Lockdown e vaccini, parla il costituzionalista Palma: “I diritti dei cittadini”

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Lockdown e vaccini, come possono difendersi i cittadini dai danni economici provocati dalle restrizioni e dagli eventuali effetti negativi delle vaccinazioni? Lo abbiamo chiesto all’avvocato costituzionalista Giuseppe Palma editorialista del quotidiano Libero, autore di oltre venti libri fra saggi giuridici, politici, storici, letterali, oltre che poeta. Il suo ultimo libro è proprio una raccolta di poesie intitolata “Scritti milanesi, la libertà ai tempi del virus” pubblicato da Laura Capone Editore.

Il premier Mario Draghi, a differenza del predecessore Conte non procede per dpcm ma per decreti legge. Cosa cambia sostanzialmente dal punto di vista giuridico e costituzionale?

“Sostanzialmente non cambia nulla. Dal punto di vista formale si ha un’accortezza in più rispetto al dettato costituzionale. I dpcm sono atti amministrativi che rientrano nelle fonti secondarie del diritto e che non possono in alcun modo influire su diritti fondamentali quali la libertà personale, la libertà di circolazione e di movimento, cosa che invece con Conte è avvenuta senza alcun impedimento. Draghi mostra maggiore attenzione per gli aspetti costituzionali, facendo ricorso allo strumento del decreto legge che può essere emanato, secondo l’articolo 77 della Costituzione, nei casi straordinari di necessità e di urgenza e che è fonte primaria del diritto. Ma questo non cambia di molto le cose”.

Perché?

“Perché si continua comunque a violare l’articolo 13 della Costituzione sul diritto alla libertà personale che non può essere limitato nemmeno da un decreto legge. L’articolo 13 infatti tutela la libertà personale definendola inviolabile ed ammettendo l’eventuale limitazione esclusivamente con un atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi previsti dalla legge. Stiamo parlando sostanzialmente delle motivazioni che giustificano le misure cautelari come previsto dal codice di procedura penale, ovvero il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o la reiterazione del reato. Altri casi in cui è consentita la limitazione della libertà personale riguardano poi la flagranza di reato o l’esecuzione di una sentenza passata in giudicato. Quindi anche se Draghi è stato molto più accorto di Conte dal punto di vista formale adottando un decreto legge, resta a mio giudizio la violazione dell’articolo 13”.

Quindi anche in presenza di un decreto legge il cittadino che subisce una sanzione per violazione delle regole della zona rossa potrebbe fare ricorso e vincerlo come è avvenuto in occasione del primo lockdown nazionale?

“Il cittadino può sempre ricorrere contro una sanzione amministrativa che viene elevata nei suoi confronti. L’organo competente è il giudice di pace o il tribunale in base alla contestazione. Rivolgendosi all’autorità giudiziaria il cittadino può richiedere l’annullamento della multa, eccependo il fatto che la libertà personale, in base all’articolo 13 della Costituzione, non può essere limitata se non dall’intervento di un giudice. Altra cosa la libertà di circolazione che invece può essere limitata, sempre con atto avente forza di legge, anche ai fini della tutela della salute in base all’articolo 16. Se invece la restrizione riguarda la propria libertà personale, allora in quel caso si può sempre contestare la circostanza che il provvedimento sia avvenuto senza un’autorizzazione di un giudice e per ragioni non previste dal codice di procedura penale”.

I commercianti costretti ad abbassare le saracinesche e ai quali è impedito di lavorare a causa dell’istituzione delle zone rosse possono appellarsi a specifici articoli di legge per essere risarciti?

“Purtroppo in questo caso la via dei tribunali è compromessa, perché nessun giudice darà mai ragione ad un cittadino contestando un provvedimento dello Stato. L’indipendenza della magistratura in tutti questi anni è stata fatta valere unicamente quando si sono creati contrasti fra politica e giustizia e si è avuto il legittimo sospetto che certe inchieste fossero utilizzate per colpire alcuni partiti e ben determinati leader politici. Per il resto i giudici alla fine altro non sono che meri esecutori delle disposizioni di un sistema di potere di cui fanno parte, come si evince molto bene dal recente libro di Luca Palamara. Quindi credo che resti unicamente la strada politica. Il consiglio che posso dare a ristoratori, parrucchieri, commercianti è di fare pressing sulle rispettive associazioni di categoria perché, attraverso iniziative di protesta sempre pacifiche ma efficaci, si riesca ad ottenere l’annullamento totale della tassazione del 2019, 2020 e 2021 e dei contributi previdenziali”.

Altro tema caldo è quello dei vaccini. Sembra che il cittadino non sia tutelato in caso di effetti avversi perché, da quello che si è letto da accurate inchieste giornalistiche, pare che i contratti sottoscritti dall’Europa tutelino in primo luogo le aziende farmaceutiche mettendole al riparo da ogni responsabilità. Ha avuto modo di valutare la situazione?

“Mi sono occupato della questione insieme a Paolo Becchi in un articolo pubblicato circa un mese e mezzo fa, con il quale denunciavamo che i documenti dell’Unione Europea sono secretati, anche al cospetto dell’attività ispettiva che compete ai parlamentari europei. Purtroppo abbiamo avuto ancora una volta la prova provata che il cittadino non è tutelato da nessuno. Ancora di più nel momento in cui ricevendo il vaccino, gli verrebbe fatta firmare una liberatoria con la quale si esonera di fatto la casa farmaceutica produttrice da ogni responsabilità, come sarebbe stabilito nei contratti stipulati dalla Ue con le multinazionali. Sarebbero evidenti in questo caso le gravi responsabilità della Commissione Europea, del resto appurate dalle stesse inchieste giornalistiche cui faceva riferimento lei, che avrebbe agito più a tutela delle aziende che dei cittadini. E’ chiaro che le case farmaceutiche hanno tutto l’interesse ad essere sollevate da ogni responsabilità, consapevoli di aver prodotto i vaccini in tempi troppo rapidi, e con una sperimentazione definita da diversi esperti del settore del tutto carente. Diciamo che i cittadini rischiano di essere utilizzati come cavie in questa vicenda. Io sono stato sempre a favore dei vaccini, nessuno può accusarmi di essere un no-vax o di sostenere posizioni anti scientifiche, ma ritengo che i vaccini necessitino di un’adeguata sperimentazione prima di essere somministrati. Informando correttamente i cittadini anche sui possibili rischi. Penso che la percentuale dei decessi causati dai vaccini e registrata dal governo inglese sia molto bassa, intorno allo 0,0025%, una percentuale di mortalità quindi del tutto irrisoria, ma è comunque giusto conoscere la verità. Oppure dobbiamo credere che esista davvero una guerra commerciale fra Unione Europea e Stati uniti da una parte e Regno Unito dall’altra per far pagare agli inglesi l’aver voluto la Brexit?”.

E’ giusto, anche in relazione al diritto internazionale, imporre un passaporto vaccinale per andare all’estero?

“Personalmente sono contrario, perché si configurerebbe come una bollinatura di carattere sanitario del tutto anticostituzionale. Purtroppo ciò che è stato sacrificato di più in questa pandemia è stato il concetto stesso di libertà. Si è introdotto con forza il concetto di obbligatorietà e si è calpestato quello della libertà. Come ho evidenziato nel mio ultimo libro di poesie “Scritti milanesi, la libertà ai tempi del virus” abbiamo limitato la nostra libertà unicamente per favorire un mutamento di tipo antropologico, che porti l’uomo a non essere più al centro di tutto ma in funzione di tutto. La libertà, come diceva Pietro Calamandrei, non è per sempre, va difesa costantemente, bisogna sempre vigilare per impedire che venga messa a rischio”.

La libertà può essere barattata in cambio del primato della salute?

“Assolutamente no, il diritto alla salute non può prevalere sul diritto alla propria libertà. Il diritto alla salute è definito fondamentale all’articolo 32 della Costituzione, ma il diritto alla libertà personale, alla libertà di domicilio, il diritto alla difesa, non sono definiti fondamentali ma inviolabili. Non a caso i padri costituenti inserirono la tutela della libertà personale all’articolo 13 e il diritto di salute all’articolo 32. Questo perché loro per primi erano consapevoli che non potesse esistere salute senza libertà”.

 

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