Governo, arriva Draghi. Ha scelto Mattarella, sarà un Monti-2

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Via Conte ed ecco Draghi. Non sarà un governo politico, il prossimo che reggerà le sorti italiche. I contenuti, le forme, il perimetro di quello che si annuncia essere un governo del presidente, costituzionale, istituzionale, li ha annunciati urbi et orbi, in diretta tv, il presidente Mattarella, dopo aver certificato e preso atto del fallimento dell’esploratore Fico.

Mattarella ha parlato chiaramente di un esecutivo di “alto profilo” che, guarda caso, fa il paio con quanto ipotizzato dallo stesso Berlusconi: “una maggioranza di persone di valore”. A parte, bisogna capirci su cosa si intenda per persone di valore, di alto profilo: tecnici, esperti, boiardi di Stato, burocrati, professori alla Monti? Personalità alla Cartabia e, appunto, alla Draghi? Ora abbiamo capito: Draghi. Ma su questo bisognerebbe aprire un dibattito. Nessuno è neutro, tanto meno i cosiddetti esperti.

Ora bisognerà vedere come sarà strutturato il nuovo governo e con quali idee. E quale appoggio, se lo avrà, parlamentare. Ma certamente la sua composizione non passerà dai partiti, dalle segreterie. Sarà direttamente espressione del Colle.

Due cose sono certe: Fico si è impantanato sui veti incrociati. Il suo tavolo è stato oggetto dei condizionamenti di un altro tavolo, quello che conta, quello dei segretari, dietro le quinte. La sua iniziativa comunque già stava facendo acqua. Se l’ex maggioranza giallorossa pensava di arrivare a un accordo, era del tutto evidente che i renziani erano stati incaricati di far saltare ogni possibilità. Loro l’hanno chiamata discontinuità. Quella che Pd e 5Stelle non avrebbero mai potuto assicurare. Una battaglia all’ultimo sangue, come si è visto, sui temi e sulle persone.

Tutto pretestuoso. Di Maio e Zingaretti volevano un Conte-ter, Renzi nemmeno a parlarne. Lo scontro su Mes, reddito di cittadinanza, servizi, riforma della giustizia, e lo scontro sui nomi, via l’Azzolina, Bonafede, Gualtieri, Arcuri dentro i renziani, o politici a loro graditi, era virtuale. Schermaglie, giochi per arrivare all’esito oggi definito. La fine di Conte. E su questo, secondo aspetto, c’è da registrare la vittoria di Renzi: ha voluto la crisi, ha tirato la corda fino all’ultimo, ha voluto la testa di Conte, e l’ha ottenuta.

Poi, in seguito, si dovrà affrontare il tema di una lacerazione condotta da un partito del 2%, come Iv, che ha duellato con un premier senza partito. Con i partiti, quelli veri, e con consenso, immobili e impotenti.
Mattarella tra le due ipotesi, dopo il fiasco di Fico, voto o governo di alto profilo, ha già espresso la sua posizione (ampiamente prevedibile): col Covid, il Recovery, la fine dello sblocco dei licenziamenti, la fine della cassa integrazione, “non è opportuno il ricorso alle urne”. Infatti, il governo Draghi non sarà “di scopo” verso le elezioni, ma un esecutivo che ci condurrà fino alla scadenza della legislatura. Sarà un Monti-2. Con grande credibilità, in Europa e presso i poteri che contano.

Ma proprio per questo, da adesso in poi, i partiti andranno in crisi. Cosa diranno Pd, 5Stelle, cacciati dal Palazzo, e specialmente il centro-destra? Berlusconi forse apprezzerà, ma Salvini avrà grosse difficoltà. Interne ed esterne.

Da una parte, Draghi rappresenta per certa sua base, il compimento della gestione pandemica, in mano alle lobby europeiste; dall’altra, una via d’uscita di fronte alla incapacità di una classe dirigente che ha vissuto il momento più basso della sua storia.
Se son rose s-fioriranno.

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