“Penso che Giuseppe Conte se vorrà garantire un futuro al Movimento 5Stelle dopo le amministrative non avrà altra scelta che far cadere il governo”. Ne è convinto il filosofo Paolo Becchi che è stato un sostenitore dei 5Stelle alle origini, al punto da essere indicato per molto tempo dai media come “l’ideologo dei grillini”, e che ancora oggi continua a seguirne le dinamiche interne. Lo Speciale lo ha intervistato.
Professore, perché pensa che Conte sarà quasi obbligato a far cadere il governo?
“Cominciamo con il dire che ormai lo scontro con Di Maio è sotto gli occhi di tutti. Non basta la pace forzata e imposta da Beppe Grillo ai due per poter dire che il problema è risolto. Dopo le amministrative ci sarà da risolvere il nodo centrale dello scontro, ovvero la deroga per il terzo mandato. Se l’ex premier vorrà tenere unito il Movimento dovrà per forza cedere e quindi sacrificare quello che è stato sin dalle origini un cavallo di battaglia dei 5Stelle, ovvero il limite dei due mandati, presentato come la prova provata che i grillini non sono attaccati alle poltrone e che non intendono la politica come una professione. Ora, togliere il limite impedirà forse la rottura con Di Maio ma certamente per Conte sarebbe una grossa sconfitta politica e di immagine”.
Quindi?
“Grillo ha imposto una tregua fra i due, ma la questione non è chiusa, semplicemente è stata rimandata a dopo le amministrative. Che farà Conte? Cominciamo con il dire che le amministrative saranno sicuramente molto deludenti per il Movimento, questo mi pare ovvio e anche i sondaggi non sono molto incoraggianti. Conte dovrà inventarsi qualcosa per le prossime elezioni politiche, altrimenti sarà un disastro per lui. Penso che, per come si stanno mettendo le cose a lui convenga separare i suoi destini da quelli di Di Maio, che ormai segue una strada propria, recuperando lo spirito originario del Movimento e portandosi dietro i parlamentari disposti a seguirlo. E se vorrà recuperare consensi dovrà intensificare la sua opposizione al governo fino a prenderne definitivamente le distanze”.
Una crisi di governo insomma?
“Esattamente, e quale migliore occasione della guerra per uscire dal governo? Gli italiani, al di là di ciò che scrivono i media, non vogliono questa guerra e non apprezzano affatto la politica di Draghi, perché sanno benissimo che avremo conseguenze pesantissime dal punto di vista economico. Reputo Conte una persona intelligente e non penso lascerà logorare il Movimento fino alle prossime elezioni, specie se come appare scontato le amministrative saranno un ennesimo flop. E da contatti che ho avuto in queste ore so per certo che l’ipotesi di lasciare il governo è sul tavolo ed è oggetto di approfondita discussione. Del resto se i 5Stelle diranno sì all’invio delle armi in Ucraina perderanno altri voti. Invece proprio su questo punto Conte avrà il pretesto ideale per rompere con Draghi e con la maggioranza e liberarsi anche di Di Maio e dei parlamentari che finora gli hanno remato contro”.
E pensa che questo salverebbe i 5Stelle, gli permetterebbe di riguadagnare consensi?
“Ritengo di sì, perché la guerra mi pare evidente non si concluderà a breve visto che è la Nato a volerla continuare, e noi in inverno dovremo fare i conti con il peso delle sanzioni che abbiamo imposto alla Russia e che si ripercuoteranno sulle nostre forniture di gas. La gente capirà ancora di più quanto questa guerra ci sta penalizzando e quanto la politica di questo governo è contraria ai nostri interessi. E penso che una posizione forte e determinata di Conte sull’invio delle armi votando contro il governo e chiamandosi fuori dalla maggioranza, sarebbe apprezzata da molti. Di certo sarebbe accolta molto favorevolmente in Vaticano dove l’ex premier sappiamo bene non manca di estimatori. Papa Francesco è stato l’unico leader mondiale ad opporsi agli armamenti e nel mondo cattolico il tema è molto sentito. Conte queste valutazioni le sta facendo e non essendo uno sprovveduto, sono convinto che alla fine non potrà agire diversamente. Certo, se il governo cadrà lo accuseranno di aver portato il Paese alle elezioni anticipate, ma se cadrà sulla guerra, ovvero su una battaglia di principio in favore della pace, nessuno potrà addebitargli nulla, se non la sua coerenza”.
[…] intervista a Paolo Becchi a cura di Americo Mascarucci 17 Maggio 2022 […]