Martedì, il giorno del giudizio. Ecco le mosse di Renzi, Conte e Mattarella

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Domani sarà il giorno “cruciale” del governo. Parafrasando la nota trasmissione di Floris “DìMartedì”, sapremo se Conte cadrà da cavallo o Renzi entrerà definitivamente nel girone dantesco dei falsi o pavidi alla Celestino V.
Martedì, del resto, come significato, evoca guerra, il dio Marte, martirio, contesa. Difficilmente ci sarà qualcuno che vincerà. O meglio, dovrà sembrare che i due avranno vinto, ma in realtà, quasi certamente di fatto perderanno entrambi. Al di là delle narrazioni che seguiranno, ne usciranno con le ossa rotte.

Il premier, nel Cdm del 12, pensa di varare in presa diretta, il nuovo piano Recovery, con qualche rialzo su sanità e compagnia cantando, farlo votare, e vedere se Italia Viva, lo condividerà o ritirerà la propria delegazione dall’esecutivo. Le parole in proposito della ministra Bellanova, va ammesso, non lasciano molto spazio alla mediazione: “Esperienza finita”. Nella riunione web di sabato del partito, la parola d’ordine, infatti, è stata “nessuna presa in giro”.
Conte, come suo solito, ha fatto girare una bozza, “un Bignami di intenti”, come ha detto il capogruppo Faraone, costringendo i suoi alleati al consueto “prendere o lasciare”, senza approfondire gli argomenti. Insomma un Revovery-2, pieno di titoli senza gli articoli.

Renzi, dal canto suo, ha inflazionato il piano di proposte oggettivamente pretestuose e inaccettabili, come il ponte sullo Stretto, tanto per consumare il governo e i nervi di Conte.
Capo del governo che non intende cadere nel trappolone dell’ex sindaco di Firenze. Il teorema “Stai sereno Letta”, nessuno l’ha dimenticato. A cominciare da lui.
Cioè, andare dimissionario, dopo il ritiro della delegazione di Iv, da Mattarella, per farsi ridare l’incarico e tornare in Aula per la conta dei voti.

Conte, come era da aspettarselo, non si fida. Sarebbe per Renzi un gioco da ragazzi, proporre poi, un altro nome, per costituire un governo diverso, sempre di centro-sinistra, con Franceschini o un altro leader simile, e magari, con una maggiore presenza di Iv.

La contro-strategia di Conte è, invece, votare il nuovo Recovery martedì, mettere alla berlina come irresponsabile chi non lo condivide, e andare in parlamento a farlo approvare e, se dovesse essere necessario, con la fiducia. Avvalendosi dei “responsabili”, che in queste ultime ore sono oggetto di una compravendita, degna del peggiore o migliore mercato delle vacche; altro che i trasformisti della prima e seconda Repubblica.

Come andrà a finire? Berlusconi ritiene che il bluff di Renzi alla fine sarà evidente: non strapperà mai e si accontenterà di un rimpasto pesante. Sulla stampa da giorni circola un divertente, ma anche attendibile toto-nomi: Scalfarotto, Lamorgese, la Cataldo, la De Micheli, via; e dentro la Boschi, Orlando, Rosato. E via dicendo. Per non parlare del toto vice-premier. E se le cose dovessero andare male, c’è sempre l’ipotesi, assai invisa al Quirinale, di un governo di scopo, con tutti dentro, per gestire i fondi europei, gli effetti della manovra finanziaria, il voto amministrativo e il semestre bianco. Un esecutivo modello-Cartabia.

Lo stesso Salvini non sarebbe contrario. Nessun sostegno alla sinistra e ai grillini, ma eventuale appoggio esterno a un Draghi.

Nel frattempo, il governo Conte cala a picco. Con le marchette, le mancette e i troppi bonus della manovra, già si è mangiato quasi 4 miliardi di ristori destinati a bar e ristoranti. E di fronte a un 2021, anno in cui non si prorogheranno più, blocco dei licenziamenti e cassa integrazione, questo ammanco suona come un preludio alla sicura guerra civile tra garantiti e non garantiti. E come se non bastasse, il ministro Speranza vuole rivedere i parametri della soglia Rt: zona rossa, se il contagio si attesta a 250 casi su 100mila abitanti. Follia pura.

A questo punto, le immagini napoleoniche di un Conte che studia, cammina imperioso per i corridoi di Palazzo Chigi, sfoglia convulsamente le carte e risponde al telefono, guardando e guardandosi in diretta Zoom; le immagini confezionate da Casalino e prese da Rai-1 che, al contrario, dovrebbe prodursele da sola, seguendo le regole di imparzialità da servizio pubblico, fanno ridere, se non piangere.

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