QuiriMale-3. Tutte le strade portano a Draghi, o a… Mattarella?

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Certo, se c’è voluta una telefonata di Grillo in diretta a La7, in piena “Maratona-Mentana”, per smentire un’altra telefonata, con Conte per orientarlo (o ammorbidirlo) su Draghi, stante le resistenze del nuovo capo grillino. E se l’ex-guru-garante del Movimento è intervenuto, vuol dire che siamo ancora in alto mare. Tutti in alto mare e non sanno che pesci prendere.

Tra incontri annunciati, a pane e acqua, e non svolti, tra aperture e chiusure, ipotesi e veti incrociati, anche la terza partita quirinalizia è terminata come le altre due. Schede bianche che rimandano i giochi a oggi, quarta votazione, finalmente a maggioranza semplice.
Ma nel frattempo, la domanda è semplice: i partiti si rendono conto che ci sono una pandemia tutt’altro che domata, una crisi energetica incombente, venti di guerra, che potrebbero preludere a scompaginamenti internazionali più gravi del virus?

Ieri poi, siamo passati dalle terne ai simboli. Sì, perché i nomi scritti dai grandi elettori, hanno avuto più un ruolo di bandiera, che di sostanza.
Ma in qualche bandiera abbiamo potuto cogliere un segno e segnali di un certo rilievo. Insieme alle schede bianche in decrescita, si sono alzate, infatti, le preferenze per Mattarella e, new entry, per Crosetto.
Le cento e passa crocette sul capo di Stato uscente vuol dire che la possibilità di posticiparne l’addio, mixando presidenzialismo e “ricetta-Napolitano” (il suo prolungamento al Quirinale fino a scadenza della legislatura), consentendo a Draghi di restare in sella, completando il percorso del Recovery, è in piedi.

Crosetto, invece, da un lato smentisce la sacralità del tris Moratti-Pera-Nordio, dati in pasto alle dinamiche e agli inciuci politici, bruciati su ogni pista; dall’altro evidenzia la voglia di protagonismo di Fdi (nomi che devono andare direttamente alla conta), impegnato a evitare le strategie negoziali di Salvini e Tajani (barattare Draghi per posti d’oro nel rimpasto di governo).
La Meloni non vuole aspettare i sì e i no di una sinistra che smonterà tutte le proposte del centro-destra per arrivare a un presidente condiviso… parto però dalla sinistra.

Se vince questa strada, Casini può ritenersi in pole position (il teorema della palla al centro). Altrimenti la sensazione che si ha è che il Capitano abbia come carta coperta la Casellati, seconda carica dello Stato, tanto per imbarazzare grillini e dem.
Oppure, e questa è la sensazione più forte, è che comunque tutte le strade portano a Draghi. Il tema è se ci sarà un governo sua emanazione (proposta di super-Mario), cioè con tecnici (Colao, Franco e soci), o un governo più politico.
Ma in soldoni, il centro-destra nonostante le rassicurazioni, appare poco unito, il centro-sinistra fa melina, col timore costante che renziani e grillini possano sfuggire. E’ la conferma di una debolezza che porta anch’essa a Draghi.
Forse oggi Salvini proverà a lanciare un suo nome. Prima aveva una rosa di 5 (oltre ai Pera, Moratti e Nordio, c’erano la Casellati e Tajani); scesa a tre, oggi a 1.

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