Manzoni. Il rischio di negare razza, etnia, identità. Società comunitaria o individualista?

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Dopo Dante “di destra” o alfiere dell’identità nazionale, è toccato a Manzoni subire il medesimo destino mediatico: un altro grande italiano utilizzato per decenni come bandiera del cattolicesimo liberale risorgimentale e ora tirato per la giacchetta in qualità di precursore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Il presidente Sergio Mattarella ha indubbiamente ragione se per valori fondanti del genere umano e della maggior parte delle società democratiche, come lui spiega, si intendono la libertà, la giustizia, l’eguaglianza, la solidarietà.
Ma c’è un ma. L’anima di tali valori non risiede nell’illuminismo a cui si ispira in via esclusiva la Ue (illuminismo che li ha ideologizzati in un impianto moralista, totalitario e giacobino, esaltando tra l’altro la dea-Ragione), ma nella religione, che ha rivoluzionato e smontato i lacci, i dogmi, i princìpi filosofici della società classica e pagana.
E’ la dimensione spirituale dei “figli di Dio” che alimenta e rende assoluta la dignità umana. Non viceversa.

Senza questa base i succitati valori diventano altro. E lo si vede proprio adesso in piena secolarizzazione, in pieno ateismo di Stato (venduto come laicità), in pieno materialismo storico ed economico. Con ideologie che presumono di surrogare la vera religione: da ultimo, l’esotismo buddista, il consumismo, l’ecologismo, il salutismo, l’umanitarismo etc. In sostanza, un “cristianesimo senza Cristo” o un “Creato senza Creatore” e tra un po’, senza nemmeno le“creature” (il mantra che siamo troppi sulla terra).

Certo, Manzoni è stato un “popolare”, i Promessi Sposi vengono ricordati come un romanzo storico d’ambiente, non un messaggio “populista”. Ma l’aver introdotto in un discorso alto, un termine così attuale, sa più di collegamento, di attenzione strategica al dibattito politico, per sottrarre argomenti a certa destra al governo.
Infatti, il distinguo sulla razza e sulla etnia la dice lunga. E qui va fatta qualche riflessione. La Costituzione (articolo 3) dice esplicitamente che la Repubblica rimuove ogni distinzione di razza, sesso, religione etc. Quindi, le razze esistono. Non sono un retaggio del nazismo o del fascismo.

In quanto all’etnia, va confermata l’esattezza della definizione ricordata in più occasioni dal ministro Lollobrigida: è l’insieme di cittadini legati da una comune cultura, storia.
Negare l’appartenenza collettiva vuol dire negare il Dna, il cuore, le radici, la tradizione di un popolo. La sua espressione comunitaria.

Le parole del capo dello Stato insistono sulla centralità della persona. Visione che aveva un senso all’interno di un perimetro sociale cristiano (l’Italia degli anni Cinquanta, Sessanta). Già dopo il ’68 il perimetro è sbiadito, negato. E dalla “persona”, la sua dignità e universalità oggettive, siamo passati all’“individuo”.
E allora andava detto, a maggior ragione, che la società è un corpo comunitario, dove il bene comune, l’interesse generale sopravanzano la mera sommatoria degli individui.
Come non ammettere che oggi le idee liberali, cristiane sono tramontate e siamo inesorabilmente dentro la “società delle pulsioni dell’io” (il paradigma esattamente opposto rispetto al cristianesimo e al liberalismo); siamo inesorabilmente dentro l’economia del desiderio che si riflette, ripercuote negativamente nella politica (“ogni desiderio deve diventare in diritto”)?

In quanto alle “differenze che dividono”, pure qui, occorre fare chiarezza. Al contrario, le differenze arricchiscono: “chi sa chi è” non ha paura dell’altro, lo considera un completamento. Semmai,“chi non sa più chi è” (consapevole della sua storia) vede l’altro come un pericolo e una minaccia.

Ecco, non vorremmo che dietro le righe sapienti del presidente ci sia un’interpretazione estremamente pericolosa: arrivare all’indistinto, all’uniformità celata da uguaglianza, rispetto, cioè all’ “apolide” (senza identità storica, culturale, religiosa), al “precario” (senza identità sociale, lavorativa), al “fluido” (senza identità sessuale, ideologica). Sono diritti della persona o il nulla?
Questo è il rischio di letture distanti dalla realtà e da un pensiero unico che si sta diffondendo, sia a destra che a sinistra, tanto da rendere sempre più lontane le istituzioni.

 

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