Caso Colosimo, fatti incredibili accadono nell’Italia della sinistra sempre più furiosa per la destra al governo. Accade ad esempio che basti una foto per creare un rumoroso quanto inutile caso politico.
La foto è quella della neopresidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, insieme con l’ex Nar Luigi Ciavardini. Il caso politico è quello scatenato da Pd e M5S per la parlamentare FdI messa a capo di tale importante organismo parlamentare.
Primo fatto incredibile: è sufficiente un’istantanea per decretare l’indegnità di qualcuno a ricoprire l’incarico di presidente della Commissione che indaga sui fatti della criminalità organizzata in Italia. Ciavardini è forse un mafioso? No. È un ex terrorista di destra, condannato per la strage di Bologna. Certo, è un carico penale pesante, ma con la mafia non c’entra nulla. La Colosimo intrattiene comunque rapporti abituali con Ciavardini? No. La foto è stata scattata, diversi anni fa, durante un programma di riabilitazione per i detenuti di Rebibbia, programma finanziato dalla Regione Lazio. Chiara Colosimo era in visita al carcere in qualità di consigliere regionale (carica ricoperta prima di diventare deputato). Piaccia o non piaccia, si è trattato di un’occasione istituzionale.
E già. Ma la Colosimo sorride nella foto (hai! hai! hai!) e ha un atteggiamento confidenziale con l’ex terrorista (peggio che andar di notte). Doveva forse avere un espressione triste o corrucciata? Per i censori di Chiara evidentemente sì. Il fatto è che ogni occasione è buona per dare addosso al governo e a Giorgia Meloni. Si dà infatti il caso che la Colosimo sia fedelissima di Giorgia. E conosciamo bene la deriva radicale e isterica imboccata dalla sinistra con l’ascesa di Elly Schlein alla segreteria del Pd. Ma non finisce qui. Il bello deve ancora venire.
Il bello del caso Colosimo (e qui arriviamo alla seconda circostanza incredibile) è che tutto questo putiferio è stato scatenato dalla trasmissione “Report” condotta da Sigfrido Ranucci. La foto della parlamentare con Ciavardini è stata presentata nel corso della puntata della scorsa settimana del programma di Rai3. Tanto è bastato per spingere il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore a scrivere una lettera in cui giudica inopportuna la nomina della Colosimo all’Antimafia. Ci dispiace davvero che in questa polemica risulti coinvolto anche il congiunto dell’eroico magistrato assassinato dalla mafia. Ma il prestigio di una persona non garantisce che poi questa stessa persona sia esente da infortuni o umanissime sviste.
Il fatto è che la foto della parlamentare di destra con l’ex terrorista è stata presentata nell’ambito di una puntata ad alta suggestione che tendeva ad accreditare la tesi di presunti quanto occulti legami tra esponenti della destra istituzionale di Meloni con il mondo dell’eversione e della criminalità organizzata. Poiché né Ranucci né i suoi scherani hanno uno straccio di prova a conferma dei loro teoremi cospirazionisti, poiché la loro tesi è fondata sulla sabbia, allora può andar bene anche una foto d’annata per alzare un polverone.
Fin qui abbiamo parlato di un pessimo esempio di giornalismo televisivo e di un’ennesima dimostrazione di faziosità politica. Il problema è che il caso Colosimo va visto nel quadro di una più complessa vicenda politico-mediatica che ha al centro proprio il programma di Ranucci. Innanzi tutto c’è il fatto che “Report” segue una chiara linea di attacco a Meloni e alla destra, linea che in passato ha regalato altre “perle” di malatelevisione. E poi c’è il disegno politico che appare in controluce: rilanciare contro la destra odierna le peggiori fantasie giornalistiche del passato, quelle sulle “trame occulte” ordite da un fantasmatico apparato eversivo composto da destra, servizi, terrorismo, mafia, massoneria. Queste leggenda nera è stata riproposta anche nella puntata di questa settimana, mandata in onda il giorno prima il voto sulla nomina della Colosimo a presidente della Commissione Antimafia. Mancava solo lo zampino di qualche setta satanista e il quadro da legal thriller sarebbe stato davvero completo.
Inutile rilevare che il Ranucci-pensiero trova oggi particolare ascolto nei vertici del Pd. E anche questa è una circostanza che ha la sua spiegazione. Alla sinistra, in definitiva, è rimasta solo Rai3 come grande strumento di propaganda politica.
Ma, se le cose stanno così, per la Rai “meloniana” tanto valeva tenersi Fabio Fazio. Meglio avere a che fare con i Fazio(si) che con gli ossessi dell’antifascismo in servizio permanente effettivo. Però la Meloni ha preferito, cavallerescamente, permettere alla sinistra della Schlein di trincerarsi dietro la sua linea Sigfrido (Ranucci).