Desirée, Di Stefano (CP): “Certe decisioni generano sfiducia: farsi un giro sui social”

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Sta facendo molto discutere la decisione del Tribunale del Riesame che ha fatto decadere l’accusa di omicidio volontario a carico di due degli arrestati per la morte di Desirée Mariottini, derubricando inoltre il reato di stupro di gruppo in “abuso sessuale aggravato dalla minore età della vittima”. La Procura non ci sta e annuncia ricorso, evidenziando come l’omicidio volontario si sia in realtà concretizzato nell’aver impedito la chiamata dei soccorsi nonostante fossero chiare a tutti le condizioni disperate in cui si trovava la ragazza all’interno dello stabile del quartiere San Lorenzo. Interviene a Lo Speciale Simone Di Stefano segretario nazionale di CasaPound.

Fermo restando che i giudici applicano la legge e le loro decisioni, per quanto opinabili e appellabili vanno comnunque rispettate, cosa pensa di questa vicenda?

Penso che in una fase delicata come quella delle indagini preliminari, bisognerebbe procedere molto cauti con certe decisioni. Non sto dicendo che i giudici del Riesame non debbano smontare le accuse o scarcerare gli indagati qualora ne ravvisino le ragioni, ma credo anche che i provvedimenti non dovrebbero essere almeno in contraddizione con la logica dei fatti. Perché non mi pare ci possa essere molto da discutere sulla consistenza di un’accusa di omicidio nel momento in cui si impedisce il soccorso di una persona in fin di vita. Purtroppo il sospetto che poi nasce e si sviluppa nell’opinione pubblica, è quello di una magistratura troppo benevola nei confronti di soggetti extracomunitari che commettono reati. Basta farsi un giro sui social per vedere come questa convinzione sia molto più consolidata di quanto possa sembrare. E se tanti italiani arrivano a pensarla così,  un motivo alla fine ci sarà pure”.

La Procura però resta ferma sulle proprie convinzioni, anzi ha annunciato di avere in mano altri elementi che rafforzerebbero l’impianto accusatorio. Questo non è comunque un segnale che incoraggia ad avere fiducia nella Giustizia?

“Sì, certamente, anche se non dimentichiamo che la Giustizia arriva soltanto alla fine del terzo grado di giudizio. E’ sicuramente positivo che gli inquirenti mantengano il punto e anzi rilancino le accuse, ma spesso è capitato che alcuni reati che hanno avuto per protagonisti degli immigrati, sono sembrati trattati con occhio molto più benevolo rispetto ad altri della stessa gravità che magari erano stati commessi da italiani. Ci sono stati per esempio immigrati accusati di abusi anche su minori, rimessi in libertà nel giro di ventiquattro ore, o altri che si sono visti assolti sulla base di sentenze che definire estemporanee è poco cosa. E’ chiaro che poi gli italiani perdono fiducia rispetto ad una magistratura che in alcune circostanze è sembrata muoversi sulla base di pregiudizi ideologici. Ora con tutto il rispetto per il Riesame, trovo francamente incomprensibile la decisione inerente l’accusa di stupro di gruppo. Cosa cambia se i responsabili hanno agito tutti insieme o uno alla volta?”. 

E’ stato il Pm titolare delle indagini la prima a dichiararsi sconcertata dalle decisioni del Riesame annunciando ricorso e ribadendo l’intenzione di andare avanti sulla strada fin qui seguita. E va detto che gli inquirenti questa vicenda la stanno gestendo con decisionismo e con la chiara volontà di fare giustizia. E’ il caso di mostrarsi fiduciosi verso il loro operato?

“Un crimine tanto efferato, per giunta compiuto su un soggetto debole come può essere una minorenne, non può lasciare certamente indifferenti persone di buon senso che magari nella vita sono anche genitori. I magistrati prima che tali, sono soprattutto uomini e donne con le loro sensibilità e i loro problemi quotidiani. Quindi trovo logico che un inquirente prenda a cuore un caso e cerchi di dare giustizia alla vittima di un orrendo reato come questo. Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma è noto a tutti che anche dentro la magistratura convivono visioni e posizioni ideologiche differenti che rischiano di influire su certe decisioni. Credo che nessuno possa negare che spesso e volentieri alcune inchieste siano sembrate più ispirate da logiche politiche che da effettive esigenze di legalità. Credo che la Giustizia sia un altro grande tema che questo governo del cambiamento dovrebbe affrontare. Anche perché nella vita tutti potremmo essere chiamati a dover rispondere di accuse che magari sono del tutto infondate. Non possiamo ogni volta sperare di trovare l’inquirente o il giudice giusto, ma andrebbero fissate delle regole chiare in grado di mettere tutti al riparo da sentenze sbagliate”.

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