Certo, con l’aria che tira sulla nomina di Bonaccini la Meloni dovrebbe insistere. Sarebbe opportuna specialmente dopo la scelta della Colosimo all’antimafia con tutta la grancassa sinistra a strombazzare sulle sue amicizie pericolose (i rapporti con l’ex Nar Ciavardini), confermando il tema che è sempre il Pd o chi per lui (la politica, i media, gli intellettuali organici etc), a stracciarsi le vesti se la destra fa la destra (“vogliono il potere assoluto”, “l’assalto alla diligenza” “attentato alla democrazia”), a meno che non faccia cose di sinistra e nomini figure “gradite”.
Tradotto: quando al governo c’è la sinistra comanda la sinistra “per meriti”, quando c’è la destra “occupa le poltrone” e il grido di allarme è “epurazione” (dalla Rai alla pubblica amministrazione alla scelta dei vertici apicali delle partecipate).
Quando invece, la realtà è molto più semplice: la democrazia prevede fisiologicamente proprio lo spoil system. E quando la sinistra è messa all’angolo sull’argomento comincia il mantra degli impresentabili, degli incompetenti. In pratica, la macchina del fango.
Se la premier nominerà Bonaccini invece, farà la cosa giusta. Dimostrando intelligenza e visione strategica. E cosa accadrà? Sfilerà il presidente del Pd alla Schlein. Un matrimonio già a rischio. Come noto, il governatore dell’Emilia è stato votato a maggioranza dagli iscritti e dai circoli, mentre l’attuale segretaria ha vinto grazie ai cittadini accorsi in massa ai gazebo.
Vi immaginate un Bonaccini commissario che elogia il governo, come ha avuto modo di dichiarare, per i provvedimenti tempestivi di martedì “che vanno nella direzione da noi chiesta” (i due miliardi per l’Emilia), e una Schlein che, in omaggio alla sua linea “barricadera” anni Settanta, deve bombardare?
Ne uscirebbe un caos comunicativo e politico. Un’ennesima puntata di quella ambiguità tra ideologia e pragmatismo (si legga equilibri interni del partito) che la segretaria sta appalesando (termovalorizzatore, fughe di parlamentari, di esponenti importanti, l’utero in affitto, le armi all’Ucraina etc).
Peccato che Salvini non capisca questa impostazione. E’ la Lega che si è messa di traverso, seguita pure da una parte di Fdi. Per il leader del Carroccio “non sarebbe una questione personale, ma il bilancio di una gestione sbagliata, troppo ambientalista che ha prodotto solo danni”. Per Morrone, suo sodale, “ci sono parecchi fattori che suggerirebbero di optare per una personalità terza, di alto profilo, rispetto a Bonaccini, che ha già molti fronti su cui operare e non ha brillato nella gestione del dissesto idrogeologico”. E’ il teorema della “vasellina”, ma la sostanza è la stessa.
I boatos raccontano poi, che in pole position c’è Bignami, nemico giurato del governatore emiliano; oppure Acquaroli, il governatore delle Marche, qualora il focus degli aiuti e della ricostruzione diventi interregionale.
E se Bonaccini è preoccupato, la Schlein non ride. E’ stata assessore, tra l’altro, al patto del clima emiliano. E il buon giorno si vede dal mattino. Ecco perché ha qualche pudore a mostrarsi in pubblico nelle zone alluvionate.