Ennesimo schiaffo all’Italia dai “cugini” francesi. Gli ex terroristi rossi scappati in Francia per sfuggire alla giustizia italiana e qui riparati grazie alla famigerata dottrina Mitterrand, non saranno estradati nonostante le promesse e l’impegno del presidente Macron e del governo di Parigi.
Infatti la Corte di Cassazione francese ha respinto la procedura di estradizione di tutti gli ex Brigatisti rossi e militanti della sinistra armata che erano stati arrestati ad aprile 2021 nell’operazione “Ombre rosse“. Si tratta di otto uomini e due donne di età compresa tra i 62 e i 79 anni.
Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori di Lotta Continua. condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi: Luigi Bergamin, condannato a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; Raffaele Ventura, condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; Marina Petrella condannata per l’omicidio del generale Galvaligi; Roberta Cappelli, condannata all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato; Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979; Sergio Tornaghi condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli; Enzo Calvitti condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi; Maurizio Di Marzio condannato a 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, ma il suo nome è legato anche all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981: Giovanni Alimonti, condannato a 11 anni per banda armata e associazione terroristica.
Già la Corte d’Appello nel giugno dell’anno scorso aveva negato l’estradizione, diniego oggi confermato dalla Cassazione perché, scrivono i giudici francesi “c’è la necessità di assicurare il rispetto della vita privata e familiare e il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Vanno dunque in fumo le promesse e gli accordi assunti dal presidente Macron con l’ex premier italiano Mario Draghi, che avevano riaccesso la speranza di giustizia in molti familiari delle vittime. Infatti nessun presidente, sia socialista che gollista (Sarkozy tanto per dire aveva negato in passato l’estradizione della Petrella), aveva mai acconsentito prima a restituire gli ex brigatisti all’Italia, e quindi fu una svolta ascoltare Macron pronunciare parole molto dure nei confronti di queste persone sconfessando di fatto la dottrina Mitterrand: “Quelle persone – aveva detto il capo dell’Eliseo – coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”.
La Corte d’Appello aveva però respinto le richieste del governo sostenendo che gli ex terroristi “sono stati processati in loro assenza, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, poiché la legge italiana non offre questa garanzia. In secondo luogo, la quasi totalità di loro vive in Francia da periodi compresi fra circa 25 anni e 40 anni, Paese in cui hanno una situazione familiare stabile e sono integrati professionalmente e socialmente, rompendo ogni legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione violerebbe in modo sproporzionato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare“. E la Cassazione ha confermato l’orientamento.
A questo punto sorgono legittime alcune domande: fatta salva l’autonomia della magistratura, è possibile che dei giudici possano mettere in discussione gli accordi assunti dai governi di due Paesi entrambi facenti parte dell’Unione europea? Concedere o meno l’estradizione di detenuti stranieri non dovrebbe essere una scelta politica prima ancora che giuridica? Non fu forse politica la motivazione alla base della dottrina Mitterrand? E soprattutto, non dovrebbe esserci nell’Unione Europea una collaborazione internazionale anche fra le magistrature?
Non si sta parlando di un Paese che viola i diritti umani, ma dell’Italia dove lo Stato di diritto è ben difeso e tutelato dalla Costituzione e dove le condanne sono arrivate alla fine di un iter processuale e tre diversi gradi di giudizio caratterizzati da tutte le previste garanzie costituzionali per gli imputati. Paese dove i diritti dei detenuti sono ampiamente tutelati e dove questi signori sarebbero stati trattati secondo il loro stato d’età e le condizioni di salute, senza particolari accanimenti. Basti pensare che i brigatisti rossi rimasti in Italia sono già fuori da anni e molti di loro sono richiestissimi come relatori in convegni sugli anni di piombo e parlano liberamente nelle scuole e nelle università.
In più, che significa che queste persone si sono integrate professionalmente e socialmente rompendo ogni legame con l’Italia? Il fatto che a Parigi si siano fatte una nuova vita diventando delle “brave persone” può cancellare il loro passato, far dimenticare i reati commessi in Italia e il fatto di essere sfuggiti alle pene loro inflitte? Per altro si tratta di ex terroristi che non hanno mai fatto i conti con le loro azioni, non hanno mai mostrato alcun pentimento, né rispetto per i familiari delle loro vittime. I giudici francesi si preoccupano di salvaguardare le famiglie che queste persone hanno costituito in Francia ma sembrano non interessarsi minimamente delle tante che molti di loro hanno distrutto in Italia. E appunto, senza mai chiedere perdono ai parenti delle vittime per i loro crimini.
Anzi, come riporta il Fatto Quotidiano, l’ex terrorista Enrico Galmozzi, fondatore di Prima linea e condannato per gli omicidi del politico Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta, ha commentato su Facebook: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Oltre al danno dunque pure la beffa di essere presi in giro da costoro.
Insomma, Macron e il suo governo sono stati sconfessati dalla magistratura francese che di fatto ha mandato all’aria gli accordi presi con l’Italia. Ma stanno davvero così le cose? Oppure è stato tutto un gioco delle parti? Con Macron che si è mostrato favorevole all’estradizione per compiacere il governo italiano, ed in particolare l’ex premier Mario Draghi, sapendo che poi l’ultima parola sarebbe spettata alla magistratura tradizionalmente poco ben disposta a contraddire la dottrina Mitterrand?
La sensazione che sul rientro degli ex terroristi l’Italia sia stata presa in giro a tutti i livelli è molto forte, e suona quasi come una beffa anche il ringraziamento rivolto dal ministro della giustizia italiano Carlo Nordio al collega francese: “Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell’Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Con lui ho avuto anche un colloquio telefonico. Il ministro Dupond-Moretti ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie”. Peccato che siano stati i giudici francesi a non avere avuto alcuna fiducia nei colleghi italiani, facendo carta straccia degli accordi presi a livello governativo.
Alla fine insomma il “regalo” di Macron all’amico Draghi si è rivelato soltanto una grande illusione per l’Italia, ma soprattutto per i familiari delle vittime che ancora una volta hanno visto i diritti dei “carnefici” anteposti al loro sacrosanto diritto di giustizia. Un diritto loro negato da una latitanza dorata e ben protetta dalle autorità parigine. Soltanto un dubbio ci assale: la circostanza che in Italia c’è adesso un governo di destra può aver influito sulla decisione della Cassazione, visto che il procuratore generale della Corte d’Appello aveva presentato ricorso all’Alta Corte per far rispettare la volontà del governo francese, dopo le proteste arrivate a giugno scorso dal governo Draghi per il precedente diniego dei giudici? Oppure anche questo è stato un gioco delle parti?