Domenica e lunedì si terranno le elezioni amministrative e l’opposizione sembra mettere in atto le prove tecniche di future alleanze.
Pd e M5S provano a stare insieme in vista di una futura alleanza a livello nazionale. Ma a quanto pare il percorso è ancora lungo e soprattutto travagliato. Prendiamo il caso di Brindisi, dove il Pd ha sacrificato il sindaco uscente Riccardo Rossi, che ha governato gli ultimi cinque anni con una giunta formata dai dem e dalla sinistra, per far posto ad un candidato pentastellato, Roberto Fusco già candidato dal M5S al Senato nel collegio uninominale alle elezioni politiche di settembre. Rossi non ha gradito la defenestrazione e ha deciso di candidarsi comunque con l’appoggio di Sinistra Italiana e Verdi. E’ quasi certo che il sindaco sarà eletto al ballottaggio e che a giocarsi la partita saranno con ogni probabilità Fusco e il candidato del centrodestra Giuseppe Marchionna ex socialista oggi vicino a Forza Italia.
Per far capire il clima che si respira nel centrosinistra brindisino, va detto che mentre Giuseppe Conte è sceso personalmente in campo per sostenere il proprio candidato sindaco e sarà presente alla chiusura, la segretaria del Pd Elly Schlein non si è invece fatta vedere, anche se i dem locali danno per certa la sua presenza nelle prossime settimane, ovvero durante la campagna elettorale del secondo turno. Ma è evidente che l’assenza sul posto della segretaria è suggerita da ragioni di opportunità, almeno in questa prima fase in cui un pezzo di partito e di coalizione è comunque in rotta con le sue decisioni. E sarà interessante capire se il candidato dei 5Stelle al ballottaggio riuscirà a recuperare il sindaco uscente che si è visto scippare la poltrona in nome di strategie politiche nazionali.
Altra regione, altra polemica. E’ il caso del Comune di Salsomaggiore, unico fra i non capoluoghi al voto con più di 15mila abitanti, dove l’accordo fra Pd ed M5S ha provocato una spaccatura all’interno degli stessi dem, oltre che con il Terzo polo e con +Europa. Il Pd fedele alla Schlein ha infatti deciso di sostenere insieme al M5S e alle forze di sinistra il candidato civico Alessandro Bernazzoli, che però dovrà vedersela al primo turno con Marco Trevisan sostenuto dal Pd vicino alle posizioni del governatore Bonaccini, dal Terzo polo e appunto da +Europa. E le critiche maggiori all’accordo fra Pd e 5Stelle arrivano proprio da un ex grillino storico, l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti passato a +Europa il quale attacca: “Come +Europa riteniamo la scelta del Partito Democratico di presentarsi in discontinuità con l’attuale Amministrazione e di allearsi con il Movimento 5 Stelle un errore che rischia inutilmente di favorire la destra locale”. Marco Trevisan è infatti un assessore della giunta uscente guidata dal sindaco Filippo Frittelli anche lui molto critico con la scelta del Pd.
E’ evidente dunque come la svolta della Schlein, che a livello nazionale sembra decisa a coltivare il dialogo con il Movimento 5Stelle per scongiurare la competizione di Conte e company a sinistra, non sia affatto gradita dall’ala riformista del partito e tantomeno dagli alleati cosiddetti moderati. Va detto che l’alleanza è stata possibile però soltanto in sei capoluoghi su 17 chiamati al voto (Brindisi, Latina, Pisa, Teramo, Catania e Siracusa) segno evidente di come fra i due partiti permangano delle divergenze da superare. E come visto, laddove è stata tentata, l’operazione ha avuto pesanti effetti collaterali. Per il momento l’alleanza è ancora lontana, anche perché da parte di Conte continua il tentativo di marcare stretto il Pd sui temi più imbarazzanti e divisivi al proprio interno, come l’invio delle armi e i termovalorizzatori per esempio, ma è evidente come con l’avvento della Schlein alla segreteria i rapporti siano migliorati. Ma difficilmente un’alleanza arriverà prima delle elezioni europee del prossimo anno quando i due partiti saranno in competizione e ognuno dovrà radicalizzare le proprie posizioni per incassare il maggior numero di consensi e consolidare i rispettivi rapporti di forza.
Laddove non c’è l’alleanza con i 5Stelle, la scelta del Pd è sembrata ricadere sul Terzo polo come ad Ancona e Brescia per esempio, dove il centrodestra spera di vincere scippando il governo della città agli avversari. Anche a Vicenza i dem hanno optato per l’alleanza con i centristi con la speranza di portarla via al centrodestra. E ciò sembra confermare ancora una volta come al di là delle divergenze sul piano nazionale, con Azione e Italia Viva sempre più decise a differenziare la loro opposizione da quella del Pd, a livello locale la classe dirigente dei rispettivi partiti continui a guardare a sinistra: come già avvenuto del resto ad Udine il mese scorso.
Per il centrodestra si tratterà sostanzialmente di riconfermare il trend del 25 settembre, magari riuscendo a conquistare comuni contendibili come appunto Ancona e Brescia; mentre per il Pd sarà il primo ufficiale banco di prova per monitorare l’effetto Schlein, ovvero vedere quanto l’appeal della nuova segretaria faccia realmente presa sull’elettorato. E naturalmente per il centrosinistra, alle prese con il nodo alleanze, sarà interessante anche capire se sarà più facile vincere in alleanza con Conte o con Calenda e Renzi (insieme o separati poco importa).
Un test generale quindi, tanto per il governo che per le opposizioni. Al momento il centrodestra governa Vicenza, Sondrio, Treviso, Terni, Imperia, Pisa, Massa, Siena, Ragusa e Catania, mentre il centrosinistra Teramo, Ancona, Brescia, Brindisi, Latina e Trapani. Un capitolo a parte riguarda Siracusa dove il sindaco è di Azione. Vedremo chi guadagnerà e chi perderà posizioni, o se ognuno manterrà le proprie. Certo che anche un solo comune portato via agli avversari in un contesto del genere non può che fare la differenza.