Dalla teoria ai fatti. Le tre anime di Matteo Renzi (di lotta, di governo e di lotta e di governo insieme), si declinano non solo nei rapporti complessi e sofferenti con Palazzo Chigi, col Conte-2: ha contribuito a farlo nascere, lo tiene in pugno, alza sempre l’asticella delle richieste (la famosa strategia del “più uno”), lancia continui messaggi in codice (l’ultimo, di ieri, “basta liti o si vota davvero”, dimenticando o fingendo di ignorare che il maggior responsabile delle liti è proprio lui); ma si vede anche nella posizione assunta sul sistema elettorale da cambiare.
Meno male che il consenso degli italiani è liquido, i partiti sono liquidi, i loro programmi pure, ma al peggio non c’è mai fine.
Renzi da rottamatore è diventato da tempo restauratore. Voleva fare il partito della nazione (quando deteneva il 40% dei suffragi), sbandierando il maggioritario come garanzia di governabilità e di semplificazione del quadro politico. Poi, è storia, si è accontentato del Rosatellum2.0 (la riedizione di un fritto misto di democristiana memoria). Poi, è ancora storia, avrebbe voluto abolire pure il Senato, ma è stato fermato da un asse trasversale divenuto vincente.
Adesso è disponibile ad abbracciare perfino il proporzionale. Da quando ha fondato Italia viva le sue esigenze evidentemente sono drasticamente e radicalmente cambiate.
“Noi preferivamo il maggioritario – ha detto in una recente intervista – ma senza il monocameralismo non ha senso ora. La vicenda giudiziaria ha bloccato la nostra espansione, ma io ritengo di avere uno zoccolo duro del 5%, perciò a noi va bene”.
Della serie, come adeguare i sistemi elettorali ai bisogni volatili dei partiti. Ecco perché la società non potrà mai fidarsi del ceto politico: le riforme sono sempre tarate agli interessi della casta, mai al bene della nazione.
Stesso discorso per l’altro Matteo … Salvini. Il leader di Iv ha dimostrato di conoscerlo bene (i due si piacciono e al di là, degli incontri più o meno smentiti a casa Verdini, hanno visioni speculari, sono i capi dei due veri poli opposti): “Salvini basta che lo portiamo al voto lui accetta tutto”.
Infatti il leader leghista ha confermato (intervista al Corriere della sera): “Noi abbiamo raccolto le firme per un referendum che dovrebbe portarci ad un sistema maggioritario e aspettiamo la Consulta circa la possibilità di far esprimere gli italiani. Detto questo, non abbiamo problemi. Possiamo accettare il proporzionale, con i collegi adeguatamente ridisegnati”.
Ciò vuol dire che il maggioritario sarà usato unicamente per costringere i partiti ad andare al voto, ma il proporzionale sarà l’arma politica che converrà sia alla destra, sia alla sinistra.
Matteo Renzi vedrà il suo partito entrare ufficialmente in Parlamento, iniziando quell’opera di smottamento del Pd che ha in testa; Matteo Salvini farà il pieno di voti del centro-destra, e poi solo dopo, deciderà le alleanze con ciò che resta degli altri suoi soci, Fi e Fdi.
Come volevasi dimostrare.