Cosa c’è dietro la frase incriminata (“non mollate”) di Di Maio a proposito dei gilet gialli? Tutta la casta liberal e radical e l’opposizione italiana si sono impegnate nella solita campagna ideologica pregiudiziale e molto limitata. Hanno evidenziato la mancanza di cultura di governo e senso delle istituzioni del ministro, per essere entrato a gamba tesa negli affari interni francesi. Ossia, avrebbe commesso il peccato di “lesa maestà”, per aver criticato quel Macron, che da quando è salito al governo Conte, non ha fatto altro che demonizzare i populisti, gli italiani che li hanno votati, boicottando le nostre politiche (chiudendo le frontiere a Ventimiglia), facendo sconfinare la sua polizia e definendo i sovranisti come “la peste”.
Ma veramente Di Maio, flirta con i gilet gialli? Se da una parte, strizza l’occhio ai movimenti internazionali, che in qualche modo assomigliano alla genesi e al dna 5Stelle (il movimento transalpino è nato dalla rete, non ha struttura, è liquido, esattamente come i pentastellati dell’inizio), odia le caste (oggi Macron); dall’altra, la sua simpatia va vista in chiave molto italiana e molto europea.
In chiave italiana, perché è iniziata la rincorsa a Salvini. Ed è indubbio che Di Maio con la sua dichiarazione abbia scavalcato a destra la Lega. E in chiave europea, è evidente, i grillini stanno lavorando per creare alleanze per la nuova Ue, che uscirà dal voto di maggio. E se la Lega sta con i populisti-sovranisti, l’altro gruppo alternativo al vecchio bipolarismo europeo (Ppe-Pse), ormai agonizzante, è tutto da costruire. Di simili ai pentastellati per ora ci sono solo gli svedesi e i pirati tedeschi.
Da questo punto di vista si comprende l’endorsement di Di Maio, suggerito sembra da Di Battista. C’è un segmento dei gilet gialli (i più moderati) che certamente si presenterà alle elezioni.
Di Maio ha offerto la disponibilità ad usare la piattaforma Rousseau e martedì prossimo si incontreranno a Roma.
E’ solo l’inizio di una interessante puntata molto poco fanta-politica.