Non intendo entrare nel merito dei contenuti riguardanti Aurora Pepa, fidanzata dell’amico Diego Fusaro. Ma certamente ha prodotto un autentico cortocircuito nel circo mediatico e non, dominato dal pensiero unico. E la prova più evidente è che un esperto di comunicazione, come Aldo Grasso, si è sentito in dovere di scrivere un articolo, a metà strada tra presa in giro, comprensione e macchiettizzazione.
Non importa se Aurora Pepa, nell’intervista a La Zanzara, descrivendo la sua giornata con Diego, abbia scherzato o meno. Ciò non toglie che ha evidenziato i limiti strutturali dell’attuale religione laicista, fondata su dogmi assoluti, indiscutibili e sulla più totale assenza di ironia.
Vediamo le frasi “incriminate”: “Diego legge sempre Hegel e basta. Non abbiamo mai fatto l’amore. Sono vergine. La nostra giornata tipo è che lui si sveglia, si mette a studiare, io cucino per lui, stiro le sue camicie, sono sottomessa etc”.
Apriti cielo, al di là delle interpretazioni e motivazioni che hanno spinto la giornalista a enunciare tali principii, c’è una domanda da fare: si possono dire tali frasi provocatorie e controcorrente, nel dominio totale dell’individualismo, della libertà assoluta, di certo femminismo che considera la famiglia naturale come una prigione medioevale, l’utero in affitto come una cosa normale, anzi sociale, solidale e l’aborto un diritto (non un dramma), basti pensare allo slogan della manifestazione a Verona contro la mozione pro-life comunale, “la lotta è fica”?
Andiamo alla sostanza del messaggi: la verginità è ancora un valore o una burletta da repressi? E’ da considerare un modo per mettere in campo in un rapporto tutti i sentimenti e le potenzialità che legano un uomo ad una donna, o è semplice castrazione degli impulsi? Se una donna, per libera scelta, aspetta il matrimonio per arrivare al rapporto intimo, sbaglia o salvaguarda la sua dignità? E’ una libera scelta farsi considerare un oggetto e considerare l’altro come oggetto? L’amore è solo piacere o altro? La libera scelta è solo quella di perdere la verginità a 16 anni (come dimostrano le statistiche), o interrompere la gravidanza come sistema di contraccezione?
E poi, la parola “sottomessa” che tanto spaventa (come da libro di Costanza Miriano). Si può essere “utile all’altro”, come missione di vita nella relazione, o ogni dedizione (ovviamente reciproca), è vista come un limite insopportabile dell’io?
Ecco, questo è stato il merito oggettivo delle risposte di Aurora Pepa. Mi dispiace per Aldo Grasso; di eros consumistico, effetto del sistema economico capitalista, ne parlò anche un certo Pasolini, paventando il nuovo sistema finto-tollerante, in realtà nuovo fascismo.
Il regista intellettuale affermò nei suoi Scritti Corsari e nelle sue Lettere Luterane, che nel 1974, tanto per restare in tema di femminismo e diritti civili, “non c’è stata vittoria dei diritti civili, ma dei diritti del consumatore. Il perfetto consumatore non può essere che un perfetto divorzista e abortista”.
Cioè, tutto ridotto a merce e a cose, da comprare e da vendere (mettiamoci anche l’utero in affitto e la sessualità usa e getta).
Uno stile di vita (“il nuovo mito omosessualista, transgenderista e post-familiare”, parole di Diego Fusaro), legittimato dal pensiero unico liberal e radical, che risale proprio a quel “turbocapitalismo apolide” obiettivo delle polemiche e dei libri del filosofo.
In tempi di coppia ideale politicamente, culturalmente e commercialmente corretta Fedez-Chiara Ferragni, preferisco la coppia Fusaro-Pepa.