Maurizio Martina nuovo segretario del Partito Democratico fino al prossimo congresso, in programma prima delle elezioni europee del 2019. Lo ha deciso l’assemblea nazionale del partito, durante la quale l’ex premier e segretario Matteo Renzi è sembrato volersi togliere “i sassolini dalle scarpe”. Ma stavolta non ha trovato affatto davanti a lui una platea benevola, anzi in tanti lo hanno contestato. E la sensazione è che sia davvero forte il desiderio di “scappare dal renzismo”. Persino il sindaco di Milano Giuseppe Sala, considerato un “renziano doc”, ha criticato gli attacchi dell’ex segretario all’indirizzo di Gentiloni e degli altri dirigenti, accusati di aver ostacolato la sua segreteria provocando la sconfitta del Pd. Lo Speciale ha chiesto un commento alla giornalista e politologa Chiara Geloni, responsabile del sito web di Articolo 1 – Mdp. Il Pd insomma è sempre meno renziano? In chiusura dei lavori, l’assemblea ha approvato, con 14 astenuti, l’ordine del giorno che impegna il partito a convocare il congresso “in vista delle elezioni europee”.
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L’assemblea del Pd ha eletto Martina segretario a tempo, in attesa del congresso. L’intervento di Renzi è stato molto contestato e tutti gli altri big sembrano ora schierati contro di lui, Sala compreso. E’ il tramonto del renzismo?
“Darò una risposta controcorrente, ma penso che l’intervento di Renzi avrebbe meritato reazioni molto più forti. Non si può accettare dopo quattro mesi un discorso del genere, con lui che ha accusato tutti di qualsiasi cosa. Non si può non reagire, lasciando che nella sede dell’assemblea nazionale del partito questo discorso venga esaltato dai fedelissimi dell’ex Premier. Mi pare che la capacità di reazione dei Dem in realtà sia ancora molto scarsa”.
Le contestazioni però non sono mancate. Rispetto al passato non è comunque un fatto nuovo?
“Sì, ma dopo i disastrosi risultati elettorali e l’altrettanta disastrosa gestione della fase post voto,con le imposizioni di un Renzi fintamente dimesso che ha fatto di tutto perché nascesse il governo Salvini-Di Maio, è sempre troppo poco. Dopo tutto questo ha avuto il coraggio di presentarsi con un discorso assurdo, incolpando tutti tranne se stesso. E’ arrivato addirittura a minacciare le minoranze, dicendo loro che perderanno ancora il congresso e facendo capire chiaramente che intende essere lui a guidare ancora il Pd, o direttamente o per interposta persona. Non basta dire che Renzi è stato imbarazzante dopo averlo sentito parlare per oltre un’ora. Finché non verrà fuori una lettura che abbia la stessa forza e che consenta di archiviare quella renziana, il Pd non riuscirà mai a parlare con il Paese, se non difendendo un passato che gli italiani hanno già bocciato”.
Però scusi, il fronte degli anti-renziani stavolta sembra davvero nutrito. Si va da Orlando a Cuperlo, passando per Gentiloni, Calenda, Zingaretti. Pensa che pur avendo tutti contro, l’ex segretario possa ancora prendere in mano le redini del Pd?
“Il congresso, tanto per iniziare, non è stato ancora fissato. Calenda all’assemblea nemmeno era presente, Zingaretti non ha parlato se non facendo uscire un commento a margine, Gentiloni non si è sentito. L’unica vera novità forse è stato l’intervento di Martina, che ha dimostrato di essere su un altro pianeta rispetto a Renzi, anche se non mi è parso abbia avuto la forza per opporsi con una proposta alternativa. Adesso naturalmente auguro buon lavoro a Martina, e soprattutto al Pd di riuscire a celebrare un congresso capace di mettere in campo una lettura opposta a quella degli ultimi anni. Una lettura che abbia una prospettiva nuova. Ho letto qualche documento e qualche intervista, ci sono proposte interessanti e apprezzabili con spunti importanti sia da parte di Zingaretti che di Calenda, ma non vedo una rottura significativa in grado di convincere i tantissimi elettori delusi. Non credo che in queste condizioni possano avere interesse a partecipare alla fase congressuale”.
Pensa che Renzi quindi voglia continuare a giocare la sua partita nel Pd? Non doveva fare un nuovo partito alla Macron?
“Sono abbastanza sicura del fatto che non resterà nel Pd come semplice soldato. Quindi sta cercando in ogni modo di trovare una candidatura che possa essere competitiva e che corra per suo nome. Qualora non riuscisse a trovare questo spazio, come molti dei suoi hanno ammesso apertamente, non è detto che non prenda in considerazione l’idea di abbandonare il Pd al suo destino fondando una nuova proposta politica. Purtroppo per lui in questo momento la popolarità di cui gode è talmente bassa da rendere queste prospettive poco praticabili. Pare abbia molta difficoltà a trovare un candidato da contrapporre a Zingaretti”.
Chi potrebbe essere eventualmente disponibile oggi a candidarsi per conto di Renzi?
“Bisognerebbe chiedersi come mai fra tutti i dirigenti che lo hanno sostenuto, nessuno è disposto a scendere in campo o sia ritenuto credibile per vincere la partita. Mi pare che sia in atto un pressing fortissimo per convincere Graziano Delrio che però continua a sfilarsi, dichiarando di non essere disponibile. Nel mondo renziano qualcuno si illude che Delrio, avendo una sua personalità e statura politica anche indipendente dal suo essere stato uno dei primi sostenitori di Renzi, possieda le capacità per dare continuità a questa esperienza, senza restare schiacciato dalla pesante eredità del renzismo. Fino ad oggi però l’ex ministro mi pare abbia detto chiaramente che non intende assumere questo ruolo. Sarebbe interessante capire le vere ragioni politiche che lo spingono a dire no”.