Sale la tensione in Medioriente e aumenta il rischio di un’escalation e di un conseguente allargamento dello scontro a Iran e Israele, soprattutto in vista dell’imminente operazione di terra dell’esercito israeliano impegnato anche sul fronte del nord contro gli Hezbollah sciiti, alleati di ferro di Teheran. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian ha ammonito che la regione “è come una polveriera. Vorrei avvertire gli Usa e il regime fantoccio israeliano che se non metteranno immediatamente fine ai crimini contro l’umanità e al genocidio a Gaza, tutto sarà possibile in qualsiasi momento e la regione andrebbe fuori controllo”. Che cosa accadrà? Abbiamo provato a capirlo con il filosofo Massimo Cacciari.
Professore, teme un’escalation del conflitto con un coinvolgimento diretto dell’Iran al fianco dei palestinesi?
“Non credo che l’Iran entrerà in guerra, non gli conviene. Continuerà a fare ciò che ha sempre fatto, ovvero finanziare i movimenti dell’area mediorientale come Hezbollah e Hamas, ma non ha nessun interesse a beccarsi una bomba atomica sulla propria testa”.
Il mondo arabo può giocare un ruolo in questa vicenda e se sì, quale Paese è più affidabile?
“Purtroppo noi occidentali abbiamo un’idea completamente distorta del mondo arabo e ce l’hanno soprattutto i nostri politici che temo non siano mai andati oltre i palazzi presidenziali, le auto blu e gli incontri diplomatici. Basterebbe farsi un giro in un qualsiasi suq per rendersi conto di come la società civile del mondo musulmano provi un odio profondo nei confronti dell’Occidente. Noi invece continuiamo a parlare di Islam moderato senza renderci nemmeno conto che questa realtà non esiste praticamente più. E’ vero, ci sono governi come quello dell’Arabia Saudita che è alleato degli Stati Uniti, ma poi la popolazione islamica, ovunque vai, è sostanzialmente anti-occidentale. Non mi pare di vedere in azione un Islam moderato in questo momento. Penso a realtà come l’università di Al-Azhar in Egitto che stanno tacendo. Una cosa sono i governi, un’altra le popolazioni musulmane e quelle detestano gli occidentali, indipendentemente dai rapporti diplomatici”.
Quindi teme anche lei una radicalizzazione e il rischio di nuovi attentati in Occidente?
“Purtroppo è molto probabile. Basti vedere quello che è accaduto dopo la guerra in Iraq. Si è addirittura formato uno stato integralista, l’Isis, che ha scatenato una guerra all’Occidente con il terrorismo. Chi può escludere rischi?”.
Come si può fermare questa guerra?
“Soltanto gli Stati Uniti possono farlo, intavolando nuovi negoziati sul modello di Camp David. Ma per avere successo è necessario escludere Hamas da una parte e Netanyahu dall’altra, perché non è pensabile poter parlare di pace con la minaccia terroristica da un lato e con l’occupazione israeliana dall’altro”.
Ma gli Stati Uniti in questo momento hanno la forza per imporre un processo di pace?
“No, gli Usa sono fortemente indeboliti sotto vari punti di vista. Innanzitutto sul fronte russo-ucraino dove non riescono a chiudere la guerra con Mosca, e ora si trovano anche con il Medioriente che è esploso e rischia di contagiare l’intera area. In più si avvicinano le elezioni presidenziali e le prospettive sono tutt’altro che rosee. Se lei pensa che gli americani saranno probabilmente chiamati a scegliere se riconfermare un presidente come Biden, che è ormai chiaro a tutti non essere nel pieno delle sue capacità e un ritorno di Trump, c’è davvero poco da stare allegri. Servirebbe una leadership forte in grado di gestire e chiudere i fronti aperti, che però non c’è e non si vede nemmeno all’orizzonte. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Ma resta il fatto che soltanto gli americani possono risolvere questa situazione, rimettendo in campo la diplomazia come ai tempi di Camp David quando ci furono concreti accordi di pace che poi purtroppo furono boicottati da una parte e dall’altra. Ma soltanto così, con un intervento diretto dell’America si può pensare di ottenere risultati”.
Possibile non esistano altri attori?
“E chi sarebbero? La Russia è completamente fuori gioco, visto che è costretta a concentrare tutte le sue energie in Ucraina e non può certo permettersi un impegno su altri fronti. L’Europa non esiste, anzi, noi europei siamo quelli che avremmo tutto l’interesse a far finire al più presto tutti i conflitti in corso, specie quello in Ucraina, visto che ci sta indebolendo, andando a colpire i nostri interessi. E Paesi come l’Italia sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto in termini economici. Ma è ormai chiaro che anche l’Europa può sperare soltanto nell’intervento americano, dal momento che siamo dipendenti in tutto e per tutto dalle strategie degli Usa e senza gli americani non siamo in grado di fare nulla. Lo abbiamo dimostrato in ogni situazione e quindi non resta che sperare nella ripresa di una leadership forte dall’altra parte dell’Oceano. Quello che potrà accadere è tutto da capire e da vedere”.