi i voti in Parlamento, ipotesi però non gradita a Mattarella, a meno che non vi sia la disponibilità dei dem a sostenerlo (ma ovviamente con un premier diverso da Salvini); oppure la presa d’atto dell’impossibilità di qualsiasi soluzione e il ritorno alle urne,  ipotesi questa che però i partiti punterebbero a scongiurare.

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Che farà Mattarella? Si orienterà su un’ipotesi di governo di transizione? Oppure sono possibili altri scenari?

“Mattarella non ha più grandi margini di manovra. I quirinalisti dei principali giornali oggi palesano uno scenario molto minimalista che possa far almeno partire la legislatura e tornare al voto dopo aver affrontato alcune scadenze importanti. Il Presidente farà il possibile per far partire un Governo che sarà probabilmente a bassa intensità politica, se non addirittura di minoranza. Lo definirei governo di tregua”.

C’è chi ritiene che tanto Renzi che il centrodestra hanno costruito una trappola al M5S per non farlo governare. Le trattative insomma, da una parte all’altra, sarebbero state puramente tattiche per poi isolare di fatto i grillini. Scenario credibile?

“Credo che tutti abbiano dato il peggio di se stessi in queste settimane. Hanno continuato a guardare all’esito di un voto proporzionale con le lenti del maggioritario. La cosa assurda è che a farlo sono stati proprio gli ideatori di questa legge elettorale, Renzi, Berlusconi e Salvini. Sono stati loro a partorire il Rosatellum, eppure hanno continuato dopo le elezioni una prova muscolare da campagna elettorale, rivendicando nel caso del centrodestra una vittoria che in un sistema proporzionale non può esserci per natura visto che le maggioranze si formano in Parlamento. Ho sentito Renzi evocare la figura di Roberto Ruffilli per rilanciare lo slogan del cittadino arbitro. Peccato che Ruffilli lavorasse per una cultura della coalizione in grado di riconoscere pari dignità a soggetti politici che avevano ottenuto risultati elettorali diversi ma che accettavano di allearsi mantenendo intatta la loro autonomia e le loro differenze. Ruffilli è proprio il contrario dell’atteggiamento muscolare e capriccioso degli ultimi tempi”.

Non vede un gioco di sponda fra centrodestra e Pd in chiave anti 5S?

“Parlare del Pd in questo momento è molto difficile, visto che non c’è un solo numero di telefono da chiamare. E’ possibile che una parte dei dem abbia lavorato in quest’ottica, per mettere fuori gioco il M5S e magari sostenere dall’esterno un governo di centrodestra con un premier diverso da Salvini. Non si può far finta di dire di no a tutto. Se si dice no ad un’alleanza con i 5Stelle si sa che poi la palla va a finire in altra direzione.”.

Il destino del M5S quindi a questo punto è quello di stare sempre all’opposizione?

“I 5S sono convinti di giocarsi la partita con nuove elezioni che di Maio ha definito ‘grande ballottaggio’ fra loro e la destra. Sbaglia però se pensa di vincere. Vincerà la destra, ancora di più se resterà unita. I tentativi di dividere Salvini da Berlusconi sono falliti e a questo punto non credo il leader della Lega possa aver interesse a disgregare una coalizione all’interno della quale il Carroccio è sempre più forte rispetto agli alleati. I 5S hanno perso l’occasione di mettere a frutto i successi elettorali fin qui avuti. Continuano a raccogliere consensi ma poi si rivelano incapaci di farli fruttare, a causa di un’impostazione iniziale molto rigida che di fatto gli preclude la possibilità di entrare nel gioco politico. La cosa assurda è che c’è una parte del Pd, quella renziana, che preferirebbe far vincere la destra piuttosto che i 5S. Del resto con la destra hanno già governato, mentre con il M5S non hanno voluto nemmeno avviare un dialogo. Preferiscono avere al governo una destra con inquietanti parentele in Europa e portatrice di valori incompatibili con il Dna di una sinistra europea, anziché scongiurare un simile scenario”.

 

Quanto avvenuto ieri con la divulgazione della “lista di proscrizione” con l’elenco dei parlamentari dem favorevoli, contrari e incerti sull’accordo con i 5S cosa rappresenta?

“E’ la prova di ciò che denunciai anni fa mettendo in evidenza la ‘grillizzazione’ del Pd e delle sue dinamiche interne. Abbiamo assistito al progressivo avvicinamento del Pd al M5S che si sono assomigliati sempre di più al punto da sembrare quasi la stessa cosa. Si sono ritrovati ad essere identici nella loro vita interna, nel loro non rispetto del pluralismo, nel loro agire contro ogni forma di dissenso e tentando di vincolare il mandato politico alla leadership. Questa è una dinamica tuttora in corso nel Pd. Non è nulla di nuovo. Ciò che preoccupa è il fatto che i dem si proclamino argine al populismo senza capire chi abbia dato loro questa patente, nel momento in cui sono sempre più simili a quei populisti che bollano come peggiori nemici”. 

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