Congresso Cgil. Il gioco della Meloni e di Landini-Schlein

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Come si metterà oggi, si metterà ugualmente bene e male per tutti e due, per Landini e la Meloni.

Al di là della cronaca, delle polemiche, degli abbracci, resterà ai posteri il messaggio, il segno tangibile che la premier ha voluto dare, partecipando in prima persona al congresso della Cgil; sindacato non certo amico e che anzi, su salario minimo, pensioni e fisco le ha dichiarato guerra.

Un dato è certo: Landini ha ripreso in pieno la strategia che un tempo fu di Cofferati vs Berlusconi (il Circo Massimo contro Palazzo Chigi di allora per la difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori). E in questo è totalmente allineato alla nuova strategia della Schlein. Tradotto: il mondo del lavoro contrapposto alla destra, intesa come il male, l’affossatrice dei diritti sociali e civili.  E non solo, il segretario ha addirittura condiviso il pericolo del ritorno del fascismo, co-organizzando la nota manifestazione di Firenze dopo la rissa tra studenti davanti a un liceo che ha tristemente riproposto il clima degli anni Settanta.

Ora, a poche ore dal discorso della Meloni, il pericolo è che ci sia una contestazione, che qualche delegato possa utilizzare l’evento per protestare platealmente (o fischiando o allontanandosi dalla sala); una protesta anche contro lo stesso Landini (i suoi avversari interni sono sempre vigili). E lui cosa ha fatto? Per il momento ha comunicato in modo sobrio e inclusivo, unicamente per calmare in partenza le acque: “La presenza della Meloni è un segno di rispetto per il nostro sindacato, il riconoscimento di un impegno fondamentale per il progresso della Repubblica e noi non abbiamo pregiudizi verso nessun governo”.
Una frase obbligata per salvare capra e cavoli. Visibilità, problematiche intestine e dinamiche congressuali.

La Meloni al canto suo, ha oggettivamente vinto, scavalcando sindacati più vicini a lei. Se fosse andata a un congresso della Cisl avrebbe corso meno rischi, se fosse stata ospite dell’Ugl sarebbe stata accolta come una diva.
E poi, con questa mossa a sorpresa ha confermato la sua leadership coraggiosa, sicura, convincente, aggressiva. Quella stessa postura (indipendentemente dalle idee), apprezzata trasversalmente dall’opinione pubblica.
La Meloni, del resto, sarà in buona compagnia. Il parterre del congresso, la lista degli ospiti (dall’apertura in poi) sono stati studiati nel dettaglio: Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S), Carlo Calenda (Azione), e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). E poi, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ma forse parteciperà il vice Maurizio Stirpe. E ancora: Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil e la segretaria Ces, Esther Lynch e la ministra spagnola del lavoro Yolanda Diaz. Presenti pure Don Ciotti (Libera), Andrea Riccardi (S. Egidio), Gianfranco Pagliarulo (Anpi) e Matteo Zuppi (Cei).

Resta la domanda di fondo? Perché la Meloni proprio al congresso della Cgil? Per spiazzare l’antifascismo della Schlein? Per ribadire il suo essere di destra sociale, molto più in sintonia con la sinistra sociale, che con la destra liberal-liberista?
O per semplice gentilezza istituzionale? Non sembra proprio.

La notizia ha fatto scalpore e sarà ricordata come un importante e interessante precedente. Un fatto dirompente, specialmente dopo la strage di Cutro, dopo il taglio del reddito di cittadinanza e una manovra giudicata dalla sinistra e dalla Cgil debole e sbagliata. Non c’è niente su cui Landini e la Meloni vadano d’accordo: oltre al già detto, Welfare, imprese, sanità, scuola.

Ma tra le varie interpretazioni può esserci pure l’esorcizzare da parte della sinistra sindacale il fantasma del 25 settembre: operai, disoccupati che hanno lasciato il Pd, il Terzo Polo, la Sinistra italiana e i grillini, optando per Fdi. Le statistiche circa i flussi elettorali hanno rivelato la triste verità. Una tendenza già in atto da anni: votano a sinistra solo i pensionati, gli impiegati e i professori universitari.

Un’anomalia che Landini pensa di bloccare ed evidentemente la Meloni pensa di confermare.

 

 

 

 

 

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