E’iniziata la fase di allontanamento del Pd dal renzismo? Non ne è molto convinto il filosofo Paolo Becchi che intervistato da Lo Speciale non crede ad un Pd sganciato dal suo leader. Eppure il fronte anti-renziano sembrerebbe piuttosto agguerrito, ancora di più dopo che all’assemblea di sabato, che ha eletto Maurizio Martina segretario fino al congresso, l’ex premier ha tenuto un discorso di rottura attaccando i suoi avversari interni, Gentiloni in testa, accusandoli di aver provocato il tracollo elettorale del partito nel tentativo di minare la sua leadership. Persino il sindaco di Milano Giuseppe Sala ora prende le distanze da Renzi, anche se va detto che l’ex segretario non sembrerebbe affatto deciso a mollare il campo.
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Renzi contro tutti e tutti contro Renzi. E’ iniziato il distacco del partito da colui che negli ultimi anni, nel bene o nel male, ne ha segnato i destini?
“Che Renzi sia politicamente morto e che la fase da lui rappresentata si sia esaurita, mi sembra un dato di fatto, su cui ci sia molto poco da discutere. Il problema è un altro. Chi può sostituirlo? La verità è che oltre Renzi c’è il nulla. Il Pd non ha nessuna alternativa. Poi non dimentichiamo che ad essere sconfitto non è stato soltanto l’ex premier ma un’intera linea politica di cui tutti, a vario titolo, sono stati responsabili”.
Quindi?
“Dovrebbero rifondare completamente la sinistra, ma non ci sono menti e visioni politiche per farlo. Prenda il Movimento 5Stelle. E’ partito da una visione ben precisa che era quella di Gianroberto Casaleggio. La Lega con Salvini si è trasformata sulla base di un’altra visione. Il problema del Pd è che non ne ha una, al di là della maglietta rossa. Poi è finita anche l’idea progressista e i dem si mostrano del tutto incapaci di elaborare il lutto. Sono assolutamente digiuni di analisi critica, non hanno ancora capito gli errori fatti e non sanno neanche da dove ripartire”.
Perché manca questa analisi critica?
“Perché non riescono ad accettare di aver perso per essersi allontanati dal popolo. Oggi non sanno più parlare con la gente e sono incapaci di tornare in sintonia con il Paese. Parlano fra di loro, litigano fra di loro. Non credo questo Pd riuscirà a risollevarsi in queste condizioni. Nasceranno forse nuove aggregazioni ma non credo potranno tenere testa al sovranismo. Anche perché dovrebbero fondarsi su basi europeiste e quindi conservando quelle stesse posizioni che li hanno condotti alla sconfitta”.
Renzi ha fatto capire chiaramente che potrebbe ancora essere in campo al prossimo congresso prefigurando nuove sconfitte per le minoranze. Ritiene credibile una sua resurrezione sul modello berlusconiano, ovvero il saper sempre rinascere dalle proprie ceneri?
“Forza Italia è legata a Berlusconi e nel momento in cui non ci sarà più lui, il partito azzurro scomparirà del tutto. Il Pd è Renzi, e quindi chi vorrà andare oltre il renzismo dovrà necessariamente andare oltre il Pd. Renzi e Berlusconi da questo punto di vista sono legati dallo stesso destino. Per certi versi il renzismo è la malattia senile del berlusconismo”.
Non crede che i vari Gentiloni, Calenda, Zingaretti, possano invece creare, unendosi, un’alternativa e vincere il congresso?
“Sono tutti vecchi e nessuno di loro è in grado di rappresentare il rinnovamento. Nemmeno Martina che in realtà credo rappresenti a mala pena se stesso. Non si illudano, con la fine del renzismo è finito il Pd. Serve ripartire da zero con un personale politico del tutto nuovo, che non esiste. I giovani oggi guardano in maggioranza alla Lega e al M5S. Il Pd riesce a sopravvivere controllando ancora un po’ le università e i media. Ma se riusciranno a togliergli i pochi giocattoli che gli sono rimasti, non avranno più alcuno disposto a fare da grancassa di risonanza ad un partito moribondo”.
Come giudica il discorso di Renzi? Le colpe della sconfitta alla fine sono soltanto sue?
“Un discorso che a mio giudizio non ha avuto alcun senso e ha dimostrato la totale assenza di visione. Come si fa a dire di aver perso perché non si è approvato lo ius soli? Significa non aver capito nulla di ciò che è accaduto il 4 marzo. Devono prendere atto del fatto che oggi il loro elettorato è composto dalle élite, nel momento in cui i popoli sono diventati i primi attori. L’unica cosa che possono fare è convincersi di questo e tornare dalla parte del popolo- Ma come detto per farlo servirebbe un personale politico nuovo. I vari Gentiloni, Calenda, Zingaretti ecc. sono stati uomini di Renzi, lo hanno sostenuto, alcuni sono stati addirittura ministri del suo governo e hanno appoggiato le sue politiche. Non sono credibili oggi nelle vesti di anti-renziani. Anzi, se i nemici di Renzi sono questi, paradossalmente rischiano davvero di fargli vincere ancora il congresso”.
Quindi oltre Renzi c’è soltanto Renzi?
“Esattamente, a meno che i dem non decidano una volta per tutte di affidarsi a Roberto Saviano rimuovendolo dal suo attico di New York. Saviano in questo momento è il leader ideale per un partito che sta cercando l’anti-Salvini mondialista e globalista. Il fatto è che sarà lui per primo a dirgli di no. Altri nomi in circolazione non ne vedo. Diciamo che il Pd per andare oltre Renzi non può che tentare di andare oltre oceano”.