Ursula Gertrud von der Leyen a che gioco sta giocando? Si scrive immigrazione, sbarchi apocalittici, si legge future alleanze a Bruxelles.
Il governo Meloni in questi ultimi giorni, come noto, sta spingendo sul complotto internazionale dalla sinistra (in primis, Francia, Spagna etc), per evitare che i soldi del protocollo siglato con la Tunisia arrivino a destinazione. Tradotto: il presidente Kais Saied, che non si fida degli occidentali e non vuole l’intromissione pelosa del Fmi, lavora su due tavoli. Da una parte, finge di accettare gli aiuti; dall’altra, ci ricatta mandandoci addosso masse di disperati, non dai porti principali del suo Stato (lì fa vedere che controlla), ma dai porti secondari e periferici (tanto, considerando le nuove regole, i diretti interessati partono solo con i barchini).
Morale: dem e grillini italioti gridano al fallimento della destra su un tema che dovrebbe essere di vitale importanza, data la narrazione storica specialmente di Fdi e Lega, che ha consentito loro di tornare vincenti a Palazzo Chigi.
Ma in pochi parlano del ruolo palese e occulto della presidente Ue. Anche lei da un lato, sembra assecondare la Meloni. Dall’altro, manovra sotto la superficie, come affermano gli esperti.
La cronaca è cronaca: si è recata, non senza polemiche interne alla Commissione a Tunisi, stabilendo una sorta di asse privilegiato con l’Italia. E nonostante i freni burocratici e i boicottaggi di Bruxelles ha bissato andando, sempre con la nostra premier a Lampedusa, correggendo il paradigma fin qui sostenuto da lei e sodali (“l’Europa deve trattare unicamente di redistribuzione dei migranti”; paradigma che ha da decenni lasciato sola l’Italia, ritenuto porto-colabrodo del continente).
E come ha corretto? A Lampedusa ha aggiunto che le partenze vanno stoppate a monte e non a valle, e che il protocollo con la Tunisia deve andare in porto.
Vittoria della Meloni? Sconfitta della Schlein?
E se c’è dell’altro?
Ragioniamo: alle prossime elezioni europee c’è il rischio che la maggioranza si sposti verso destra: fine quindi, del binomio Ppe-Pse, e inizio di un fronte “Ppe-conservatori” (se ovviamente ci saranno i numeri), magari allargato a Democrazia e Identità (i sovranisti). Questa infatti, è la speranza di Salvini che imbarazza al momento la premier. Dopo il voto si vedrà.
Il rischio è però, la sindrome della “porta girevole”. Ossia, la conferma del duopolio Ppe-Pse, con la Meloni in appoggio esterno. Una nuova maggioranza Ursula spostata a destra. Tesi confermata dal presidente del Ppe Manfred Weber che spiega la recente ambiguità di Tajani sul tema alleanze.
Sarebbe una furbata della presidente Ue e una iattura per la Meloni.