Dai responsabili ai volenterosi. Renzi smotta a sinistra, Salvini supera la destra

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Sarà un caso? Due sospetti fanno una prova.

Sospetto numero 1: Renzi non si presenta all’incontro con Conte, con la scusa dell’assenza del ministro Bellanova. Evidentemente non era una semplice questione di poltrone da rinegoziare con Palazzo Chigi.
Sospetto numero 2: Salvini cancella il sovranismo, parlando di categoria inutile e superata, al pari di fascismo, comunismo, europeismo, dichiarandosi “unicamente italiano” e proponendo un governo di volenterosi.
Può darsi che le strategie dei due Matteo siano complementari, convergenti. Sicuramente come effetti che possono produrre.

Decodifichiamo e tentiamo di individuare un filo-conduttore, un nesso. Una cosa è certa: Renzi smotta a sinistra, sta portando in superficie tutti i vulnus della maggioranza giallorossa alla frutta, che si è retta finora per impedire a Salvini la presa della Bastiglia e grazie alla gestione politica da Stato etico della pandemia (si leggano poteri speciali di Conte).
Tutte le polemiche del leader di Iv, sulla cabina di regia, tra l’altro applaudite da una fetta consistente di parlamentari del Pd, sono, in realtà, lo specchio di una voglia di spallata che c’è nell’aria, manca soltanto chi si decide a darla.

Se Renzi spariglia a sinistra, Salvini “oltrepassa” la destra. Il suo percorso verso il centro, è iniziato da parecchio. Il Capitano stava fiutando il limite di una comunicazione che aveva fatto il pieno di consensi in tempi di normalità (primato degli italiani, immigrazione, sicurezza) e, anche considerando i risultati elettorali non all’altezza delle sue aspettative, e per non perdere la leadership dello schieramento, ha evidentemente e sempre con maggiore determinazione, deciso di passare il guado, oltrepassare il ghetto di un partito confinato all’ala destra. Un ghetto improduttivo. E ciò, sia per scongiurare l’eventuale futuro ruolo di collante del centro-destra alla Meloni (in chiave conservatrice), sia per impedire a Berlusconi di collocarsi in quell’area moderata, oggetto collettivo di concupiscenza da Conte, Calenda e dallo stesso Renzi.

Fi, ridotta al lumicino, recentemente stava pericolosamente riacquistando una certa importanza nell’interlocuzione col governo (scostamento di bilancio, Recovery Fund, una parte condivisa del Mes), e doveva essere stoppata.
Quale occasione migliore di un termine condiviso per disegnarsi una nuova immagine? Volenterosi, è la declinazione semplificata di responsabili, ossia le truppe che servono a cambiare indolormente una situazione sclerotizzata, consumata o, al contrario, puntellare un esecutivo o una maggioranza in crisi.

In questo caso, sulla carta Salvini parla di “centro-destra per mandare a casa Conte”, un blocco (Fi, Lega e Fdi), da sommare con i parlamentari stanchi dei vecchi assetti, delle vecchie logiche o con i ribelli nei confronti dei loro ex partiti di appartenenza (gruppo misto etc). Nella sostanza, invece, può essere pure un progetto mirato a varare un governo emergenziale, di transizione verso il voto, con o senza Conte (più verosimilmente un Conte-ter, in questo caso, con grande dispiacere della Meloni). Sulla carta per Salvini “ci vorrebbero 50 deputati e 20 senatori in più”. Ma per far che?

Restano in piedi tutte le ipotesi. Sta di fatto che il superamento del sovranismo, fa il paio con l’apertura verso Berlinguer, poi verso Pera, fatte nel mese di novembre, per dare contenuto e forma a una Lega popolare, moderata, modello Dc3.0, in direzione del Ppe (strategia Giorgetti).
Operazione politica seria o comunicazione soltanto disinvolta? Ai posteri post-sovranisti l’ardua sentenza.

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