Governo del presidente o elezioni anticipate a luglio? Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non sembra aver lasciato grandi spazi di manovra per uscire dalla crisi. Una soluzione che però non convince il filosofo Paolo Becchi intervistato da Lo Speciale. Il Capo dello Stato ha invitato i partiti a favorire la nascita di un “governo neutrale” che affronti le scadenze del Paese in attesa che nasca una maggioranza politica. In assenza della fiducia del Parlamento a questa formula, si tornerebbe alle urne già a luglio o forse al massimo in autunno. Mattarella ha assicurato che questo Governo sarà pronto a dimettersi per far posto ad un esecutivo politico in qualsiasi momento, e che i suoi ministri non si candideranno alle prossime elezioni.
LEGGI SU LO SPECIALE LE FORZATURE DI MATTARELLA
Governo neutrale. Ma può esistere un esecutivo del genere?
“No, il governo neutrale non esiste. Esiste semmai il potere neutro del Presidente della Repubblica. Un governo è sempre politico, anche quando nasce come istituzionale o tecnico perché alla fine le scelte che sarà chiamato a fare avranno comunque valenza politica. Il Governo Monti come si fa a dire che non sia stato politico nel momento in cui ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione? Non è stata questa una scelta politica di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze? Mattarella semmai sarebbe dovuto rimanere neutrale”.
Perché, non lo è stato?
“Fino a ieri sì, poi si è napolitanizzato. Sta diventando come il suo predecessore, anche se oggi non esistono le condizioni che portarono Napolitano a dare l’incarico a Monti. All’epoca c’era una maggioranza parlamentare verificata, oggi questa non esiste. Mattarella sembra puntare tutto sulla paura dei parlamentari di tornare al voto, ma forse ignora che la fiducia avviene per scrutinio palese. Ormai le elezioni anticipate sono un orizzonte scontato, è soltanto una questione di tempi, al massimo potranno arrivare l’anno prossimo ma ci saranno. Quindi a nessuno conviene mettere a rischio la possibilità di essere ricandidato per sostenere un simile esecutivo. Incredilmente ad appoggiarlo ci sarebbe soltanto il Pd, ovvero il partito uscito più sconfitto di tutti alle elezioni. Forza Italia non avrebbe alcun interesse a rompere l’unità del centrodestra, proprio ora che ha resistito ai numerosi tentativi di divisione messi in atto da Di Maio”.
Che cosa avrebbe dovuto fare il Presidente?
“Mattarella non può scegliersi un governo tutto suo, indicando ministri senza alcun collegamento con le forze politiche. Poi, come può lui assicurare che il premier di garanzia o i ministri non si presenteranno alle prossime elezioni? Può farlo sulla base di un patto fra gentiluomini, ma nulla impedisce poi che la parola data venga disattesa. Non esiste che un Capo dello Stato possa impedire a dei ministri tecnici di candidarsi se vogliono farlo. Non c’è alcun fondamento costituzionale in tutto questo. Anche Napolitano era contrario a che Monti scendesse in campo, ma non ha potuto impedirgli di farlo. Eppure il Presidente dovrebbe sapere che una condizione simile non può essere imposta in alcun modo. E’ stato pure un giudice costituzionale per altro”.
Però il Capo dello Stato non aveva grandi scelte davanti, o no?
“Non sono d’accordo. Una volta constatata l’impossibilità di formare una maggioranza politica il Presidente dovrebbe sciogliere le Camere lasciando il Governo Gentiloni in regime di prorogatio. Poi dovrebbe parlare alle Camere riunite e chiedere l’immediata modifica della legge elettorale per impedire il ripetersi dello stallo politico. Se poi i partiti non sono in grado nemmeno di accordarsi sulla legge elettorale allora si torna a votare con il sistema vigente e gli eventuali rischi che questo comporterebbe. Il Parlamento non è vero che non può operare in assenza di un governo e dunque di una maggioranza e di un’opposizione. E’ stato votato, si è insediato e può legiferare. La legge elettorale può anche essere frutto di un’iniziativa parlamentare, non necessariamente governativa”.
Sinceramente, ha fatto bene Salvini a salvaguardare fino alla fine l’unità del centrodestra rinunciando all’accordo che Di Maio era tornato ad offrirgli?
“Salvini le ha tentate tutte per formare un governo, ma si è trovato ostaggio dei veti reciproci del M5S e di Forza Italia. Ha tentato di convincere Berlusconi fino a ieri mattina ad accettare le condizioni di Di Maio che per altro si erano molto ammorbidite rispetto all’inizio. Io non ho mai condiviso il veto dei 5S nei confronti di Forza Italia ma credo che Berlusconi poteva accettare benissimo l’ipotesi dell’appoggio esterno, almeno in questa prima fase. Purtroppo però il leader azzurro ha tirato dritto per la sua strada e a questo punto non conviene più a Salvini rompere la coalizione con il voto anticipato alle porte. Avrebbe potuto farlo nelle scorse settimane, oggi non avrebbe senso”.
Forza Italia secondo i sondaggi uscirebbe ancora di più fortemente ridimensionata da un nuovo voto. Non crede che Berlusconi alla fine possa tentare la strada del governo del presidente anche solo per allungare la legislatura e studiare nuove strategie per recuperare consenso?
“Berlusconi ha le mani legate. Salvini ha sacrificato la possibilità di un’intesa con Di Maio per tenere unito il centrodestra e poiché non è uno sciocco ha sicuramente ottenuto da Berlusconi la garanzia che Forza Italia non darà appoggi a governi tecnici. Se poi lo farà se ne assumerà le responsabilità di fronte agli elettori. Sarà stato Berlusconi a quel punto a mandare in frantumi il centrodestra dopo aver bloccato le trattative fra Salvini e i 5S rivendicando il rispetto della volontà popolare. Romperebbe poi per andare dove? Con chi? Oggi Forza Italia non è nelle condizioni di poter tradire”.