Innanzitutto distinguiamo tra anarchismo generico e anarco-insurrezionalismo. Il movimento anarchico storico non è organizzato, non ha capi, gerarchie, non riconosce per principio le istituzioni.
Da tempo la Fai è in smottamento, resistono solo alcune frange isolate. Gli anarco-insurrezionalisti di nuova generazione, invece, sono sempre attivi, sia in Italia che all’estero, e si stanno risvegliando insieme a gruppi vari, centri sociali, estremisti verdi, vecchi no-Tav (forse pure in sinergia). E ora potrebbero compattarsi ulteriormente nella lotta a difesa di Alfredo Cospito.
Anche se al di là di singole manifestazioni (con poca partecipazione), scontri con la Polizia, atti vandalici e gesti che nemmeno da lontano ricordano la loro tradizione (le uccisioni e gli attentati diretti a re, imperatori e capi di Stato), il pericolo di un ritorno agli anni di piombo non sembra reale.
Cospito, anarchico pescarese, in carcere per la gambizzazione di Adinolfi, amministratore delegato dell’Ansaldo-nucleare, e per l’attentato alla caserma di Fossano (per cui è accusato di associazione per delinquere con finalità di terrorismo), in sciopero della fame da più di 100 giorni, notizia di martedì, è stato trasferito nel carcere di Milano di Opera. Lo spostamento è stato fatto nell’ottica di farlo arrivare in un carcere provvisto di un centro medico, alla luce delle sue precarie condizioni di salute.
Il suo caso, oltre la recrudescenza dell’attivismo anarchico, ha riproposto il tema del carcere duro, secondo quanto disposto dall’articolo 41 bis. Articolo, oggetto di scontro, tra maggioranza e opposizione, ma nemmeno tanto. Una tensione più mediatica (qualcuno pensa addirittura a un depistaggio rispetto ai veri problemi), che avrebbe spinto Giovanni Donzelli, in un impeto polemico in Aula, a dimenticare la grammatica costituzionale che riconosce ai parlamentari il diritto di visitare i carcerati, insinuando una complicità di fatto tra Pd (nelle persone dei deputati Serracchiani, Verini, Lai e Orlando), col terrorismo. Parlamentari che non starebbero con lo Stato, essendosi recati in visita a Cospito. E come se non bastasse, Donzelli ha anche rivelato informazioni riservate, tradendo il suo ruolo nel Copasir. E cioè, che lo stesso anarchico dietro le sbarre avrebbe interloquito con i mafiosi interessati a concertare una strategia comune contro il 41 bis.
Quindi, in sostanza, se c’è un clima che pare assomigliare, ma non troppo, agli anni di piombo, c’è anche una politica che pensa di reiterare il duello ai tempi del sequestro Moro, tra linea dura e linea dialogante.
Con una destra che recita la parte del partito d’ordine (“il 41 bis non si tocca”, come ha detto lo stesso ministro Nordio), in linea con alcune posizioni della sinistra giustizialista e grillina, e un centro-sinistra (più frange di Fi), geneticamente schierato con un garantismo costituzionale integrale che, pur formalmente difendendo il carcere duro, fa mille distinguo, mettendo al primo posto la riabilitazione e la salute dei detenuti.
Domanda: ma i reati attribuiti a Cospito sono equiparabili a quelli di mafia e sono proprio dentro il perimetro del terrorismo?
Io sono contrario a qualsiasi reato di opinione, anche nel nome dell’ideologia più pericolosa, negativa, sbagliata. Da questa ottica, sono contrario anche alla legge Mancino. La superiorità della democrazia si vede proprio dal fatto di non essere uguale e contraria ai suoi avversari.
E pertanto, Cospito andrebbe solo punito sulle singole sue azioni, non sul teorema della lotta armata o del terrorismo che tornano. Pure il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, ha confermato che le manifestazioni messe in campo in questi giorni dalla galassia anarchica, non sono segno di terrorismo “modello-Br”, ma un semplice segnale di violenza attivistica.
Ne scaturisce che Cospito dovrebbe uscire dal 41bis per scontare la sua pena, secondo le leggi ordinarie e non speciali. E ciò indipendentemente dallo sciopero della fame. Uno Stato non può cambiare le sue regole, facendosi condizionare da singole manifestazioni di protesta, mirate a influenzare emotivamente l’opinione pubblica e la giustizia.
Diverso il discorso dei parlamentari dem che sono andati legittimamente a trovare Cospito. E’ del tutto evidente che dietro la questione umana relativa alle sue condizioni di salute, volevano come vogliono arrivare al cambio di regime carcerario. Basta dirlo. E basta con l’ipocrisia.
In quanto alla doppia morale, la loro tradizione lo conferma. “Né con lo Stato, né con le Br”, fu il manifesto firmato negli anni Settanta da tanti politici, giornalisti e intellettuali di sinistra. Nomi eccellenti, oggi quasi tutti su altre posizioni, che anche ora direbbero che stiamo vivendo un’altra fase.